internazionale 11.11.2017
Ideogrammi minacciosi
Phnom Penh è una capitale caotica, in continua trasformazione in cui i cantieri dipendono dalla corruzione, dalla speculazione e da un regime sempre più duro. In questa città la comparsa improvvisa di immagini insolite genera un senso di incertezza e quasi di minaccia. Soprattutto se sono enormi ideogrammi cinesi che compaiono come funghi sulle facciate degli uffici pubblici, sulle insegne e sulle buste di certi negozi. Vale la pena di precisare che pochissimi cambogiani sono in grado di leggere il cinese. Eppure il significato di questi segni sembra evidente. Affermano una presenza crescente che accompagna, con la benedizione del primo ministro, una presa di potere sul territorio e sulle acque territoriali cambogiane in cambio della costruzione di strade, ponti e infrastrutture. Senza contare che secondo una regola tipografica aurea in Cambogia, le scritte in lingua straniera devono obbligatoriamente essere più piccole del corrispettivo in khmer. Mentre i testi cinesi sono enormi, arroganti e spesso sovrastano quelli in lingua e caratteri locali. A questo punto sembra sempre più plausibile l’idea che la Cambogia stia seguendo la strada che ha portato il Laos a diventare una provincia cinese, come diceva l’articolo dell’Associated press tradotto sul numero 1221 di Internazionale.