domenica 12 novembre 2017

internazionale 11.11.2017
Come stanno i nostri adolescenti? L’aumento dei disturbi mentali nell’adolescenza è diventato un caso, ma la realtà è più complessa. Il vero problema è che non si fa abbastanza per chi ha davvero bisogno d’aiuto
di Clare Wilson, New Scientist, Regno Unito


Tra bullismo online, stress da esami e cultura del selfie, che impone di apparire sempre al meglio, essere adolescenti oggi può essere dura. Forse non c’è da sorprendersi, quindi, dei numerosi articoli pubblicati di recente sulla salute mentale dei ragazzi, da cui emerge che l’autolesionismo e la depressione sono in aumento. Secondo un sondaggio della National union of students (Nus) britannica, per esempio, nel 2016 otto studenti delle superiori su dieci hanno avuto problemi psicologici. Notizie simili circolano anche in altri paesi. Ma i casi di depressione sono davvero in aumento o la questione è un po’ più complessa? Per Simon Wessely, ex presidente del Royal college of psychiatrists britannico, i segnali dell’aumento ci sono, ma la sua entità è sopravvalutata. Secondo l’Adult psychiatric morbidity survey, per esempio, nel Regno Unito la percentuale di ragazze tra i 16 e i 24 anni che soffrono di depressione e ansia è passata dal 21 al 26 per cento tra il 2007 e il 2014. Anche altri studi hanno accertato un aumento dei problemi tra le adolescenti, un dato senz’altro preoccupante, ma ben lontano dal rapporto di otto su dieci denunciato dalla Nus. Non tutti gli studi confermano un aumento. L’Istituto nazionale di statistica britannico riferisce che il tasso di suicidio tra chi ha meno di trent’anni è invariato dagli anni novanta. Per lo psichiatra statunitense Allen Frances è un dato eloquente: “La natura umana è stabile. Al contrario, la misura della frequenza dei disturbi mentali è instabile e cambia a seconda del metodo usato”. Eppure ci sono altri segnali che indicano un aumento dei problemi psicologici. Per esempio, i casi di autolesionismo sarebbero in aumento. Da uno studio condotto nel Regno Unito e pubblicato a ottobre, è emerso che tra il 2011 e il 2014 il numero delle adolescenti tra i 13 e i 16 anni andate dal medico per questo motivo è salito quasi del 70 per cento. “Non riusciamo a spiegare la rapida impennata tra le ragazze”, commenta Nav Kapur dell’università di Manchester, che ha coordinato lo studio. A suo avviso potrebbe riflettere un reale aumento dei problemi psicologici, ma anche una maggiore consapevolezza o una migliore registrazione dei casi. Una spiegazione diffusa per l’aumento del malessere giovanile è l’esposizione al bullismo online. Il fenomeno è spesso presentato come la peggiore delle minacce, eppure un recente studio, che ha coinvolto più di centomila adolescenti inglesi, rivela che il bullismo reale è più diffuso di quello online e spesso molto più nocivo. “I social network sono un nuovo canale, ma il ciberbullismo non è diverso da quello tradizionale”, dice Andrew Przybylski, che ha partecipato alla ricerca. Inoltre, l’aumento dell’autolesionismo non equivale necessariamente all’aumento del disagio. “Non è dimostrato che nasca da un maggiore livello di sofferenza”, dice il pediatra Max Davie. “Potrebbe essere diventato un modo culturalmente più accettabile di manifestarla”. Esperienza comune Lo stesso potrebbe valere per la depressione. Oggi si tende a prestare più attenzione alle emozioni negative. C’è una maggiore consapevolezza dei problemi psicologici, anche grazie alle campagne di sensibilizzazione. “Forse siamo un po’ più consapevoli delle emozioni negative”, dice Stephen Scott del King’s college London. Praveetha Patalay, dell’università di Liverpool, non è d’accordo. Secondo lei, i problemi psicologici continuano a essere stigmatizzati. Non è un disaccordo puramente accademico. Se si vogliono affrontare al meglio le difficoltà degli adolescenti, bisogna capire perché sono in aumento, e ingigantire il problema può peggiorare le cose. “È importante distinguere tra la tristezza normale e la depressione”, aggiunge Scott. “Usare la terminologia tipica del disturbo mentale per definire la comune esperienza dell’adolescenza riduce la capacità di recupero dei ragazzi”, dice Frances. “Invece di pensare che fa parte della vita e si può superare, si tende a ritenerla una malattia mentale che ha bisogno di cure”. C’è un aspetto, però, che non è in discussione, e cioè che nel Regno Unito la depressione clinica non è gestita bene. Se c’è un’emergenza per la salute mentale degli adolescenti, è la mancanza di cure per chi ha problemi conclamati.