La Stampa 6.11.17
Usa, massacro durante la messa
Spara e ammazza 26 persone
Un ex militare di 26 anni fa irruzione nella chiesa di Sutherland Springs in Texas
di Simona Siri
Le
macchine della polizia. Le ambulanze. Gli elicotteri che vanno avanti e
indietro per trasportare i feriti. Le fotografie sgranate della scena
prese con un telefonino. Le notizie che si susseguono confuse. Le
immagini della Cnn. La prima stima che parla di dieci morti, poi di
venti, poi di ventiquattro tra cui un bambino di due anni. Tristemente
uguale a quelle che l’hanno preceduta, ieri negli Stati Uniti è andata
in scena l’ennesima sparatoria di massa. Alle 11,30 locali il 26enne
bianco David Patrick Kelley è entrato nella First Baptist Church di
Sutherland Springs, un piccolo centro a 48 chilometri a Est di San
Antonio, in Texas, e ha cominciato a sparare sulle cinquanta persone che
in quel momento stavano assistendo alla funzione religiosa.
I
morti al momento sono 26 e i feriti 30. «Ma il numero potrebbe salire»,
ha dichiarato alla Cnn il commissario della contea di Wilson, Albert
Gamez Jr. Tra i primi testimoni, un uomo ha detto di aver visto un
individuo «armato di tutto punto» entrare nella piccola chiesa. Un altro
che lavora nella stazione di benzina di fronte alla chiesa ha detto di
aver sentito sparare almeno 20 colpi. Sull’account Twitter di Ksat 12,
il canale televisivo di San Antonio, una donna ha raccontato di aver
visto un uomo scappare dalla chiesa in macchina, schiantarsi contro
un’altra auto, scendere a piedi inseguito dalla polizia. Il giovane,
secondo il Daily Beast un ex aviere che viveva a New Braunfels, un
sobborgo di San Antonio a 40 km dalla chiesa dove ha commesso la strage,
è stato ucciso dalla polizia. Altri testimoni avevano dichiarato a un
giornale locale di temere che l’assassino fosse «uno di noi» dal momento
che la comunità di Sutherland Springs conta non più di 400 abitanti.
Sul
posto sta operando la polizia locale e l’Fbi. Un reporter del giornale
locale, il Wilson County News, ha detto alla Cnn che la First Baptist
Church è famosa per postare online i video delle messe domenicali sulla
sua pagina YouTube: se così fosse, la sparatoria potrebbe essere stata
ripresa dalle telecamere interne, una eventualità ovviamente preziosa
per le indagini. A quattro ore della sparatoria, alle 15,21 locali, il
Presidente Donald Trump, in viaggio ufficiale in Asia, ha rilasciato il
suo primo commento via Twitter: «Possa Dio essere vicino alla gente di
Sutherland Spring, in Texas. L’Fbi e la polizia locale sono sul posto.
Sto monitorando la situazione dal Giappone». Da parte delle autorità non
c’è ancora nessuna informazione circa la nazionalità dell’attentatore,
né sulla dinamica della morte.
Le sparatorie di massa negli Stati
Uniti sono diventate così comuni da essere divise in speciali
classifiche a seconda del luogo: scuole, uffici, luoghi di culto.
Indipendentemente dal numero totale delle vittime, quella di domenica a
Sutherland Springs è già ora la sparatoria di massa con il più alto
numero di morti avvenuta in chiesa. Prima di questa, il primato spettava
a quella avvenuta il 17 giugno del 2005 presso la Emanuel African
Methodist Episcopal Church di Charleston, nella Carolina del Sud. Allora
nove persone furono uccise da Dylan Roof, ventunenne suprematista. Non
solo, questa di Sutherland Springs avviene a poco più di un mese da
quella di Las Vegas, dove morirono 58 persone e più di 500 rimasero
ferite: il primo ottobre il sessantaquattrenne Stephen Paddock si
barricò in una stanza del Mandela Bay Hotel e cominciò a sparare sulla
folla che stava assistendo al Route 91 Harvest Musica Festival. I motivi
del gesto sono ancora sconosciuti, le indagini ancora in corso. Sarah
Huckabee Sanders, portavoce della Casa Bianca, subito dopo i fatti di
Las Vegas disse che quello non era il momento giusto per iniziare una
conversazione sul controllo delle armi da fuoco, da sempre uno degli
argomenti più controversi all’interno della società americana. «Nel
rispetto delle vittime ci asteniamo dall’aprire il dibattito sul
controllo delle armi». I politici in maggioranza democratici che
cercarono, dopo Las Vegas, di spingere in quella direzione furono
accusati di voler strumentalizzare la morte di 58 innocenti per fini
politici. In molti, oggi, alla luce della ennesima sparatoria si
chiedono se quel momento arriverà mai.