domenica 19 novembre 2017

internazionale 11.18.2017
L’inluenza dei giornali 
Per valutare il peso dei mezzi d’informazione sull’opinione pubblica, un’équipe di ricercatori ha provato ad applicare i metodi usati nella ricerca medica 
The Economist, Regno Unito


L’ attivista per i diritti degli afroamericani Malcolm X definì i mezzi d’informazione la più potente entità della terra, “perché controllano la mente delle masse”. Anche se gli studiosi del settore concordano sul fatto che i quotidiani esercitano una certa inluenza sui lettori, quantiicarne gli effetti è diicile. Gary King e la sua équipe dell’università di Harvard hanno misurato l’impatto sull’opinione pubblica statunitense di articoli presi da una trentina di fonti, basandosi sui commenti postati su Twitter. Dallo studio, pubblicato su Science, è emerso che gli articoli dei giornali online coinvolti nella ricerca, anche se meno noti rispetto a testate come il New York Times o il Washington Post, hanno contribuito ad aumentare di circa il 60 per cento i tweet sul tema affrontato. Inoltre sono riusciti ad avvicinare le opinioni espresse dagli utenti alle loro. In passato molti ricercatori avevano analizzato l’influenza dei mezzi d’informazione, mettendo per esempio a confronto luoghi che avevano o meno il segnale radio. Questi studi, però, si erano imbattuti in un problema comune, e cioè la distinzione tra gli effetti (spesso trascurabili) generati dall’esposizione mediatica e gli efetti causati dalle differenze insite nei due gruppi presi in esame. Nella ricerca clinica lo strumento per ovviare a questo problema è lo studio controllato randomizzato. Per valutare l’eicacia degli interventi medici si dividono in modo casuale i pazienti in due gruppi. A un gruppo si somministra il farmaco o la terapia. All’altro, che serve da controllo, si somministra un placebo, che non ha nessun effetto terapeutico. King ha applicato questo metodo per tentare di stabilire gli effetti della lettura dei giornali. Insieme ai colleghi ha dovuto prima di tutto convincere le testate a partecipare all’esperimento, chiedendogli di coordinare la data di pubblicazione di alcune notizie. Dopo ben tre anni hanno accettato di collaborare 33 giornali, tra cui The Nation, The Huington Post e alcuni quotidiani più di nicchia come News Taco. Tra l’ottobre del 2014 e il marzo 2016, dai due ai cinque giornali su 33, in 35 occasioni e combinazioni diverse, hanno pubblicato contemporaneamente un articolo su un tema a scelta tra undici possibili, come razzismo, immigrazione o lavoro (nessuna ultim’ora). Gli articoli sono usciti sempre di lunedì: la settimana della pubblicazione era quella della “cura”, la successiva era quella di “controllo”. L’analisi dei tweet Dopo ogni pubblicazione i ricercatori hanno analizzato i tweet postati nell’arco delle due settimane con l’aiuto della Crimson Hexagon, l’azienda di Boston di cui King è cofondatore, che classiica temi e opinioni usando tecniche di apprendimento automatico. D’accordo con i partecipanti, l’équipe non ha rivelato gli articoli in questione, ma ha affermato che nei sei giorni successivi all’uscita, i post sul tema afrontato erano circa 13mila in più rispetto alla settimana di controllo. Vuol dire un aumento del 10 per cento dei post su temi di quel genere rispetto alla media. Senz’altro poco in confronto alla frenetica attività scatenata su Twitter da serie tv o eventi mondani: di solito ogni episodio di The walking dead genera più di 500mila tweet e gli Oscar possono superare i dieci milioni di tweet. Gli effetti, tuttavia, sono stati costanti e il fermento prodotto da articoli di quotidiani più diffusi probabilmente sarebbe maggiore. Più interessante del semplice aumento dei tweet è stato l’incremento, di circa due punti percentuale, della quantità di pareri ideologicamente in linea con gli articoli (i giornali coinvolti in ogni lancio sono stati in parte scelti per l’affinità delle posizioni, ma nel complesso le 35 combinazioni contemplavano l’intero spettro politico). Un’influenza apprezzabile sulle opinioni visto che, per esempio, le campagne presidenziali statunitensi raramente riescono a produrre uno spostamento paragonabile. Un limite dello studio è che gli utenti di Twitter non sono rappresentativi dell’opinione pubblica statunitense, visto che tre quarti degli americani non lo usano. I ricercatori, però, hanno riscontrato effetti simili su utenti diversi per genere, opinioni politiche e stato di residenza, nonché su utenti più o meno autorevoli (in base ai retweet). I risultati, quindi, sembrano solidi. A quanto pare, il potere della stampa è reale.