La Stampa 3.10.17
Nella piramide di Cheope c’è una stanza dei misteri. Forse è quella del tesoro
Scoperta di un team internazionale con uno “scanner” che individua le interazioni dei raggi cosmici con il granito
di Vittorio Sabadin
A
4500 anni dalla sua costruzione, la piramide di Cheope continua a
sorprenderci. Un team internazionale di scienziati ha individuato al suo
interno una grande e misteriosa camera segreta, lunga 30 metri e alta
15, che si trova poco sopra la Grande Galleria che conduce alla Camera
del Re. Da ieri, quando Nature ha dato l’annuncio della scoperta, nella
comunità degli egittologi non si parla d’altro e già si fanno mille
congetture: conterrà il tesoro che da millenni si cerca nella piramide?
Sarà la vera tomba di Cheope, la cui mummia non è stata mai trovata?
Rivelerà finalmente i misteri della costruzione del più imponente
edificio dell’antichità?
Mehdi Tayoubi, presidente dell’Heritage
Innovation Preservation del Cairo che ha avviato la ricerca invita alla
prudenza: «Ci sono molte teorie, alcune pazze e altre ragionevoli, ma è
troppo presto per qualunque conclusione». Il professor Tayoubi ha
fondato anni fa lo Scan Pyramids Project, un’iniziativa il sui scopo è
compiere ricerche sulle tre piramidi della piana di Giza senza ricorrere
a pratiche invasive. Scienziati giapponesi e francesi hanno unito le
loro conoscenze per effettuare uno scanner della Grande Piramide
intercettando i muoni, particelle subatomiche generate dal contatto dei
raggi cosmici con gli atomi dell’alta atmosfera. Come i raggi X di una
radiografia, i muoni sono disturbati dai solidi come i blocchi di
granito, e si muovono in maggiore quantità negli spazi liberi.
Nel
dicembre del 2015 il fisico Kunihiro Morishi ha piazzato un primo
rilevatore di muoni nella Camera della Regina e scienziati giapponesi e
francesi ne hanno collocati altri due, uno dei quali all’esterno della
piramide. Dopo mesi di osservazioni, tutti e tre i rilevatori hanno
indicato la presenza di una grande e sconosciuta cavità al di sopra
della Grande Galleria, che è stato possibile per ora tracciare solo a
grandi linee: per un disegno più accurato occorrerà altro tempo. Tayoubi
pensa che «possa trattarsi di una seconda Grande Galleria» della quale
però non si comprende lo scopo, a meno che non porti a una nuova camera
sepolcrale. Ma questa ipotesi è scartata dall’egittologo britannico
Aidan Doson: «Le probabilità di trovare una tomba sono pari a zero», ha
subito commentato.
La scoperta, che era stata anticipata da La
Stampa il 5 agosto scorso con i pochi dettagli allora disponibili,
aiuterà sicuramente a comprendere meglio la storia della piramide.
Cheope ha regnato dal 2509 al 2483 aC e il suo immenso monumento funebre
ha affascinato per millenni chiunque lo abbia visto. Per i Romani era
già antico come oggi lo sono i Romani per noi, ed è stato necessario
attendere fino al 820 dC, quando l’arabo Al Mamoun vi aprì una galleria
alla ricerca di tesori, per conoscerne la complessa struttura interna.
Nell’800
e nel ‘900, archeologi come Flinders Petrie, Giovanni Battista Caviglia
e Richard Vyse ne hanno studiato a lungo i corridoi e le stanze, senza
arrivare a dare una spiegazione ai molti misteri nei quali si
imbattevano: la mancanza di qualunque geroglifico, il sarcofago privo di
un cadavere e di un nome, la Camera della Regina completamente vuota, i
canali che comunicano con l’esterno, il pozzo scavato in modo
irregolare che conduce a una grotta sotterranea. E poi la Grande
Galleria, un capolavoro di architettura del quale ancora oggi non si
conosce lo scopo e di cui è stata ora forse trovata una copia segreta.
Richard
Vyse, ai suoi tempi, se avesse individuato una camera nascosta si
sarebbe fatto portare subito un po’ di dinamite per aprirsi un varco e
raggiungerla, ma oggi per fortuna non si può più fare. «Per il momento
non scaveremo – ha detto Hany Helal, vice presidente dell’Heritage
Innovation – e continueremo la nostra ricerca con tecnologie non
invasive per avere un quadro completo. Con l’edificio più famoso del
mondo non si può andare avanti per tentativi ed errori». Presto, ha
annunciato Mehdi Tayoubi, lo scanner dei muoni sarà replicato nella
piramide di Chefren, grande e misteriosa quasi come quella di Cheope. Ci
aveva già provato negli Anni 60 il Nobel della fisica Luis Alvarez
senza trovare nulla. Ma la tecnologia è molto migliorata, e le sorprese
di Chefren potrebbero essere persino superiori a quelle di Cheope.