La Stampa 14.11.17
Mdp non si fida e prepara le liste
“Pronti i candidati per tutta l’Italia”
I
fuoriusciti: “Dai dem nessun cambio sui contenuti, il tempo è scaduto” E
anche Tabacci, fedelissimo di Pisapia, incalza: serve un nuovo leader
di Andrea Carugati
Sembra
il replay, in piccolo, dell’assemblea Pd di primavera in cui si consumò
la scissione. Solo che stavolta è un divorzio freddo, senza pathos.
Dentro Mdp nessuno si aspettava novità dalla relazione di Renzi. E così è
stato, a loro giudizio. La novità, rispetto a nove mesi fa, è che
stavolta i bersaniani parlano all’unisono con Sinistra italiana di
Vendola e Fratoianni, e con Civati. I pensieri sono tutti al 2 dicembre,
all’assemblea con 1500 delegati a Roma che lancerà la lista di sinistra
con la guida di Pietro Grasso. Ci saranno candidati in tutti i collegi
uninominali, liste in tutta Italia. Un lavoro durissimo. «Siamo a mani
nude, ma saremo gli unici alle elezioni con una proposta nuova», spiega
Bersani ai compagni che lo ascoltano in Calabria.
Il tempo per
altre trattative con Renzi è finito. Il segretario Pd è già in campagna
elettorale. E così la sinistra. «Se il Pd ci inviterà a un incontro
andremo. Non abbiamo paura del confronto. Ribadiremo con forza le nostre
ragioni», spiega in serata il bersaniano Alfredo D’Attorre. Ma sarà un
passaggio di «pura cortesia». Un modo per non restare con il cerino in
mano. Ieri non c’è stato neppure bisogno di concordare la linea con i
nuovi partner: da Nicola Fratoianni fino a Bersani il giudizio è netto e
concorde: «L’offerta di Renzi non è credibile». Davide Zoggia, mentre
Renzi ha appena finito di parlare, scrive su Facebook: «Non fategli fare
discorsi che non si sente di fare perché si capisce che non ci crede».
«Il
nodo è politico. Noi abbiamo un pensiero, non siamo quelli del
rancore», insiste Bersani. «Chiamare la coalizione larga, che tutti
ameremmo avere, dicendo che abbiamo fatto tutto bene, non sta in piedi.
Non siamo noi a dirlo, ma milioni di elettori di centrosinistra. Davvero
pensiamo che il Jobs Act abbia funzionato? Vogliamo chiederlo a qualche
milionata di giovani? Lo stesso vale per scuola e fisco», avverte l’ex
leader Pd. Cita molti casi in cui le sinistre sono state unite ma hanno
perso, dalle elezioni a Genova, La Spezia, Livorno, Monfalcone. «Per
vincere bisogna cambiare radicalmente le proposte». «Nessun ravvedimento
sull’’agenda», concorda Roberto Speranza. «I ripetuti segnali arrivati
dagli elettori, da ultimo in Sicilia, non sono stati colti per nulla»,
gli fa eco Arturo Scotto. «Un disco rotto, alleanza impossibile», taglia
corto il segretario di Sinistra italiana Nicola Fratoianni. Altrettanto
duro Pippo Civati: «Il disperato tentativo di fare una coalizione ai
tempi supplementari non è credibile».
L’unica porta ancora
semichiusa è quella del Campo progressista di Giuliano Pisapia. Ma la
prima reazione al discorso del segretario Pd è fredda: «Avevamo chiesto
unità e discontinuità, ma non c’è stata rispetto alle scelte di questi
anni», spiega una fonte vicina all’ex sindaco di Milano. Dentro Campo
progressista (l’unico potenziale partner che Renzi pensa di poter
imbarcare) si fa strada la linea dura di Laura Boldrini, che già
domenica aveva spiegato che «non ci sono le condizioni per un’alleanza
coi dem». E dunque lo scenario più probabile è un avvicinamento a Pietro
Grasso e alla lista di sinistra. È probabile che anche l’ex sindaco si
siederà al tavolo con Piero Fassino, per un estremo tentativo di trovare
un’intesa. Ma anche dalle sue parti nessuno ci crede più. Persino Bruno
Tabacci, considerato uno dei più morbidi, alza l’asticella: «Bisogna
affidare la regia ad una personalità riconosciuta da tutti, come
Prodi…». Ipotesi per ora inverosimile. Mentre si fa strada l’incubo per
gli ex Ds rimasti con Renzi: un listone rosso da Fratoianni fino a
Grasso, con dentro anche Pisapia e Boldrini. Un avversario che rischia
di fare male.