La Stampa 3.11.17
Anche in Italia possibile un governo “Giamaica”
di Marcello Sorgi
L’altra
faccia delle elezioni siciliane di domenica è il voto di Ostia, X
Municipio di Roma capitale, sciolto due anni fa per corruzione e legami
mafiosi dell’amministrazione allora guidata dal Pd Tassone, arrestato e
scaricato dal suo partito. Adesso, a giocarcela, stando alle previsioni
dell’ultima ora, dovrebbero essere il centrodestra e il Movimento 5
Stelle, né più né meno come dovrebbe avvenire in Sicilia, ma con la
differenza che nell’isola lunedì sera si saprà se a prevalere sarà stato
il «fascista per bene» Musumeci o il grillino Cancelleri, mentre nella
cittadina affacciata sulla più popolare spiaggia romana bisognerà
aspettare il ballottaggio tra due settimane.
Con due conseguenze:
una nazionale e una locale, ma poi non tanto, legata al mini test che
tanto mini non sarà, visti gli effetti che rischia di provocare. Quella
nazionale è che se davvero la partita sarà tra destra e 5 Stelle, se
cioè, come ha detto e ripetuto Berlusconi, solo il suo schieramento sarà
in grado di porre un argine all’avanzata dei populisti, il
centrosinistra e Renzi, oltre che su una nuova sconfitta, dovranno
riflettere sul venir meno dell’argomento numero uno usato fin qui dal
leader del Pd, per cercare di mobilitare il proprio elettorato sulla
trincea del «voto utile» e in alternativa all’«odio» pentastellato.
Quella locale sarà legata al modo in cui si schiereranno al secondo
turno gli elettori di Ostia di CasaPound, il movimento di estrema destra
che qui si presenta con un volto da «destra sociale», alternando
durezze contro gli immigrati con assistenza ai poveri sotto forma di
volontariato, ed è accreditato di poter raccogliere più del dieci per
cento dei voti.
Se sceglieranno di seguire le loro tradizionali
radici di destra, agevolando la vittoria della candidata Picca, porranno
una seria ipoteca sulle prossime elezioni del sindaco di Roma, che
potrebbero arrivare anche prima della scadenza naturale del 2021, se la
vicenda giudiziaria della Raggi dovesse precipitare nel 2018 con una
condanna al processo per falso in cui è imputata: a contenderle la
poltrona in Campidoglio la candidata naturale per il centrodestra
sarebbe la leader di Fratelli d’Italia Meloni. Se invece, come dicono le
voci che arrivano dall’entourage di uno dei capi di CasaPound, Masella,
i voti dei neofascisti dovessero andare alla candidata 5 Stelle Di
Pillo, sarebbe stata posata un’altra pietra nella costruzione
dell’alleanza tra Lega, Fratelli d’Italia e M5S, che potrebbe perfino
portare a un governo «Giamaica» all’italiana, dopo le prossime elezioni
politiche.