Il Sole 19.11.17
Centrosinistra. L’ex sindaco di Milano:
«Cambio di rotta già dalla legge di bilancio» - Sul tavolo superticket,
lotta alla precarietà, Cigs e ius soli
Pisapia apre al Pd: dialogo avviato
Lunga telefonata Renzi-Prodi - Verso l’alleanza a tre: centristi, Pd e lista Campo progressista-Bonino
di Emilia Patta
ROMA
La mission impossible di Piero Fassino nelle vesti di inviato del Pd al
dialogo con la sinistra sembra aver raggiunto il suo scopo: portare
dentro l’alleanza con il Pd Giuliano Pisapia e il suo Campo progressista
isolando i bersaniani di Mdp. L’incontro di ieri a Milano tra Fassino e
Pisapia, preceduto da una telefonata di incoraggiamento di Romano Prodi
ad «andare avanti per l’unità del centrosinistra», è stato infatti
positivo. «Abbiamo avviato un percorso politico e programmatico per una
nuova stagione del centrosinistra», è scritto in un comunicato
congiunto. E la fine del percorso vedrà un’alleanza a tre - con tanto di
programma comune - nei collegi uninominali previsti da Rosatellum: il
Pd, una lista centrista a cui stanno lavorando Pier Ferdinando Casini
(della trattativa con i cattolici si è incaricato in questi giorni il
coordinatore del Pd Lorenzo Guerini), Beatrice Lorenzin e Lorenzo Dellai
e infine la lista in cui confluirà Campo progressista assieme ai
Radicali di Emma Bonino e agli ambientalisti. Una lista, quest’ultima,
che si propone come una vera e propria seconda gamba.
All’incontro,
avvenuto a Milano dove nel pomeriggio si è tenuta la kermesse per il
lancio della comune candidatura di Giorgio Gori alla presidenza della
Lombardia, erano presenti anche il vicesegretario del Pd e ministro
dell’Agricoltura Maurizio Martina e il leader di Centro democratico
Bruno Tabacci. Molti i temi sul tavolo, a cominciare da quelli
programmatici: si è discusso della possibilità di inserire già in questa
legge di bilancio alcune misure concordate, a cominciare
dall’abolizione dei superticket della sanità (misura alla quale Pisapia
tiene moltissimo e che è già oggetto di alcuni emendamenti alla manovra)
e dall’allungamento di un anno della cassa integrazione per tutte le
aziende. C’è poi il tema della lotta alla precarietà del lavoro di cui
scriviamo in pagina, come ha avuto modo di ricordare in queste ore lo
stesso Prodi («il lavoro a tempo deve costare di più»). Sarà un
ulteriore incontro, mercoledì a Roma, a definire meglio le misure.
Dividendo quelle che possono già entrare in legge di bilancio («siamo
consapevoli dei limiti di bilancio concordati con Bruxelles e dei
margini esigui», dice Tabacci) da quelle che finiranno nel programma
comune della coalizione. C’è infine l’ampio capitolo dei diritti, a
cominciare dalla riforma della cittadinanza (ius soli) sulla quale
dovrebbe essere messa la fiducia in Senato ai primi di dicembre.
Politicamente ieri è stato sgombrato il campo da una questione fin qui
molto divisiva e spinosa, quella della premiership. Fassino e Pisapia
hanno concordato sul fatto che, a fronte della nuova legge elettorale
prevalentemente proporzionale, non ha senso scegliere con primarie o con
accordo politico il candidato premier della coalizione prima del voto.
La scelta, a seconda dei risultati delle elezioni, sarà fatta insieme
dopo il voto. Con quella «pari dignità» di cui ha parlato ieri lo stesso
Matteo Renzi. Per Campo progressista, tuttavia, alla fine del percorso
dovrà essere indicato un «garante» della coalizione. E il nome da tutti
evocato è quello di Prodi, che al momento sembra volersi tenere in
disparte, pontiere ma non protagonista. La questione del «garante» non è
di quelle che entusiasmano Renzi. Ma da Largo del Nazareno le porte
sono spalancate per il fondatore dell’Ulivo. «Prodi in campo aiuta il
centrosinistra - è il ragionamento dei dem - e se vorrà assumere un
ruolo più attivo il Pd è con lui». D’altra parte, la sua funzione di
facilitatore, è stata ribadita dallo stesso Prodi venerdì mattina in «un
lungo e cordiale colloquio con Renzi», durante il quale - fanno
filtrare i suoi - ha escluso liste uliviste e ribadito di voler lavorare
per «tenere insieme un campo largo di centrosinistra». Nodi politici a
parte, la soddisfazione di Renzi e dei dirigenti del Pd è evidente.
«Grande soddisfazione per il lavoro di Fassino ma anche di Guerini e
Martina per creare una coalizione di centrosinistra forte in grado di
competere in tutti i collegi uninominali in Italia», commenta Renzi. In
grado di competere ma anche di attrarre, è il ragionamento che si fa sia
in casa Pd sia tra i pisapiani: Laura Boldrini e Pietro Grasso vorranno
davvero seguire Mdp in una ridotta estrema o daranno una mano al
centrosinistra come chiede Prodi?