Corriere 3.11.17
«Le emozioni sono preziose Servono all’apprendimento»
Daniela Lucangeli: «Torniamo a insegnare con il sorriso»
di Caterina Ruggi d’Aragona
È
il momento della torre, «alta alta». Ad ogni cubo uno sguardo e la
domanda: «Va bene?». Ad ogni applauso un sorriso radioso, soddisfatto, e
ancora un altro cubo. «È il principio dell’associazione
comportamento-reazione. Un bambino di due anni circa – spiega Daniela
Lucangeli, professoressa di Psicologia dello sviluppo presso
l’Università degli Studi di Padova - apprende per imitazione differita:
capisce se sta facendo bene o male attraverso la reazione di una figura
significativa, come la mamma. È così che afferma la sua sicurezza». Ogni
donna con figli di quell’età ha davanti agli occhi i primi segnali del
legame emotivo-cognitivo affermato recentemente dalle neuroscienze, che
invitano gli educatori a orientarsi verso un apprendimento caldo. Cosa
significa «warm cognition»? La professoressa Lucangeli, esperta di
psicolo gia dell’apprendimento e presidente nazionale dell’Associazione
per il Coordinamento nazionale degli insegnanti specializzati, lo
spiegherà a Rimini durante il Convegno Erickson «La Qualità
dell’inclusione scolastica e sociale», stamattina (ore 9/13) con
l’intervento dal titolo «Carezze dal cervello all’anima» e domani (ore
14.30/16.30) con il Q-Talk «A scuola di emozioni».
«Le
neuroscienze hanno dimostrato che non c’è contraddizione tra i
meccanismi emotivi e cognitivi del cervello. Se apprendo con paura –
dice Daniela Lucangeli – creo un corto circuito: la paura mi suggerisce
che quello che sto apprendendo è pericoloso; una parte di me vorrebbe
ricordarlo, un’altra cancellarlo. Si crea quindi una condizione di
grande fatica. Ecco perché è fondamentale non accompagnare
l’insegnamento con emozioni dis-funzionali, che possono bloccare
l’apprendimento». Paura, colpa e noia le emozioni più pericolose per lo
sviluppo cognitivo. «La paura di sbagliare e la colpa, legata al
principio di attribuzione, hanno effetto diretto sul corto circuito
emotivo. Sul piano cognitivo, la noia determinata da prestazioni
ripetitive innesca un allontanamento motivazionale. È un messaggio che
stiamo dando con grande impegno agli insegnanti», riferisce la
professoressa. Comprendere quanto sia importante l’associazione tra
apprendimento e emozioni per poi cambiare gli atteggiamenti educativi
basati su eccesso di richiesta ed emozioni stressanti sono i due
imperativi (molto più che un invito). Anche perché gli indicatori del
Ministero dell’Istruzione e del coordinamento nazionale psicologi
parlano di un eccesso di carico, per quantità e qualità, sugli studenti
italiani.
Chiariamo: l’insegnamento del sorriso non significa una
scuola facile che renda tutti felici. «Ai genitori raccomando di
iniziare subito ad accarezzare i loro bambini, sorridere, guardarli
negli occhi, e capire come stanno. Poi arriva l’alleanza educativa:
famiglie e scuola dalla parte dei ragazzi, alleati – suggerisce la
psicologa - contro gli errori, per incoraggiarli a migliorare.
L’insegnante-giudice diventa maestro che aiuta». Un insegnamento del
sorriso, consapevole e rispettoso delle diversità, è il fondamento base
per una scuola inclusiva.