internazionale 11.18.2017
Dalla Cina
I nemici necessari
L’incontro tra Trump e Xi Jinping ha dimostrato che Pechino e Washington devono cooperare per essere influenti
Caixin, Cina
Il viaggio in Cina del presidente statunitense Donald Trump ha attirato l’attenzione di tutto il mondo. La grande accoglienza riservata al primo capo di stato in visita in Cina dopo il congresso del Partito comunista di ottobre rende l’idea di quanto Pechino consideri importanti le relazioni con gli Stati Uniti. Se ne è accorto lo stesso Trump, che su Twitter si è complimentato con le autorità cinesi per la cerimonia di benvenuto, ha definito indimenticabile la visita alla Città proibita e ha detto che l’incontro con il presidente cinese Xi Jinping è stato produttivo. Durante i negoziati con i rappresentanti statunitensi, Xi Jinping ha parlato di un nuovo inizio nei rapporti tra i due paesi. Quest’anno è il 45° anniversario della ripresa delle relazioni bilaterali. Nell’ultimo mezzo secolo quest’intesa ha resistito a molti cambiamenti e i governi dei due paesi si sono dati da fare per gestire le differenze, cercando di rafforzare una cooperazione che porti benefici a entrambe le parti. Questo sforzo è ancora più importante oggi che i rapporti di forza tra Cina e Stati Uniti stanno cambiando. Bisogna imparare dal passato ed essere creativi di fronte alle sfide future. Sia la Cina sia gli Stati Uniti vogliono evitare il conflitto tra la potenza consolidata e quella emergente. I commentatori temevano che Trump, con i suoi atteggiamenti non convenzionali, potesse gestire male i contrasti con la Corea del Nord e la questione degli squilibri commerciali con la Cina. Ma alla fine è andata meglio del previsto. Xi Jinping ha esaltato la cooperazione diplomatica, commerciale, culturale e giudiziaria. Gli accordi economici stipulati, che ammontano a 250 miliardi di dollari, fanno capire quanto le due economie siano complementari. Il governo cinese si è anche impegnato a ridurre le restrizioni per le banche e le compagnie assicurative straniere che fanno operazioni in Cina. Ma i problemi rimangono. Su alcuni temi lo scontro è inevitabile. Gli Stati Uniti continuano a fare muro contro il progetto cinese di una nuova via della seta, considerato un tentativo della Cina di sfidare l’ordine globale guidato da Washington. E il fatto che, dopo essere entrato in carica, Trump abbia telefonato alla leader taiwanese Tsai Ingwen non ha aiutato i rapporti tra i due paesi. Di recente gli Stati Uniti hanno anche lanciato l’idea di un’alleanza indopacifica composta da India, Giappone, Corea del Sud e Australia, che ricorda il periodo della guerra fredda.
Fiducia e rispetto cinese è guardata con sospetto da Washington. Per allentare la tensione Pechino deve proseguire con l’apertura e le riforme. Serve uno sforzo da entrambe le parti, ma tutto fa pensare che in futuro la Cina avrà più influenza. È diventata la seconda economia del mondo. Mentre Trump punta sull’“America first”, l’America prima di tutto, e mostra poco interesse per gli affari internazionali, Pechino potrebbe decidere di colmare il vuoto lasciato da Washington e diventare un attore responsabile sulla scena internazionale. Ma è un’ipotesi prematura. Xi Jinping ha ripetuto che la Cina è ancora al primo stadio del socialismo ed è il più grande paese in via di sviluppo. Non vuole né può rovesciare l’ordine internazionale. Sta solo diventando più attiva e influente. Non c’è da essere entusiasti né allarmati. I rapporti tra Stati Uniti e Cina hanno implicazioni per la pace, la stabilità e la prosperità regionali e mondiali. La nuova fase dello sviluppo della Cina mette alla prova la saggezza dei suoi leader e il modo in cui affronteranno i nodi che influiscono sul rapporto con gli Stati Uniti. Per diventare mature le nazioni hanno bisogno di fiducia e rispetto per sé stesse, senza cedere alla vanità e all’arroganza.