lunedì 6 novembre 2017

internazionale 3.11.2017
Il modo giusto per aiutare chi è rimasto indietro
In molti paesi lo sviluppo economico si è concentrato in poche aree. Per risollevare le zone arretrate non bastano i sussidi, è necessario puntare su un’istruzione di qualità
The Economist, Regno Unito


L’ ondata di populismo non ha ancora raggiunto l’apice. È questa la lezione su cui meditare dopo le recenti elezioni in Germania e in Austria, dove il successo dei partiti ostili agli immigrati e alla globalizzazione dimostra che arrabbiarsi con le élite e gli stranieri fa presa su chi non ne può più dello status quo. I partiti tradizionali devono offrire agli elettori che si sentono abbandonati una visione migliore del futuro, che tenga in considerazione le aree geografiche rimaste indietro. Secondo la teoria economica, le disuguaglianze regionali dovrebbero diminuire quando le aree povere attirano investimenti e crescono più rapidamente di quelle ricche. Il novecento ha confermato questa teoria, ma oggi le cose non stanno così: le zone ricche si allontanano sempre di più da quelle povere. Le conseguenze sono drammatiche. Negli Stati Uniti un bambino nato in una famiglia che rientra nel 20 per cento di reddito più basso a San Francisco ha il doppio delle possibilità, rispetto a un bambino nato nelle stesse condizioni a Detroit, di ritrovarsi da adulto nel 20 per cento di reddito più alto del paese. Nel Regno Unito i bambini nati nel ricco quartiere di Chelsea, a Londra, hanno un’aspettativa di vita di nove anni più lunga rispetto a quelli nati a Blackpool. Questa divergenza è il risultato di grandi forze. Nell’economia moderna le dimensioni sono importanti: le aziende che dispongono di più dati addestrano meglio le loro macchine; il social network usato da tutti attira di più i nuovi utenti; la borsa con il più ampio bacino di investitori raccoglie più capitali. Questi vantaggi danno vita a poche grandi aziende concentrate in pochi posti. E man mano che le disparità regionali si allargano, le persone si spostano meno: la percentuale di statunitensi che si trasferiscono ogni anno da uno stato all’altro si è dimezzata rispetto agli anni novanta. L’aumento del costo degli alloggi nelle città più ricche tiene alla larga i nuovi arrivati. In Europa la scarsità di case popolari spinge le persone a vivere in appartamenti di bassa qualità. Per assurdo, le politiche ideate per aiutare i poveri peggiorano, senza volerlo, le condizioni nelle aree più arretrate. I sussidi per la disoccupazione e l’assistenza sanitaria consentono alle persone di sopravvivere nei posti più diicili, mentre un tempo non avrebbero avuto altra scelta che quella di trasferirsi. Benvenuti nell’era del luogo Cosa fare? Una risposta è aiutare le persone a muoversi. Le zone più ricche potrebbero fare di più per costruire gli alloggi e le infrastrutture necessarie ad accogliere i nuovi arrivati. Una maggiore mobilità, però, ha anche un perverso effetto collaterale: privare le zone arretrate dei lavoratori migliori aggrava i loro problemi. Per evitare questo scenario, i politici hanno provato a lungo a sostenere le aree più arretrate con i sussidi. Ma i risultati sono stati contrastanti. Nel 1992 il South Carolina ha convinto la Bmw a realizzare un polo automobilistico sul suo territorio. La California, invece, ha 42 zone industriali, ma nessuna di queste ha fatto crescere l’occupazione. I politici farebbero meglio ad accelerare la diffusione delle tecnologie e delle pratiche economiche delle zone più efficienti. Un rafforzamento della concorrenza potrebbe ridurre la concentrazione industriale, che fa convergere i vantaggi della crescita su un numero ristretto di aziende e di luoghi. Ma sarebbe meglio rafforzare le università locali. Nel novecento gli Stati Uniti istituirono molte università tecniche pubbliche, il cui scopo era insegnare le pratiche migliori agli agricoltori e ai direttori di fabbrica nelle aree rurali. Oggi queste istituzioni potrebbero rivelarsi ancora importanti per diffondere le nuove tecnologie. I governi potrebbero assegnare centri di ricerca pubblici alle città che propongono i migliori progetti di riforme e di investimenti pubblici. Questo contribuirebbe alla diffusione di nuove idee e darebbe alle regioni in difficoltà un incentivo a migliorarsi. Più di ogni altra cosa, però, i politici hanno bisogno di una nuova mentalità. Secondo i progressisti, per alleviare la povertà era necessario il welfare, per i liberali invece serviva un’economia più libera. In entrambi i casi ci si è concentrati sulle persone. Ma, a causa della complessa interazione tra demografia, stato sociale e globalizzazione, questo non basta più. Placare la rabbia di chi è rimasto indietro significa capire che anche i luoghi sono importanti. ugim