giovedì 16 novembre 2017

La Stampa 16.11.17
Il Pd spera di giocarsi la carta Prodi
Ma Bersani chiude: “Uniti si perde”
Il presidente del Senato incontra Fassino: “Intese difficili”
di Carlo Bertini

Pure se Matteo Renzi è sicuro che dopo il 2 dicembre, quando sarà battezzata la lista unitaria di Mdp guidata da Piero Grasso, i compagni arriveranno a più miti consigli (così ha detto ad uno dei suoi interlocutori), ad oggi Pierluigi Bersani chiude la porta a un’intesa elettorale. Non solo rinviando a data da fissare un confronto con il delegato di Renzi alle alleanze a sinistra, Piero Fassino: al cui cospetto si presenterà magari Epifani e non certo D’Alema (che pare gli abbia già comunicato al telefono il suo «niet») o Bersani. Ma coniando uno slogan efficace, come quell’ «uniti si perde», evocato dalla Gruber ieri sera.
L’ex segretario è persuaso infatti che andando in coalizione col Pd renziano, la sinistra unita perderebbe la sua forza propulsiva, per usare un termine in uso negli anni del Pci: dimezzando i suoi consensi. «C’è un pezzo di popolo del centrosinistra che non ne vuol sapere di Renzi e della sua arroganza», ha spiegato a Otto e Mezzo. Dove ha definito «un teatro» questa mediazione affidata a Fassino.
Grasso-Boldrini attaccano
Il quale si è visto chiudere la porta, anche se con garbo istituzionale, pure dai due presidenti delle Camere, che ha incontrato ieri mattina. A Fassino che gli spiegava il suo compito Grasso ha infatti risposto «sulle alleanze non ti posso dire nulla perchè non rappresento alcun soggetto politico». Facendogli notare però che per gli effetti perversi di questa legge elettorale, è difficile trovare qualsiasi intesa. Il Presidente del Senato è infatti scettico, «ad oggi mi pare difficile fare un’alleanza col Pd», avrebbe detto a chi gli ha parlato ieri.
Il clima non è dei migliori se i suoi uomini contrattaccano, «ieri dal Pd lo criticavano perchè starebbe assumendo un ruolo politico e oggi viene consultato dal delegato della segreteria pd...» E anche la Boldrini non sarebbe stata da meno, se è vero che ha rintuzzato le critiche, dicendo a Fassino che in questi anni sul merito delle politiche ha visto «contaminazioni con la destra» che l’hanno portata a dare quel giudizio sul Pd.
E se queste sono le premesse di due presidenti che ancora parlano senza avere ruolo, «abbiamo avuto un piacevole scambio di opinioni che ho espresso a titolo personale», chiarisce la Boldrini, non stupisce che Bersani si mostri tranchant, tagliando per ora i ponti col suo ex partito. «Uniti si perde. È cambiando che si vince. Questo a Renzi non è chiaro», dice l’ex leader. Che spara a zero. «Senza un cambio di politiche inutile ammucchiarsi. Vince la destra». Con una sola flebile apertura. «Se il Pd cancella il Jobs act e si tiene Renzi come leader ci stiamo alla grande. La gente che incontro io e non è disposta a votare Pd perché glielo dice Bersani».
Il Prof. darà una mano
Mentre Lorenzo Guerini, delegato per i centristi marcia in discesa (ieri ha visto Dellai, Casini, la Lorenzin), Fassino invece va in salita, ma non dispera di convincere Mdp, concedendo qualcosa di concreto. «Non siamo chiamati a dare un giudizio su come abbiamo governato ma a scrivere un programma con cui presentarci agli elettori. Nel fare questo si può andare oltre, introducendo le correzioni necessarie». Il delegato per la sinistra oggi vedrà Romano Prodi, che ieri ha pranzato con Martina e Franceschini: il Professore, confida Arturo Parisi, ha apprezzato le aperture alle alleanze larghe: «Prodi ha sempre dichiarato la sua preoccupazione per la unità più ampia e non può che incoraggiare e se possibile mettere qualche buona parola», dice Parisi.
Ultimatum Mdp a Pisapia
E in questo calderone che è la sinistra, Pisapia (che sabato vedrà Fassino) incassa pure un duro strattone per uscire dal guado: in Transatlantico gira voce che si sia beccato un ultimatum da Mdp. Della serie: decidi entro il 26 novembre, giorno delle assemblee provinciali, o sei fuori dalla lista unitaria...