La Stampa 3.11.17
Insulti e minacce a Parigi
Ebrei in fuga dalla banlieue
Scritte inneggianti a Hitler sui muri e lettere con i proiettili È antisemita un atto razzista su tre. E la comunità ha paura
di Leonardo Martinelli
La
prima di quelle lettere arrivò in aprile: all’interno minacce di morte,
qualche «Allah u Akbar» e una pallottola calibro 9 mm. Paul (non è il
suo vero nome) abitava in questa villetta di periferia da diciassette
anni, a Noisy-le-Grand, a Est della capitale francese: lui e la moglie
ebrei, con quattro figli. Rimasero interdetti, sospesi tra paura e
delusione. Già il giorno dopo una nuova missiva: «Siete proprio voi il
nostro obiettivo, siete già morti». E un bossolo di kalashnikov.
Paul
avvertì la polizia e una videocamera fu installata davanti a casa. Ma
poi tolta in luglio. E subito sgradevoli scritte cominciarono a
comparire sul muro di cinta: «Viva Isis», «Vi elimineremo», «Ebrei, vi
fotteremo». E ancora pallottole nella cassetta delle lettere: non finiva
mai. Finché lo scorso 5 ottobre qualcuno ha tentato di sfondare la
porta del garage. «In quella casa, al minimo rumore, non si dormiva più –
ha ammesso Paul -. Siamo andati via». A vivere altrove, almeno per il
momento. Lui ha raccontato la sua esperienza ai giornalisti di Le Monde:
è un antisemitismo quotidiano e ordinario, in crescita a Parigi,
soprattutto nelle banlieues più popolari.
In Francia vive la più
grossa comunità ebraica d’Europa, circa 550 mila persone. E
l’antisemitismo non è una novità di oggi. In un sondaggio che era stato
realizzato da Fondapol tra gli ebrei di diversi Paesi alla fine del
2013, già emergeva che la situazione era peggiore che altrove: ad
esempio, il 60% temeva di essere aggredito fisicamente perché ebreo
nell’anno a venire contro il 17% nel Regno Unito, il 18% in Svezia e il
34% in Germania. Quanto agli atti antisemiti ufficiali e denunciati,
«hanno rappresentato uno sue tre di quelli globalmente razzisti
registrati in Francia nel 2016, nonostante gli ebrei siano meno dell’1%
della popolazione», si legge nell’ultimo rapporto del Servizio di
protezione della comunità ebraica (Spcj).
A dire il vero nel 2014
era andata ancora peggio, uno su due. Ma quest’apparente miglioramento è
compensato in misura negativa proprio dal lievitare di un subdolo
antisemitismo ordinario, che spesso non viene fuori dalle statistiche.
«Sono ormai numerose le vittime di aggressioni verbali per strada o di
violenze leggere che non le denunciano più alla polizia», si legge
ancora nel rapporto del Spcj. È quanto conferma Alain Bensimon,
presidente della sinagoga di Garges-lès-Gonesse, a Nord di Parigi. «Gli
ebrei non denunciano questi soprusi – dice -, perché hanno l’impressione
che non serva a niente». Lo scorso 17 settembre, in occasione di una
festa ebraica, un gruppo di ragazzini tra i 15 e i 18 anni sono entrati
nel cortile della sinagoga e hanno gridato «sporchi ebrei». Si sono
presi a botte con alcuni giovani della comunità. Sono quei fatti che non
finiscono neanche sui giornali. «Ma negli ultimi anni almeno sette
famiglie ebraiche hanno lasciato Garges», ammette Bensimon. Fuggono
dalla zona di Parigi oppure, all’interno dell’agglomerato, si
concentrano in alcune aree, dove si sentono più protetti, come Le
Raincy, Comune più ricco in mezzo alla periferia Nord più problematica.
Questo
nuovo antisemitismo, forte soprattutto fra i giovani e giovanissimi, è
nato intorno al 2000, con la seconda intifada in Palestina e i suoi
riflessi sulle popolazioni di origini arabe delle banlieues. Da allora
si segnalano anche fatti particolarmente efferati. Nel gennaio 2006, a
Bagneux, a Sud di Parigi, quella che poi fu soprannominata «la gang dei
barbari» sequestrò Ilan Halimi, un giovane ebreo: lo tennero prigioniero
per 24 giorni, torturandolo fino alla morte, sperando che la famiglia
(per forza ricca nella loro testa, perché ebraica) pagasse un generoso
riscatto. Proprio due giorni fa, una lapide che ricordava l’eccidio di
Ilan in un parco di Bagneux è stata divelta e imbrattata con scritte
inneggianti a Hitler. Ieri, invece, la Corte d’Assise di Parigi ha
condannato a 20 anni di reclusione Abdelkader Merah, considerato
istigatore del fratello Mohamed, che nel 2012 fece una strage presso una
scuola ebraica a Tolosa, uccidendo anche tre bambini. Le scuole
confessionali della comunità, però, hanno registrato negli ultimi anni
un aumento degli iscritti. Oppure gli studenti ebrei vanno comunque in
quelle private, considerate più al riparo rispetto alle pubbliche da
questo nuovo e insidioso male della società francese. Che è
l’antisemitismo di ogni giorno.