La Stampa 25.11.17
Strategia spericolata a sinistra del Nazareno
di Marcello Sorgi
Consumata
la rottura a sinistra, l’apertura della Leopolda ieri sera a Firenze e
l’assemblea del 3 dicembre della sinistra-sinistra inaugurano la
campagna elettorale delle liste contrapposte, anche se non è ancora
chiaro se in contrapposizione a quella di centrosinistra in cui
dovrebbero confluire Pd, Ap di Alfano, Campo progressista di Pisapia e
Radicali di Bonino ci sarà solo uno o più raggruppamenti. L’accordo è
ormai concluso tra Mdp, Sinistra italiana e Possibile, ma accanto a loro
(e contro di loro) potrebbero schierarsi Rifondazione comunista e altri
pezzi di sinistra radicale, mentre gli animatori dell’assemblea del
Brancaccio Falcone e Montanari hanno chiarito che non si presenteranno
alle elezioni, scegliendo molto probabilmente l’astensione.
L’ipotesi
che questa frammentazione rischi di portare un risultato peggiore di
quello di Bersani del 2013, quando il centrosinistra unito conseguì la
famosa “non vittoria” non sembra affatto preoccupare Mdp, che punta a
raggiungere il dieci per cento, e come ha spiegato D’Alema in
un’intervista a Aldo Cazzullo del “Corriere della Sera”, farà una
campagna per richiamare dall’astensionismo un elettorato di sinistra che
s’è sentito tradito da Renzi, con due obiettivi: la cancellazione del
Jobs Act per il recupero dell’articolo 18 e la riforma della riforma
Fornero delle pensioni.
Questa strategia, in sè del tutto
legittima, contiene però una contraddizione. Chi ha conosciuto i più
tradizionali elettori di sinistra, a cui Mdp con i propri alleati
intende rivolgersi, sa bene che si tratta di un pezzo di opinione
pubblica politicamente acculturato, capace di distinguere tra una
promessa elettorale irrealizzabile e un progetto concreto, consapevole
dei problemi del Paese e in parte perfino disponibile a farsene carico, a
patto di capire il senso di certe scelte e le conseguenze di medio
termine. Se si è ritirato nell’astensione è a causa della delusione per
l’inconcludenza della politica.
Ora, perché questo elettore
disincantato dovrebbe ritenere possibile che un partito del dieci per
cento - ammesso che ci arrivi - riesca a cancellare in Parlamento le
riforme, discutibili quanti si vuole, approvate da una larga maggioranza
in questa legislatura? La logica della sinistra di governo, in cui
D’Alema e Bersani hanno militato negli ultimi venticinque anni, è stata
di presentarsi unita, anche a prezzo di compromessi, per avere la forza
di introdurre i cambiamenti necessari e realizzare i propri programmi.
Cosa che, è evidente, è impossibile fare con piccoli gruppi parlamentari
e andando all’opposizione.