internazionale 11.18.2017
Gli Stati Uniti sono più deboli in Asia
Durante la sua visita in Asia, Donald Trump ha fatto capire che l’impegno di Washington nella regione si limiterà agli aspetti militari. In questo modo potrebbe aiutare la Cina
di D. Nakamura e A. Parker, The Washington Post, Stati Uniti
Tre giorni dopo essere entrato in carica come presidente degli Stati Uniti, nel gennaio del 2017, Donald Trump ha firmato un provvedimento che prevedeva l’uscita di Washington dal Partenariato transpacifico (Tpp), un accordo commerciale tra dodici paesi asiatici e americani voluto fortemente dai suoi predecessori. “Tutti sanno cosa significa, giusto?”, aveva detto Trump alla Casa Bianca. Con queste parole il presidente voleva ribadire che gli Stati Uniti avrebbero cominciato a opporsi alla globalizzazione incontrollata, responsabile delle sofferenze degli statunitensi. Ma nel 295° giorno da presidente, durante il suo primo viaggio in Asia, Trump ha offerto una narrazione diversa. Lo slogan “America first”, l’America prima di tutto, si è trasformato, e ora somiglia di più ad “America alone”, l’America da sola. L’11 novembre, mentre il corteo presidenziale percorreva una tortuosa strada di montagna per raggiungere la sede del vertice di Da Nang, in Vietnam, gli altri undici paesi che avevano voluto il Tpp hanno confermato che porteranno avanti l’accordo anche senza gli Stati Uniti. Secondo molti commentatori questo sviluppo indebolirà ulteriormente il ruolo del paese nel mondo in un momento in cui la Cina si è lanciata in una grande espansione economica, e sempre meno paesi si fideranno della capacità di Washington di compattare il resto del pianeta attorno ai valori liberali. Per Trump il viaggio in Asia è stato l’occasione per mettere in evidenza la sua rischiosa scommessa di rendere gli Stati Uniti più sicuri e prosperi allontanandoli dal multilateralismo. “Nel mondo ci sono tanti posti, tanti sogni e tante strade. Ma nessun posto è come la propria casa”, ha dichiarato Trump davanti agli imprenditori a Da Nang, citando una battuta del Mago di Oz con cui Dorothy cerca di svegliarsi da un sogno pieno di disavventure in un mondo spaventoso. “Dobbiamo proteggere la nostra casa”, ha concluso Trump. Il commercio non è l’unico ambito in cui Trump ha espresso posizioni che hanno isolato gli Stati Uniti. Se dopo il 2020 Washington deciderà effettivamente di uscire dall’accordo sul clima di Parigi, diventerebbe l’unico paese a non farne parte, visto che di recente la Siria ha annunciato di volerci entrare. A ottobre la decisione di Trump di non confermare l’accordo sul nucleare con l’Iran ha messo gli Stati Uniti in rotta di collisione non solo con Cina e Russia ma anche con i suoi tradizionali alleati, come Regno Unito, Germania e Francia. Il Giappone, un altro alleato di Washington, ha deciso di restare nel Tpp, e lo stesso faranno Australia, Nuova Zelanda, Canada e Messico. Il Vietnam, che Trump ha visitato il 12 novembre, sarà probabilmente il paese che trarrà i maggiori benefici economici dall’accordo. Il corteo principale La Casa Bianca smentisce l’idea che gli Stati Uniti stiano creando un vuoto che altri paesi, tra cui la Cina, potrebbero riempire. I consiglieri di Trump ripetono che il viaggio del presidente – cinque paesi in 12 giorni – è stato pensato per riaffermare l’impegno statunitense nella regione. In un discorso pronunciato davanti al parlamento sudcoreano, Trump ha invitato i paesi dell’area a intensificare la pressione economica e diplomatica per convincere la Corea del Nord a fermare il suo programma nucleare. Nel suo discorso all’Asia pacific economic forum a Da Nang, Trump ha accennato a un progetto di un’alleanza “indopacifica” di cui farebbe parte metà della popolazione mondiale e che comprenderebbe India, Oceania, sudest asiatico e Asia nordorientale. Trump ha anche detto di avere un ottimo rapporto con tutti i leader mondiali, compresi il presidente cinese Xi Jinping e il presidente russo Vladimir Putin, e ha ribadito che sta lavorando per fare in modo che questi paesi s’impegnino per affrontare le minacce in Corea del Nord e in Siria. Ma altri segnali emersi durante la visita di Trump mostrano che sta cambiando il modo in cui gli Stati Uniti promuovono la loro immagine all’estero e anche l’idea che le altre nazioni hanno degli Stati Uniti. In Giappone e in Corea del Sud Trump ha detto che la sua politica estera mira a ottenere “la pace attraverso la forza”, una frase resa celebre da Ronald Reagan negli anni ottanta e usata da Trump durante la campagna elettorale. Nella prima metà del viaggio, l’attenzione di Trump si è concentrata sulla potenza militare. Il presidente ha visitato Pearl Harbor e ha provato a visitare la zona demilitarizzata al conine tra le due Coree, prima che le condizioni climatiche lo costringessero a cambiare idea. In ogni caso non è chiaro cosa intenda offrire Trump alla regione, a parte il sostegno militare. La strategia di Barack Obama in Asia si basava su un approccio che comprendeva difesa, commercio e diplomazia incentrata sui valori. Durante le sue visite all’estero, Obama cercava di usare il suo carisma e il soft power statunitense per convincere gli altri paesi ad avvicinarsi agli Stati Uniti non solo per ragioni militari o commerciali. Obama partecipava spesso a incontri con gli studenti del posto nelle università. Trump, invece, ha evitato di mescolarsi con la gente comune. Durante la sua visita ha giocato a golf con il primo ministro giapponese Shinzō Abe, ha parlato ai soldati nelle basi militari e ha partecipato insieme a Xi Jinping a un tour privato della Città proibita di Pechino. Non si è fatto vedere dal pubblico e si è limitato a rispondere (a malapena) ai giornalisti statunitensi. Sui rapporti economici con la Cina, Trump ha avuto un atteggiamento ambiguo. Anche se negli ultimi anni si è scagliato più volte contro Pechino, accusata di mettere in atto pratiche commerciali scorrette, durante la sua visita ha sorpreso tutti elogiando Xi Jinping. “Non do la colpa alla Cina”, ha detto Trump, e poi ha aggiunto che il leader cinese ha avuto il “merito” di aver saputo approfittare della debolezza degli Stati Uniti. In un altro discorso Trump ha chiarito che sotto la sua presidenza Washington non sarà più debole, ma non ha spiegato cosa voglia fare per promuovere il ruolo degli Stati Uniti nel mondo. Pechino ha allungato la sua ombra in Asia e nel Pacifico promuovendo la sua nuova via della seta, incentrata sugli investimenti economici all’estero. Mentre il corteo di Trump lasciava il vertice di Da Nang, in città entrava un altro corteo di automobili, con targa cinese. era Xi Jinping, arrivato per pronunciare il discorso principale dell’evento.