La Stampa 28.11.17
Pd pronto a usare il “canguro” per far passare il Biotestamento
Ma lo Ius soli rischia lo stop
Sulla cittadinanza serve la fiducia, un pericolo per il governo
di Carlo Bertini
Tra
“fine vita” e “ius soli” potrebbe essere sacrificata la legge sulla
cittadinanza, a sentire il tam tam che giunge dagli uffici Pd del
Senato. Dove una sola cosa pare certa: nella finestra di dicembre tra la
seconda e la terza lettura della manovra, ci sarebbe tempo per varare
forse solo una di queste norme. In queste ore, sotto traccia, gli
esperti legislativi del Pd stanno infatti studiando attentamente la
pratica del biotestamento: l’obiettivo è mettere a punto un escamotage
per approvare la legge senza ricorrere alla fiducia. E questo perché a
differenza dello ius soli, sul biotestamento una maggioranza sulla carta
c’è: insieme a quelli del Pd, ci sono i voti dei 5stelle, di Ala, della
sinistra e di Mdp. «Se il “fine vita” andasse in aula, di sicuro ci
sarà qualche “canguro”, ci sono migliaia di emendamenti, poi sarà il
presidente del Senato a decidere», ammette Luigi Zanda in camera
caritatis.
Il modulo di gioco è quello usato per le unioni civili,
il cosiddetto «canguro»: un maxi-emendamento formulato apposta per
saltare a piè pari migliaia di votazioni. Chi ha la memoria lunga teme
che i grillini riservino al “canguro” sul “fine vita” lo stesso
trattamento riservato a quello sulle unioni civili: quando dichiararono a
sorpresa che non lo avrebbero votato, costringendo il governo a porre
la fiducia. Ma ad ora pare non vi siano segnali negativi in tal senso.
Individuata
dunque la soluzione di metodo, si tratta di procedere alla decisione
più delicata, quella politica: ovvero la scelta di mettere in calendario
questa legge piuttosto che lo ius soli della discordia. Norma di
civiltà, a detta di molti, che però nei sondaggi risulta sgradita alla
maggioranza degli italiani e dunque sconsigliata in campagna elettorale.
Fanno
notare al Nazareno che se nel Pd - a partire dal leader - si parla più
di biotestamento che non della legge sulla cittadinanza, un motivo c’è:
«Lo ius soli passa solo con la fiducia», fa notare uno dei big Pd, «ma i
centristi non la voterebbero e non possiamo permetterci il lusso di
andare sotto: se il governo si dimette, come facciamo ad approvare la
legge di bilancio alla Camera?» Sarebbe un caos, il premier dovrebbe
salire al Colle, magari resterebbe in carica con le dimissioni congelate
fino al voto sulla manovra, «ma sarebbe tutto il contrario della fine
ordinata della legislatura chiesta da Gentiloni». Ergo, i Dem potrebbero
a questo punto sacrificare la legge sulla cittadinanza per salvare
quella sul “fine vita”. Assai indigesta alla componente cattolica dei
senatori di vari gruppi, dai centristi alla Lega, da Forza Italia fino
ai cattodem del Pd: ma con un diverso atteggiamento rispetto a quello
riservato allo ius soli: non ci sarebbero barricate, è la convinzione in
casa Dem. «Almeno una delle due leggi dobbiamo portarla a casa», va
ripetendo il segretario ai suoi.
Allo stato però Zanda non ha
ancora deciso se martedì prossimo alla riunione dei capigruppo che
fisserà l’agenda di dicembre, chiederà di calendarizzare o no entrambe
le leggi: stando alle ultime dei renziani in Senato, lo ius soli non
verrebbe neppure calendarizzato, per non dare l’idea del dietrofront una
volta che fosse deciso di rinunciarvi a favore del “fine vita”. La cui
approvazione soddisferebbe comunque una delle richieste di Pisapia per
addivenire ad un’alleanza col Pd.
«Lo ius soli passa se e solo se
ci si mette la fiducia, non vedo alternative», ammette il presidente del
partito, Matteo Orfini. Lasciando intendere che forse si può portare a
casa senza rischi per il governo una delle norme che possono dare al Pd
una connotazione più di sinistra. «Non escluderei la fiducia sul
biotestamento, ma forse ci si può arrivare anche senza».