La Stampa 9.11.17
L’uomo di Putin per il web
“Perché ci interessa il M5S”
Shlegel, ex leader dei giovani putiniani: Di Battista e Di Stefano? Ci sono piaciuti
di Jacopo Iacoboni
«Alessandro
Di Battista e Manlio Di Stefano? Ci hanno fatto in generale
un’impressione positiva, quando ci siamo incontrati. Se l’accordo poi è
stato formalizzato? Se c’è stata una forma di aiuto, politico o
finanziario? Questo deve chiederlo a Zheleznyak». Il quale, per ora, non
ci ha ancora risposto.
Per la prima volta in Italia parla un
testimone diretto di alcuni dei contatti russi tra il Movimento cinque
stelle e uomini della cerchia stretta di Vladimir Putin. Si tratta di
Robert Shlegel, neanche trentacinquenne, fino al 2016 deputato della
Duma, dov’è stato capo dell’Expert Council della Commissione
parlamentare per le politiche sull’informazione, l’information
technology e le comunicazioni, e ex membro influente del gruppo della
Duma per la creazione di un parlamento elettronico. Per la prima volta
siamo in grado poi di pubblicare anche una foto di uno degli incontri
dei grillini con gli uomini di Putin, incontri sempre o negati o
estremamente minimizzati, e comunque mai adeguatamente pubblicizzati in
Italia (l’incontro qui è con Di Battista e Di Stefano, avvenuto a fine
marzo 2016 a Mosca, assieme al potentissimo e discusso Sergej
Zheleznyak, uomo nella lista di politici e finanzieri russi sottoposti a
sanzioni dall’amministrazione Obama).
Se i contatti dei grillini
con Zheleznyak hanno cominciato ad emergere perché rivelati un anno fa
dalla Stampa, la presenza e la testimonianza che ci rende Shlegel sono
del tutto nuove. Anche Shlegel, sebbene non svolga più ruolo ufficiale, è
un uomo assai influente, nel suo ramo. Benché ancora molto giovane, in
Russia ha fatto parlare molto di sé perché fu a lungo il capo di Nashi,
la gioventù putiniana, impegnata con tecniche sperimentali anche nel
costruire eserciti di attivisti online pro Putin. Nel 2006 costruì uno
studio di produzioni video dal basso, che faceva agit prop su Internet
per Putin, con il meccanismo di video non sempre riconducibili
direttamente a qualcuno, ma potentemente virali. Fu lui a suggerire alla
Commissione centrale del partito di formare un elenco di blog e siti
per condurre operazioni di agitazione su Internet. Sempre lui a creare,
in tandem con i vertici di VKontakte – il più grande social network in
cirillico – gli account di tutti i deputati del partito di Putin. Il
Guardian scrisse che, nell’agosto 2015, Anonymous International pubblicò
un carteggio di mail hackerate ai danni di vari politici russi vicini a
Putin, tra cui Shlegel, riguardanti «un attacco troll coordinato ai
siti web di importanti organizzazioni giornalistiche americane e
inglesi, tra cui New York Times, Cnn, Bbc, Usa Today, Huffington Post».
Shlegel ha sempre negato questo tipo di critiche; e ha tra le altre cose
tenuto contatti per i russi con Afd, il partito di estrema destra
tedesco, e lo Jobbik. «In questo momento non faccio più politica in
quanto tale, non sono più al partito», ci dice Shlegel. «Gli incontri
col Movimento fanno parte di una serie di meeting internazionali. Non
pianificammo un lavoro specifico. Noi eravamo interessati molto al loro
lavoro perché sono diventati il primo di questi Internet-party, partiti
nati con Internet».
Ci viene in aiuto, paradossalmente, un
comunicato ufficiale reperito nelle pieghe del web in cirillico. Lo
pubblica il sito di Russia Unita, il partito di Putin. In un incontro
coi grillini si è parlato, si legge, di «format per una ulteriore
cooperazione tra M5S e Russia Unita, esperienza nelle campagne
elettorali e agenda internazionale». Il terzo punto riguarda,
chiaramente, il no alle sanzioni a Mosca, noto caposaldo geopolitico
grillino. Il primo spiega che - nel marzo 2016 - la cooperazione era
così avviata da poter mettere a scopo di un meeting un «ulteriore»
rafforzamento. Il secondo punto - esperienze, ossia (traduciamo noi)
know how, di campagne elettorali - è ciò di cui la Russia di Putin è
stata a modo suo maestra, la propaganda in questi anni dark.