La Stampa 15.11.17
Alleanze elettorali e caso banche
Si complicano le sfide di Renzi
di Marcello Sorgi
Prima
ancora di cominciare, la trattativa a sinistra per cercare di
ricostruire la coalizione si complica ogni giorno di più. Ieri è stata
la giornata dello scontro tra il ministro di Giustizia Orlando, che in
teoria dovrebbe essere l’interlocutore privilegiato dei fuorusciti dal
Pd, e anche a questo scopo aveva tenuto lunedì un piede dentro e uno
fuori dalla direzione del partito in cui Renzi, per la prima volta,
aveva fatto un’apertura a tutte le componenti del centrosinistra,
bersanian-dalemiani compresi. Orlando ha innanzitutto spiegato meglio la
sua posizione, offrendo al segretario un apprezzamento che prima non
aveva manifestato, e poi criticando i due presidenti delle Camere, per
il ruolo politico, incompatibile con le loro attuali funzioni, che hanno
assunto rispettivamente, Grasso per Mdp e Boldrini per Campo
progressista. La risposta del capogruppo di Mdp La Forgia è stata dura, e
certo non rappresenta un buon viatico per il negoziato che Fassino
dovrebbe avviare per conto di Renzi, sia pure entro precisi confini,
ribaditi anche ieri: parlare del futuro, senza abiure né veti. Ciò che
ha convinto Bersani a ribadire che non ci sono le condizioni per un
riavvicinamento.
In prospettiva, per Renzi, si complica anche la
partita della commissione d’inchiesta sulle banche. Finora infatti, sia
pure con la mozione anti-Bankitalia fatta votare alla Camera, il leader
Pd su questo terreno era riuscito a non lasciare spazio al Movimento 5
Stelle. Il quale adesso sembra deciso ad alzare il tiro, con la
richiesta di convocare in commissione l’attuale presidente della Bce
Draghi, governatore ai tempi dell’acquisizione di Antonveneta da parte
del Monte dei Paschi di Siena, che ne uscì dissestato; e
l’ex-amministratore delegato di Unicredit Ghizzoni, indicato nel libro
di Ferruccio De Bortoli come bersaglio di pressioni volte a far
acquisire a Unicredit Banca Etruria. Le due mosse di M5S puntano
chiaramente a mettere in difficoltà il Pd, che dovrà valutare se
comportarsi con Draghi come ha fatto con l’attuale Governatore Visco. E
soprattutto come reagire all’eventualità, tutt’altro che remota, che sia
il presidente della commissione d’inchiesta Casini, adoperando i suoi
poteri, a non autorizzare queste audizioni, per limitare, come ha detto
fin dal giorno della sua elezione, il polverone che potrebbe alzarsi
dalle deposizioni. L’orientamento del presidente, che non s’è ancora
trasformato in decisione, solleverà di sicuro molte reazioni. A
cominciare da quella dello stesso Movimento 5 Stelle, che accusa
preventivamente Casini di voler mettere la mordacchia al lavoro dei
commissari.