venerdì 3 novembre 2017

il manifesto 3.11.17
Effetto Weinstein a Westminster. E il governo May resta senza Difesa
Scandalo molestie sessuali a Londra. Dopo le dimissioni del ministro Fallon tremano in tanti. Il Daily Mail mette alla gogna una quarantina di esponenti conservatori
di Leonardo Clausi

LONDRA Lo scandalo delle molestie a membri dello staff di Westminster – donne e uomini – da parte di svariati deputati conservatori, ha reclamato la testa ministeriale di Michael Fallon che, alla Difesa, era uno degli alleati più affidabili di Theresa May. È l’ennesima martellata su un già fin troppo sgangherato governicchio steso sull’incudine Brexit.
Fallon ha dato le dimissioni mercoledì, alla notizia che la sua mano si era misteriosamente posata sulle ginocchia di una commentatrice politica tory durante una cena, molti anni fa. Conscio che questa non fosse altro che la prima di una ridda di accuse simili, si è onorevolmente immolato. La premier perde un sostenitore fervido: un mastino thatcheriano della prima ora – ha 65 anni – specializzato nell’azzannare gli avversari davanti a microfoni e telecamere.
Gavin Williamson, neo ministro della Difesa britannico (PA/LaPresse)
Nel frattempo, May ha nominato al suo posto Gavin Williamson, ex-capogruppo parlamentare: un altro che, come lo stesso Fallon, con l’esercito ha poco a che fare, ma che le è alleato fedele. Nomina che non ha fatto altro che rafforzare l’immagine di una prima ministra che stenta a controllare il suo governo. Ha anche annunciato un’inchiesta e chiesto la collaborazione bipartisan del Labour, alle prese a sua volta con le proprie grane: Bex Bailey, un’attivista del partito, ha rivelato di aver subito una violenza anni fa, che le era stato detto di non denunciare.
Come già nel 2009 per lo scandalo dei rimborsi spese, Westminster si ritrova nel putiferio. È da qualche giorno che le denunce fioccano, per un prevedibile, transoceanico effetto Weinstein. Una lista di una quarantina di nomi, tutti deputati/ministri conservatori, che avrebbero compiuto atti lubrici, consensuali o meno, sotto le solenni volte parlamentari è stata pubblicata dal Daily Mail, che in queste cose sguazza felice. Solo alcuni di loro sono noti, ma si prevede che altri lo diventeranno nei prossimi giorni. La lista è tutta da verificare e mescola la doverosa reprensibilità di avances pesanti a sacrosanti fatti privati. Ha anche toni omofobici, riferendosi a «fornicazioni» fra persone dello stesso sesso.
Adesso si teme un’escalation annunciata, con altre cadreghe pronte a saltare: su tutte, quella del numero 2 di May, Damian Green (accusato di persecuzione via messaggi di testo da una simpatizzante del partito), e quella del ministro della giustizia Dominic Raab. Entrambi minacciano querele.
Si sapeva da sempre, ma non si è saputo finché una vittima non ha avuto, alla fine, il coraggio di dirlo. La cultura delle molestie, naturalmente endemica ovunque – in tutti i luoghi di lavoro e di svago, qui e in altre avanzatissime democrazie liberali, le stesse che sono solite bacchettare l’Islam per la mancanza di rispetto nei confronti delle donne –, è stata ufficialmente “scoperta”. E lo è stata seguendo la consueta dinamica della special relationship, con la Gran Bretagna che irradia in Europa le novità americane: e bisogna una volta tanto ringraziare lo spettacolo hollywoodiano per aver finalmente denunciato una pratica odiosa e ancestrale.