La Stampa 14.11.17
“Non ce la facevo più
L’ho aggredito perché ero esasperato”
La giustificazione del giovane con i carabinieri Il difensore dell’uomo: “Ci sono motivi economici”
«Ero
esasperato, non ce la facevo più». Così il 23enne si è giustificato con
i carabinieri quando si è consegnato alle forze dell’ordine.
Poi
frasi sconnesse, le mani sporche di sangue portate al volto, vaghe
indicazioni su dove aveva abbandonato il coltello e alcuni indumenti.
Dichiarazioni confuse che non hanno nemmeno permesso di rinvenire l’arma
del delitto.
«Il mio assistito attraversa una fase di fragilità -
si è limitata a far sapere l’avvocato difensore Geni Drigo, che stamani
parteciperà all’udienza di convalida del fermo -: Ricordiamo che stiamo
parlando della vittima di molestie sessuali. Proteggiamo la sua
identità: ha già sofferto troppo».
Di parere opposto il legale del
medico, che è persuaso che la vera vittima sia il proprio assistito:
«Non abbiamo scelto riti alternativi di fronte al Gup perché siamo certi
che la verità verrà a galla - ha ricordato l’avvocato Giuseppe
Bavaresco -. E mi riferisco solo alle accuse relative al possesso del
materiale pedo-pornografico, perché per le molestie il contesto
descritto è inverosimile e gli addebiti contestati non potranno
reggere».
La vicenda giudiziaria è iniziata lo scorso marzo, dopo
mesi di indagini anche telematiche degli esperti dell’Arma e della
Polizia postale. L’uomo era finito agli arresti domiciliari e sospeso
dall’Azienda sanitaria di Pordenone: lavorava in un ospedale della zona.
Mai un sospetto: in ambulatorio un esempio di correttezza. Il
provvedimento che impediva al professionista di varcare la soglia del
nosocomio era stato superato dalla disposizione del giudice che lo aveva
reintegrato, consentendogli di esercitare anche durante il periodo di
restrizione della libertà personale. Dopo alcune settimane, la
condizione dell’indagato mutò nuovamente: gli fu imposto solo l’obbligo
di dimora nella sua casa di San Vito al Tagliamento, disposizione ancora
in vigore.
Per l’avvocato difensore del presunto pedofilo,
all’origine dell’aggressione potrebbero esserci altre motivazioni, che
prescindono dalla vicenda giudiziaria e da quelle terribili accuse. «Il
giovane aveva chiesto più volte del denaro - ha spiegato il legale
dell’uomo ferito -: non posso escludere che anche in questa circostanza
sia accaduta una cosa del genere e la situazione sia trascesa».
Tra
i conoscenti delle due persone coinvolte nella vicenda, c’è chi crede
alla versione e alla buona fede dell’adulto. «Quel giorno in cui ha
deciso di fare del bene ha firmato la propria condanna - ha fatto sapere
un dirigente della squadra di pallone dove il medico allenava i
ragazzini -: il suo stato civile di single, la sua innata generosità e
la sua proverbiale disponibilità con i ragazzi hanno alimentato i
sospetti. Fino a quella denuncia che lo aveva devastato, ma che voleva
combattere in tribunale».
[lor. pad.]