La Stampa 29.11.17
I nati fuori dal matrimonio disegnano una nuova Italia
Il
rapporto dell’Istat:lo scorso anno 100 mila bambini in meno rispetto al
2008 In crescita soloi figli delle coppie non sposate:rappresentano il
terzo del totale
di Linda Laura Sabbadini
Nascite
in calo. Oltre 100 mila in meno rispetto al 2008, 12 mila in meno
rispetto al 2015. Dati durissimi. Dati annunciati. Crescono solo i nati
fuori dal matrimonio e sono quasi un terzo del totale. La diminuzione
delle nascite registrata dal 2008 è da attribuire interamente al calo
dei nati all’interno del matrimonio. D’altro canto i matrimoni sono
crollati dal 2008 al 2014: 53.000 in meno. Dal 2014 al 2016 crescono
solo di 6000 unità. Il che vuol dire che abbiamo recuperato solo l’11%
del crollo avvenuto.
Un recupero così piccolo potrà incidere poco
sui livelli di fecondità. Ma se le nascite nel matrimonio diminuiscono,
continuano a crescere quelle fuori dal matrimonio. Una crescita
incessante, anno dopo anno che evidenzia che le libere unioni nel nostro
Paese non sono più come in passato solo il modello di convivenza
prematrimoniale, periodo di prova dell’unione, ma si stanno anche
consolidando come forma di vita familiare che si affianca al matrimonio.
Prima se si voleva avere i figli ci si sposava dopo aver convissuto.
Ora
è normale averli anche all’interno della libera unione. E’ il segno di
cambiamenti culturali e di costume. 141.757 i nati da genitori non
coniugati nel 2016, oltre duemila in più rispetto al 2015. Il loro peso
relativo è più che triplicato rispetto al 1995 e raggiunge il 29,9% dei
nati nel 2016. La percentuale arriva a un terzo tra le coppie di
italiani, al 37% tra quelle miste, al 17% tra quelle di soli stranieri.
Ma
allora che cosa sta succedendo? Quali sono i motivi del calo? Il
problema non è che non si vogliono avere figli. Solo l’1,8% delle donne
da 18 a 49 anni che non hanno figli ha dichiarato di non avere come
progetto di vita l’avere un figlio, praticamente nessuna. Il che vuol
dire che ci sono ostacoli al trasformare i desiderio di avere figli in
realtà. E’ l’effetto della crisi che ha colpito soprattutto i giovani
che rimandano la formazione di una famiglia e la costruzione di una vita
indipendente. E’ anche l’effetto del lungo calo delle nascite che ha
caratterizzato il nostro Paese. Se nel 1995 si è toccato il minimo della
fecondità, quella generazione, come quelle degli anni successivi, a
venti, trenta anni di distanza, non può che essere molto meno numerosa
di quella nata 20,30, 40 anni prima. E anche se quelle donne avessero un
ugual numero di figli delle generazioni precedenti, ciò non basterebbe a
uguagliare il numero di nati degli anni passati. Dovrebbero in media
fare molti più figli delle donne nate prima di loro. E invece succede il
contrario. Le donne nate nei primi Anni 20 avevano in media 2.5 figli,
quelle nate tra il 1945 e il 1949 ne avevano 2, quelle nate nel 1976
solo 1.4. Per di più, mentre all’inizio del calo della fecondità la
riduzione avveniva soprattutto sul fronte dei figli di ordine superiore
al primo, ora aumentano decisamente con il passare delle generazioni le
donne che arrivano alla fine del periodo fecondo senza nessun figlio.
L’11% del totale delle nate nel 1950 non ha avuto figli, il 13% di
quelle nate nel 1960 e il 21% delle nate del 1976. Un vero tracollo a
cui dobbiamo rimediare.
Dal 2012 diminuiscono, seppur lievemente
(-7 mila), anche i nati con almeno un genitore straniero pari a poco più
di 100 mila nel 2016 (21,2% del totale). Il calo maggiore si evidenzia
per i nati da genitori entrambi stranieri, che nel 2016 scendono per la
prima volta sotto i 70 mila. Il numero medio di figli per le donne
straniere si colloca a 1,97, era 2,43 nel 2010. Una diminuzione molto
accentuata. Le italiane arrivano a 1,26 contro 1,34 nel 2010. D’altro
canto non dobbiamo meravigliarci. Oltre al naturale processo di
convergenza dei comportamenti degli stranieri e degli italiani dovuto ad
una maggiore integrazione nel nostro Paese, va sottolineato che gli
stranieri hanno subito i colpi della crisi più degli italiani. Inoltre
la struttura per età delle donne straniere è più invecchiata che in
passato e aumenta il peso di comunità come quelle dell’Est, e le stesse
filippine e ucraine con minori livelli di fecondità. D’altro canto anche
loro per effetto della crisi rinviano il momento della nascita dei
figli e in questo momento anche più degli italiani sul primo figlio. Il
calo di nati da stranieri rispetto al 2008 per il 70% dei casi è dovuto a
primi figli. Per gli italiani era al 70% lo scorso anno e ora è sceso
al 57%, dato sempre alto ma con piccoli segnali di recupero.