Corriere 14.11.17
Faide, narcos e anfetamine
Così Ciudad Juárez ritorna la capitale dei femminicidi
di Guido Olimpio
Violenza fuori controllo: 212 donne scomparse nel 2017
P
artiamo dalla conta delle vittime. Un indice crudo. A Ciudad Juárez,
Messico, ci sono stati solo quest’anno 625 omicidi, un aumento
pericoloso rispetto ai 470 dell’intero 2016. E tra le vittime ci sono
una settantina di donne. Dato che ricorda periodi ancora peggiori,
quelli che hanno trasformato la città al confine con gli Usa come un
campo letale, la capitale del femminicidio.
Madri, figlie, ragazze
a volte stritolate dalle faide, ma spesso rapite e fatte sparire da
predatori meno scontati e insospettabili, killer vicini o venuti da
lontano, magari da oltre frontiera. Con la località diventata un terreno
di caccia di assassini rimasti spesso impuniti. Finale, però, che non
sorprende visto che la legge qui è sempre in ritardo, battuta sul tempo e
per efficacia da chi spara. Sempre le statistiche avvertono che sono
142 le donne scomparse nel 2017 e pochi sperano di rivederle in vita.
L’ondata
di violenza nello stato di Chihuahua è legata alla narco-guerra che si
combatte in altre regioni messicane. Gli esperti spiegano che la lotta
si è inasprita per una serie di fattori, alcuni comuni al conflitto
generale che oppone i gangster su molti fronti, altri più contingenti e
connessi all’ambiente di Ciudad Juárez e dintorni.
Intanto
l’organizzazione di Sinaloa, priva del Chapo finito in prigione negli
Usa, e ora in mano ai suoi successori per nulla compatti, prova a tenere
duro. Il suo piano è di rilanciare la vendita di anfetamine nella zona:
sembra che non potendo produrle localmente, le fabbrichi in Sonora,
quindi le faccia arrivare con una rete di corrieri. Un sistema che
porterebbe alcuni carichi a passare negli Usa (via Arizona), per poi
rientrare in area messicana. Contro questa iniziativa si sono mosse le
bande regionali, in particolare i membri de La Línea.
Per lungo
tempo braccio armato del cartello di Juárez, ora il gruppo agirebbe in
modo più autonomo, tanto che si parla della nascita di una nuova entità.
Da qui, gli scontri a fuoco e gli agguati, una costante per l’intero
quadrante che guarda verso il Texas, tradizionale sbocco per i prodotti e
punto d’appoggio per clan che si occupano dello smercio. Nella
battaglia si sono inseriti — e di nuovo questo è un dato generale — i
sicari di Jalisco Nueva Generación, il network criminale in netta ascesa
a livello nazionale, determinato a prendere il posto di Sinaloa, suo
rivale diretto.
È una realtà composita, dove i piccoli boss sono
convinti di poter sfruttare le spaccature nelle famiglie tradizionali
mentre i leader vogliono ribadire il loro potere e conquistarne altro.
A
metà ottobre un commando del Barrio Azteca, affiliato a Juárez, ha
attaccato un consultorio per tossicodipendenti a Chihuahua: 15 le
persone fucilate. Sembra che gli uccisi fossero vicini al gruppo rivale
dei Mexicles. Incursione preceduta da una serie di attacchi a locali
pubblici, bar e ristoranti del capoluogo.
Il modus operandi non è
proprio inedito. I massacri servono a marcare il territorio, punire gli
eventuali spacciatori non allineati, stoppare infiltrazioni di altre
associazioni mafiose. E numerosi centri di assistenza sono finiti sotto
il fuoco dei kalashnikov. Episodi dove l’innocente e il colluso
rischiano di trovarsi sulla stessa linea di tiro, anche se c’è la
tendenza ufficiale a definire tutto come dei regolamenti di conti.
Versioni
veloci fornite anche per spiegare le imboscate contro i giornalisti,
caduti a decine. I reporter fanno semplicemente il loro mestiere, con
grande coraggio e senza protezione. Anzi, spesso sono isolati. I padrini
e le autorità corrotte non gradiscono, dunque si affidano ai proiettili
per spegnere per sempre voci sgradite.
Come quella di Luciano
Rivera, freddato in un bar a Playas de Rosarito, il 31 luglio. Pochi
giorni fa la polizia, in collaborazione con la Difesa, ha arrestato il
presunto responsabile dell’esecuzione: Josè Hernandez, detto Bruno,
membro del cartello di Sinaloa e una valanga di precedenti.