Corriere 3.11.17
In mostra a Bonn e Berna le opere rubate agli ebrei dal «ladro di Hitler»
Esposti 450 quadri ritrovati 5 anni fa in una cavità segreta
di Luigi Offeddu
L’artista
fallito di nome Adolf, che respinto dall’accademia incendiò un giorno
il mondo, era assai fiero dei «suoi» quadri e delle «sue» sculture:
centinaia, migliaia di capolavori rubati dagli esperti-ladri di Hitler,
in tutta l’Europa occupata, o «confiscati» ad istituzioni pubbliche in
Germania come «arte degenerata».
Da ieri, e per la prima volta,
sono in parte visibili a tutti, testimonianza di una cultura depredata
dalla violenza di un regime, e dell’ingiustizia patita dalle vittime del
grande saccheggio: sono infatti in mostra circa 450 di oltre 1.400
opere, valore complessivo sul miliardo di euro, ritrovate 5 anni fa in
una cavità segreta dietro la parete di un appartamento, e ora suddivise
in due esposizioni fra il Museo d’arte di Berna in Svizzera e la
Galleria federale di Bonn, in Germania. Fra loro ci sono meraviglie come
«Lussuria», la donna accovacciata scolpita da Auguste Rodin, o «Il
ponte di Waterloo» di Monet, e poi opere firmate da Picasso, Matisse,
Chagall, Lucas Cranach, Dürer, e così via. La cavità segreta era
nell’appartamento di Cornelius Gurlitt, figlio del gallerista nazista
Hildebrand, «Il ladro di Hitler» (uno dei 4 esperti più fidati del
Führer), a Monaco di Baviera, e altri quadri erano in un altro suo
appartamento a Salisburgo in Austria.
Secondo quanto dichiarato da
Cornelius fino alla sua morte nel 2014, lui non aveva mai pensato che
quei quadri fossero frutto di rapina. Ora, le due esposizioni si
propongono anche di «ricordare con rispetto le vittime degli espropri e
dei furti oltre che gli artisti, collezionisti e mercanti d’arte
perseguitati dal regime», tutti o quasi ebrei. Ma solo pochissimi fra
loro sarebbero stati rintracciati, e per sole 5 opere: l’ultimo caso, di
appena un mese fa, riguarda il «Ritratto di una giovane donna seduta»
di Thomas Couture, appartenuto a Georges Mandel, politico ebreo francese
assassinato nel 1944. Cornelius Gurlitt aveva lasciato per testamento
150 delle opere accumulate dal padre al museo di Berna, che le ha
esposte ora sotto il titolo «Arte degenerata confiscata e venduta». E
spiega: «Sappiamo da quali musei provengono. Abbiamo preso solo opere di
cui eravamo sicuri al 100% che non fossero state rubate a privati».
Invece all’esposizione di Bonn — «Il furto d’arte nazista e le sue
conseguenze» — si ammette che di almeno metà dei quadri si ignora del
tutto l’origine. Una fondazione appoggiata dal governo tedesco «lavora
per garantire che ogni opera rubata a proprietari ebrei sia restituita
ai loro eredi». Ma finora, appunto, ha rintracciato solo 5 persone: «Ci
sono musei e collezioni — ha dichiarato al giornale Die Zeit Ronald
Lauder, presidente del Congresso ebraico mondiale — che non fanno
ricerche sulla provenienza delle opere, e purtroppo gli archivi non sono
ancora accessibili come dovrebbero. Alcune istituzioni preferiscono
nascondersi dietro i regolamenti sulla protezione dei dati».