giovedì 30 novembre 2017

La Stampa 30.11.17
Dal Politecnico di Torino la svolta nella caccia a Nefertiti
Le indagini con i radar confermano la presenza di due cavità accanto alla tomba di Tutankhamon: sono la via d’accesso alla regina?
di Fabrizio Assandri

Ci sono due cavità sospette vicino alla tomba di Tutankhamon. Due vuoti nella roccia. Il più grande a sinistra, l’altro a destra della camera mortuaria. Le dimensioni sono compatibili con quelle di stanze funerarie. La scoperta degli scienziati italiani, il team del Politecnico di Torino guidato dal fisico Franco Porcelli, è stata resa nota a Berlino dall’ex ministro egiziano Mamdouh Eldamaty, riportata dal giornale Der Tagesspiegel. È una svolta rispetto a quanto sapevamo. Riapre i giochi nella ricerca di quello che è considerata il Santo Graal dell’egittologia, la tomba di Nefertiti.
I radar degli scienziati italiani, chiamati dall’Egitto per cercare il sepolcro della regina, hanno trovato presunte cavità nel sottosuolo della Valle dei Re. Tutto era partito nel 2015: l’archeologo inglese Nicholas Reeves ipotizzò che la dimora eterna di Nefertiti, Grande sposa reale del faraone Akhenaton, si trovasse oltre la camera mortuaria di Tutankhamon, dietro a porte murate. Ipotesi e leggende alimentate dalla morte improvvisa del faraone bambino: non avendo il tempo per costruire una tomba tutta per lui, sarebbe stato sepolto nell’anticamera di un’altra tomba, ancora nascosta, quella della sua matrigna Nefertiti.
Gli egittologi si sono divisi, gli scienziati pure. Due ricerche con strumenti scientifici - una giapponese, una del National Geographic - sono giunte a risultati opposti. Scoppiò anche un caso politico. Il governo egiziano comunicò con enfasi i risultati promettenti dei giapponesi, smentiti dalla seconda ricerca. Qui s’inserisce il lavoro del Politecnico, che dovrà dire in definitiva se c’è o no qualcosa oltre il muro affrescato della tomba. Ebbene, le scoperte italiane riaprono gli interrogativi e riaccendono le speranze.
L’ex ministro parla di «anomalie» vicino alla tomba di Tutankhamon, trovate con strumentazioni elettriche e onde elettromagnetiche che fanno «vedere» fino a 10 metri sotto terra. Franco Porcelli, fino al 2015 addetto scientifico dell’ambasciata al Cairo, non vuole commentare risultati ancora top secret. Ma conferma la scoperta di due anomalie, attraverso elettrodi all’esterno della tomba che hanno misurato la consistenza del sottosuolo. «La resistenza al passaggio della corrente elettrica è alta se ci sono cavità, perché le correnti non possono circolare nel vuoto. Sono queste le anomalie che abbiamo trovato».
Dobbiamo aspettarci un’altra tomba o camere nascoste? Ogni ipotesi è prematura: potrebbe anche trattarsi di una diversa, naturale, consistenza della roccia. O di cavità scavate per altri scopi. Per ora non sono stati rilevati segni di collegamento, «ma se dovesse esserci un corridoio dalla tomba alle anomalie, e se questo fosse pieno di detriti, potrebbe essere invisibile ai nostri strumenti». Sono tanti i misteri che avvolgono la morte del faraone bambino, avvenuta nel 1330 a. C., per omicidio, malattia, o un banale incidente con il cocchio. Porcelli ha fatto parte di un’altra ricerca, scoprendo che la lama del pugnale del corredo funebre era di origine meteoritica. E un mistero è anche la pittura nella tomba, che secondo Reeves raffigurerebbe Nefertiti, non Tut.
Non ci sarà bisogno di scavare per scoprire la verità, a cui si potrebbe giungere presto. «Stiamo attendendo dal ministero delle Antichità il via libera a eseguire analisi, stavolta dall’interno della tomba, con georadar di ultima generazione», dice Porcelli. Le instabilità che scuotono l’Egitto non aiutano, anche se l’ex ministro ha detto che le indagini potranno partire a gennaio.