venerdì 3 novembre 2017

La Stampa 3.11.17
“Tra mummie e dei un sogno millenario”
di Mario Baudino

C’era andato molto vicino, l’architetto francese Gilles Dormion, che con l’analisi delle strutture statiche e metodi elettromagnetici aveva ipotizzato con il collega Jean-Yves Verd’urt la presenza della camera segreta cercata e sognata da migliaia di anni.
I risultati erano stati affidati a un libro, pubblicato nel 2004, dal titolo La chambre de Chéops, ma ulteriori ricerche erano state stoppate dalle autorità archeologiche egiziane e le stesse conclusioni dei due ricercatori – architetti più che egittologhi – non avevano trovato d’accordo tutti gli studiosi. Ora si assisterebbe a una clamorosa conferma delle loro intuizioni. Ce lo ricorda i professor Paolo Gallo, docente a Torino e responsabile di campagne di scavi nel Delta e nel deserto libico. La scoperta, aggiunge, potrebbe avere una grande importanza e una ricaduta sugli studi notevolissima, se verrà confermata; e quando si saprà che cosa c’è nella stanza. «Se la camera fosse intatta, sarebbe la prima volta che si trova la tomba di un faraone dell’Antico Regno. Non è certo la prima stanza segreta individuata nelle piramidi, ma quella trovate fin’ora erano vuote».
Questa volta saremmo di fronte a un risultato, per così dire, epocale.
«Aspettiamo le verifiche, è un dovere di chi si pone in questo campo da un punto di vista scientifico. Certo, la piramide di Cheope rappresenta di per sé un grande mito, anche solo per il fatto di essere l’ultima arrivata fino a noi delle sette meraviglie del mondo antico. E la stanza o galleria segreta è un sogno antico».
Quanto antico?
«Ne parla già un papiro della dodicesima dinastia, quindi tra il 1950 e il 1850 circa a. C., mezzo millennio dopo la costruzione della piramide. E la descrive come un luogo dove sono riposti i libri del dio Thor. Da allora, ci si è periodicamente interrogati su di essa, senza risultati concreti».
Ma i due architetti francesi ci sono andati vicino.
«Sì, individuarono con precisione una camera nella cosiddetta piramide romboidale, anche questa già ipotizzata in precedenza, e aggiunsero che era molto probabile ne esistesse una nella piramide di Cheope, in base alle risposte del sonar».
Ora si sono usate tecniche molto più sofisticate
«Sostanzialmente i due non venero creduti dalle autorità egiziane, che qualche anno dopo affidarono le ricerche all’Università giapponese di Nagoia. Va da sé che i risultati sono anche motivo di orgoglio nazionale per l’Egitto».
Qual è l’importanza vera di una scoperta come questa?
«Non trascuriamo l’aggettivo “segreta”, che in questi casi è la chiave di tutto: assicura una grande visibilità sui mass media, e dunque finanziamenti. Ma se la camera fosse intatta…»
Sarebbe qualcosa di mai visto prima?
«La cautela è d’obbligo, ma nulla ci impedisce di sperare».