martedì 7 novembre 2017

La Stampa 7.11.17
Peppino Caldarola è stato direttore dell’Unità e deputato, ora dirige la rivista dalemiana Italianieuropei.
«Siamo tutti in mezzo al guado Non basta l’uscita di scena di Renzi»
intervista di Andrea Carugati

«La somma dei voti di Micari e Fava è dieci punti sotto il M5S: le due forze della sinistra sono fuori gioco, e a questo punto non basterebbe neppure rimettere insieme un’alleanza di necessità per le politiche. Serve un big bang, ripartire da zero e convincere gli elettori che inizia una storia nuova». Peppino Caldarola è stato direttore dell’Unità e deputato, ora dirige la rivista dalemiana Italianieuropei.
Quale sarebbe il big bang?
«Qualcuno crede che basti l’uscita di scena di Renzi, io no. Il Pd deve riconoscere di aver fatto scelte su scuola e lavoro che la società italiana ha rifiutato. E Mdp deve guardarsi dal diventare il circolo delle vedove del centrosinistra. Oggi il Pd non è Macron e Mdp non è Corbyn, siamo tutti in mezzo al guado, travolti dalle onde. Metterci insieme per sopravvivere accelererebbe la fine comune».
Che giudizio dà sulla performance di Mdp?
«È rassicurante, nel senso che non è una forza del 3% ma può ambire al 10%. Ma non ha ancora imparato che la ricetta per una nuova sinistra, come diceva Riccardo Lombardi, è fare a cazzotti col capitalismo. Riferirsi all’Ulivo non ha senso, quella stagione non ha prodotto una riforma profonda della struttura economica e sociale».
La leadership di Renzi è al tramonto?
«Il Pd non mi pare pronto al trauma del dopo-Renzi, anche perchè non vedo tra i suoi antagonisti la stessa combattività. Ma lui ha disperso la forza del suo messaggio, è partito movimentista e ora non muove niente, sopravvive grazie ai patti con i notabili locali».
Che futuro immagina per il centrosinistra?
«Bisogna ripartire da zero, come nel gioco dell’oca. Sicuramente si salterà un giro anche a livello nazionale. Il Pd come progetto è destinato a sparire, dalle sue ceneri nascerà qualcosa di nuovo. Renzi lo vedo come leader di una forza liberale di centro, ma non ha più chance di andare a palazzo Chigi. La soluzione non sarà una figura alla Delrio, un Renzi più educato. Rifondare la sinistra non sarà un pranzo di gala, ma una battaglia in campo aperto. Bisogna avere molta pazienza».
Chi vede come leader del futuro? Pietro Grasso?
«Grasso ha molte qualità, ma il futuro è dei capi politici, non degli speaker delle coalizioni. Penso a un outsider, un uomo di popolo e di movimento, che non abbia fatto parte dei vecchi gruppi dirigenti. Una figura come Maurizio Landini, uno che anche fisicamente stia dalla parte degli esclusi».