Il Sole 2.11.17
Sicilia, il match tra l’antigiustizialismo del Cavaliere e lo slogan onestà di Grillo
di Lina Palmerini
Dei
tanti aspetti che le elezioni siciliane mettono sul tavolo, uno è
diventato più attuale anche per le ultime notizie di cronaca giudiziaria
e riguarda lo scontro frontale tra Berlusconi e Grillo fatto sui temi
della giustizia e del giustizialismo. Ieri il Cavaliere, dal teatro
Politeama di Palermo, ha trovato il suo bersaglio polemico preferito
proprio nei 5 Stelle accusandoli, appunto, di volere una giustizia
sommaria e strapazzando il loro elettorato che in genere gli altri
partiti cercano di conquistarsi. «Chi vota il M5S è una persona che non
ragiona, che non ha testa. I 5 Stelle sono pauperisti e giustizialisti,
odiano gli imprenditori, i risparmiatori, il ceto medio». Questa volta
non ha detto che Piercamillo Davigo è il loro candidato premier ma il
tono era quello di mettere di nuovo all’indice quella priorità grillina
che si riassume nello slogan onestà.
Se lo scontro elettorale su
questi temi si infuoca dipende anche dal fatto che, come si diceva, gli
ultimi giorni hanno portato un po’ di novità proprio a ridosso della
vigilia del voto siciliano: quella sul boss Graviano che accuserebbe
Berlusconi di collegamenti con la mafia nelle stragi del ’92 e ’93
mentre proprio ieri sono uscite (dopo la prescrizione) le motivazioni
della sentenza su un’altra inchiesta, quella sulla compravendita dei
senatori all’epoca del Governo Prodi in cui i giudici scrivono di un
Cavaliere «privato corruttore». Insomma, torna il Berlusconi di un tempo
e la Sicilia diventa il teatro di una sfida che ha anche la legalità
come portata principale: il cavaliere che attacca Grillo sul
giustizialismo e lui che sventola la bandiera dell’onestà. In ballo non
ci sono solo le vicende giudiziarie dell’ex premier ma soprattutto le
cosiddette liste di impresentabili su cui punta l’indice il Movimento e
che Berlusconi, ieri, ha liquidato con semplicità: «Agli elettori dico:
se pensate che lo sono, non votateli».
Il punto è che finora il
tallone d’Achille del Cavaliere, anche a ridosso del voto, si è
trasformato nel suo punto di forza ma la novità di domenica è proprio la
sfida con i 5 Stelle. Ossia se davvero l’ingresso sulla scena politica
dei grillini possa dare un’influenza e un peso diverso che nel passato
alla questione-giustizia. Anche in Sicilia. A questo argomento,
Berlusconi oppone quello della capacità di governo, dell’esperienza
contro la spinta legalitaria o “giustizialista”, come la chiama lui. Ed è
proprio il “fianco” su cui Di Maio e i suoi sono più esposti perché
arrivano al voto siciliano dopo un anno dalla conquista di Roma e con un
primo bilancio molto deludente.
Ecco quindi che le urne di
domenica potrebbero distribuire i primi pesi: conterà più l’argomento
dell’uno o dell’altro? Anche sotto questa luce si potrebbe leggere
l’esito siciliano. Una vittoria del Movimento vorrebbe dire che la
credibilità non è stata scalfita nonostante i risultati
nell’amministrazione delle città, Capitale in testa. Quella del
centro-destra, e di Forza Italia innanzitutto, che l’impatto giudiziario
nel caso di Berlusconi continua a contare molto poco nonostante la
nuova spinta grillina.