La Stampa 6.11.17
A Ostia due su tre non vanno alle urne
Verso il ballottaggio M5S-centrodestra
Nel feudo di Raggi i grillini costretti al secondo turno. Boom di CasaPound
di Federico Capurso
Ostia
si arrende. Nel giorno del suo possibile riscatto, con il ritorno al
voto dopo due anni di commissariamento per mafia, decide di non
decidere: il dato dell’affluenza segna un misero 36,15%. Più di sei
elettori su dieci, quindi, hanno deciso di rimanere a casa.
Quello
di Ostia non è un voto locale e sarebbe sbagliato considerarlo tale. Il
«mare di Roma» è un quartiere che, se diventasse autonomo, con i suoi
230 mila abitanti sarebbe la quattordicesima città italiana per
popolazione. Qui, Virginia Raggi pesa per la prima volta il suo consenso
nelle urne dall’elezione trionfante del giugno 2016. E la politica, tra
le macerie di un territorio abbandonato a se stesso, è stata chiamata a
ricostruire la propria immagine, trovando però la vittoria schiacciante
dell’astensionismo.
Il crollo di affluenza è senza precedenti
(circa venti punti in meno rispetto alle ultime elezioni comunali) e
getta una luce fioca sui primi dati emersi dallo spoglio. Come
pronosticato dai sondaggi, è quasi certo il ballottaggio tra il
Movimento 5 stelle, con Giuliana Di Pillo, e la coalizione di
centrodestra, con Monica Picca. Le due candidate - secondo le primissime
proiezioni - si attestano entrambe intorno al 30%, con il centrodestra
leggermente in vantaggio. Forza Italia - avverte Davide Bordoni,
consigliere capogruppo di Fi in Campidoglio - chiederà ai suoi alleati
di non fare apparentamenti politici con nessuna altra lista in vista del
ballottaggio». E sulla stessa linea si muove il M5S, che continuerà a
correre da solo, nonostante la posta, per i grillini, sia ben più alta.
Qui, nel 2016, Raggi ottenne il 44% delle preferenze. Un risultato
distante da quelle percentuali rischierebbe di inasprire il malcontento
nel M5S per la gestione del Campidoglio, tra caroselli di nomine e faide
interne controllate a fatica. «Il nostro nemico non sono i partiti, ma
l’astensionismo», metteva in guardia - non a caso - la stessa sindaca di
Roma nel corso del comizio conclusivo della campagna elettorale a
Ostia, pochi giorni fa. Perché anche la sfiducia dei romani nella
politica può essere un’arma da usare contro la sua amministrazione.
Fuori
dai giochi, invece, il Pd guidato da Athos De Luca, che non riuscirebbe
a sforare l’asticella del 15%. È evidente come sia ancora fresco, in
particolar modo a Ostia, il ricordo di Mafia Capitale e la condanna a
cinque anni di carcere dell’ex presidente Pd del municipio. Chi va oltre
ogni aspettativa è invece il candidato dell’estrema destra di
CasaPound, Luca Marsella, che secondo le prime proiezioni arriverebbe a
sfiorare uno storico 10% di consensi. Radicato da anni sul territorio,
tra pacchi di pasta regalati ai poveri, lotta per le case popolari e il
fresco endorsement del clan Spada, una delle famiglie che si spartiscono
il potere criminale sul litorale romano. E adesso, di fronte
all’incognita del ballottaggio, si prepara ad essere il possibile ago
della bilancia.