La Stampa 14.11.17
I segreti tra Camus e l’amante nelle lettere ritrovate dalla figlia
Una storia lunga sedici anni con l’attrice Maria Casarèsparallela al matrimonio con Francine, finita solo con la morte
di Leonardo Martinelli
Albert
Camus salì su quel coupé dal motore grintoso, una Faciel Vega. Il suo
editore Michel Gallimard ne andava così fiero. Si trovavano a Lourmarin,
Sud profondo della Francia, nella dimora acquistata dallo scrittore con
i soldi del Nobel: un rifugio per la sua famiglia, la moglie Francine e
i due figli. Michel si propose di riportarlo a Parigi, un lungo viaggio
sotto la pioggia che non finiranno mai: si schianteranno su un platano,
poco prima di Fontainebleau. Era il 4 gennaio 1960. Quattro giorni
prima di morire, Albert aveva scritto la sua ultima lettera all’amante
Maria Casarès, attrice e diva ai tempi: «Sono così contento all’idea di
rivederti che rido, scrivendo».
Un secolo dalla nascita di Camus,
il 7 novembre 1913, Gallimard ha pubblicato la corrispondenza, finora
segreta, tra lui e la Casarès: 865 lettere, dal 1944, l’inizio della
loro storia, libera e appassionata, fino alla fine. Una costante è la
fiducia reciproca e una maturità inaudita, nonostante le mille paure e
le ripetute distanze. «L’ho deciso una volta per tutte - scrive lui -:
saremo uniti per sempre. Queste non sono altro che ombre leggere.
Passano. E resta il sole del nostro amore». «Ti amo irrimediabilmente -
risponde lei -, come si ama il mare».
I due s’incontrarono il 19
marzo 1944, in una Parigi ancora occupata dai nazisti, a casa dello
scrittore Michel Leiris. Camus sceglierà poi quella donna bruna e magra,
dallo sguardo incandescente e la voce rauca, per interpretare Marta in
Il malinteso, suo testo teatrale. Al termine di una serata a casa di
Jean-Paul Sartre e Simone de Beauvoir, Maria e Albert trascorreranno la
loro prima notte d’amore: era la stessa dello sbarco in Normandia, tra
il 5 e il 6 giugno. Lui aveva trent’anni, lei 21. Lo scrittore viveva da
solo a Parigi, mentre la moglie, Francine, pianista e matematica, era
rimasta a Orano, in Algeria, a causa della guerra. Ma da lì a poco lo
raggiungerà. Camus non sapeva scegliere. E poi nel 1945 nasceranno i due
gemelli della coppia: Maria lo lascerà. Ma quattro anni dopo, ancora un
6 giugno, i due s’incontreranno per caso. Camminavano su
Saint-Germain-des-Prés. La passione riprenderà il sopravvento, ormai per
sempre. Albert, comunque, non abbandonerà mai Francine, pur
lamentandosi delle sue depressioni nelle lettere a Maria: provava
tenerezza (anche quello amore?) per la consorte. La Casarès sopporterà
anche le altre amanti, soprattutto negli ultimi anni, pure un’attrice
come Catherine Sellers, che inizierà a rubarle i ruoli nelle pièces
teatrali di Camus.
Maria era la figlia dell’ultimo primo ministro
della Spagna repubblicana: con l’inizio della guerra civile, era fuggito
a Parigi. Determinata, nonostante il suo accento, la ragazza riuscirà a
imporsi come interprete di film e drammi radiofonici, oltre a diventare
una delle prime star del festival d’Avignone. Come diceva lei, con
Albert condivideva « la vulnerabilità e la forza, entrambi frutto
dell’esilio » (lui dall’Algeria). Nelle lettere si scambiavano commenti
sulle letture, spettegolavano sui circoli parigini alla moda,
discorrevano della loro vita quotidiana (come lei arredava con gusto il
suo appartamento con vista sui tetti di Parigi). Ma se Catherine Camus,
figlia dello scrittore, ha deciso dopo tante reticenze di pubblicare
questa corrispondenza, di cui era venuta in possesso, si deve al fatto
che a tratti è pura letteratura. Catherine ha raccontato di aver
incontrato la Casarès negli Anni Ottanta, dopo la morte della madre, in
un albergo di Nizza, dove la donna si trovava in tournée : «Passammo
tutto il pomeriggio stese sul letto a mangiare cioccolato, come se ci
conoscessimo da una vita ». Catherine ha rivelato che perfino Francine
parlava con rispetto dell’amante del marito. «Le loro lettere - scrive
la figlia di Camus nell’introduzione all’epistolario - fanno sì che la
terra sia più vasta, lo spazio più luminoso e l’aria più leggera
semplicemente perché loro due sono esistiti».