La Stampa 9.11.17
Foto osé di minorenni rubate dalla chat
Si teme finiscano online
di Franco Giubilei
Centinaia
di foto e decine di filmati osé, alcuni con scene di autoerotismo
esplicite, sono stati trafugati da una chat di WhatsApp, dove venivano
pubblicati da una sessantina di studentesse di liceo, e hanno cominciato
a circolare fra i compagni di scuola. L’autore non è ancora stato
individuato, potrebbe trattarsi del fidanzato di una delle ragazzine,
che ha ammesso di aver scaricato il materiale, 1,15 giga di dati, ma ha
negato di averlo messo su internet. In ogni caso, da adesso e per anni
le giovanissime dovranno convivere con l’incubo che quelle immagini
vengano tirate fuori per ricattarle, per non parlare dei pedofili che
setacciano la rete alla ricerca di questi materiali.
La vicenda è
stata svelata grazie al ragazzo di una 17enne del gruppo il quale,
venuto a conoscenza della storia, tenuta segreta dalle studentesse per
paura che la sapessero amici e famiglie, si è rivolto all’associazione
anti-pedofilia La Caramella Buona. Il presidente, Roberto Mirabile,
racconta: «Se la vicenda è venuta a galla è grazie al fidanzatino di una
delle ragazze, che ha capito la gravità della situazione e mi ha
contattato prima via mail e poi al telefono, per mettermi infine in
contatto con la sua ragazza, una delle 62 coinvolte». A rendere ancora
più preoccupante la fuga di immagini, la circostanza che le adolescenti
vi sono indicate per nome e cognome.
In attesa che il link dal
quale accedervi sia bloccato dalla polizia postale, che sta compiendo
verifiche insieme alla procura dei minori di Bologna, Mirabile mette in
guardia dai pericoli di un fenomeno tutt’altro che limitato: «E’ molto
più diffuso di quanto si possa immaginare, anche fra ragazzine molto
piccole. Quando iniziano a conoscere il sesso, si filmano e poi capita
che qualcuno diffonda video o foto». Ma c’è anche un’altra questione,
legata al fatto che il materiale erotico della chat delle liceali,
opportunamente archiviato da qualcuno, possa essere tirato fuori anche a
distanza di anni: «Si pensi al video porno di Belen, che è uscito dopo
molto tempo», aggiunge Mirabile. Una spada di Damocle con cui dovranno
abituarsi a convivere e che porta ai consigli utili per limitare
possibili danni futuri, un comportamento finalmente ragionevole ma
tutt’altro che scontato, per la delicatezza dell’argomento: «La
raccomandazione è che, superando i sensi di colpa, raccontino tutto ai
loro genitori». Le famiglie, in realtà, sono l’altra grande incognita di
storie come queste: hanno idea i genitori di quel che possono combinare
le loro figlie (o figli) con uno smartphone e una connessione a
internet?