Il Sole 12.11.17
Neuropsicologia
A che velocità passa il tempo
di Arnaldo Benini
Col
passare degli anni e in età avanzata il senso del tempo passato è più
veloce: «Mi sembra che sia sempre sabato e San Silvestro» diceva mia
madre dopo gli 80 anni. La compressione del tempo trascorso può
cominciare già in gioventù per diventare più evidente nella seconda metà
della vita. In genere è una sensazione che non disturba l’esistenza,
anche se può influenzare il rapporto psicologico col proprio passato e
indurre alla malinconia.
Neuropsicologia e neuroscienze cognitive
ne indagano la fenomenologia e cercano i meccanismi nervosi della
compressione del tempo trascorso. Sono uscite interessanti ricerche su
come l’età avanzata acceleri il senso del tempo trascorso, con dati in
parte contraddittori, tanta è l’elusività dello scorrere del tempo. La
constatazione non è nuova. William James, nei Principles of Psychology,
dopo aver espresso meraviglia per l’accuratezza con cui gli esseri
umani, di giorno e di notte, percepiscono l’ora e la durata di un
intervallo senza guardare l’orologio, distinse il senso del tempo nel
presente, che rimane grosso modo costante, da quello del passato, che,
con l’età, diventa breve, molto più breve.
Se, da anziani, si
ripensa agli ultimi 8 o 10 anni di vita, essi sembrano passati, dice
James «in un’ora». Petrarca ha messo in versi mirabili che «il breve
viver» suo non era più di un giorno, bambino al mattino, vecchio la
sera. Il senso del tempo nel presente e nel passato recente, di giorni
fino al massimo di un mese, rimane di regola stabile, con l’eccezione
che varia (ma di poco) secondo lo stato d’animo e quel che si fa: in
un’attività che interessa esso scorre più veloce di quando ci si annoia;
un’attesa in stato di ansia sembra non aver mai fine, a conferma che il
tempo soggettivo, fenomenologico, è un costrutto dei meccanismi nervosi
della mente e del sistema limbico dell’emotività. A differenza della
fisica, che considera il tempo la quarta dimensione dello spazio, le
neuroscienze cognitive considerano il tempo un evento reale di
meccanismi nervosi distinto dal senso dello spazio. Questo è dovuto a
meccanismi nervosi congeniti in buona parte diversi da quelli del tempo.
Lo
psicologo Paul Janet, citato da James, credette di aver trovato la
legge della massiccia compressione della durata trascorsa, che chiama
une illusion d’optique interne: la lunghezza sentita di un intervallo
trascorso sarebbe inversamente proporzionale all’età. Un bambino di
dieci anni sentirebbe un anno trascorso come un decimo della vita, un
uomo di 50 anni come un cinquantesimo. La legge è rigida e non considera
gli eventi che possono influire sul senso del tempo, ma riflette un
evento universale: il senso del tempo nel presente è più o meno
costante, quello del passato è sempre più compresso con l’età che
avanza.
Di ciò ci sono testimonianze letterarie e poetiche
dall’antichità, da tutte le latitudini e da lavori di psicologi da quasi
due secoli, a conferma che l’accelerazione del senso del tempo
trascorso non dipende dall’ambiente, dalle condizioni sociali e
tecnologiche e dall’esperienza, ma solo dall’età. La compressione del
tempo passato non può che dipendere da eventi cerebrali propri della
specie, che coinvolgono meccanismi del tempo e della memoria.
Si
sa quanto essa sia importante per la relazione della coscienza col mondo
e con sé stessa, ancora poco sui meccanismi nervosi che la determinano.
Chiedersi come si sente la velocità del tempo nel presente («Da quanto
tempo sono in attesa del tram?») attiva verosimilmente meccanismi
nervosi diversi dalla domanda circa il tempo passato. Una donna di 87
anni, riportano gli psicologi S.Droit-Volet e J.H. Wearden, era solita
dire che i mesi volano mentre i giorni son fermi. Il dilemma fisiologico
irrisolto é come possano i mesi «volare» se i giorni stanno fermi. Il
senso del tempo presente e del passato recente è verosimilmente
condizionato dai meccanismi della memoria di lavoro a breve, quello del
passato remoto dalla memoria a lungo termine.
Una delle cause che
accorciano il senso del tempo trascorso sarebbe, per diversi autori, la
rarità di nuove esperienze nell’età avanzata: una circostanza che non
vale per tutti, mentre l’accelerazione del tempo trascorso é universale.
Il concetto di tempo sembra intuitivo, ma la sua neurofisiologia è di
un’enorme e in parte inesplorata e difficilmente esplorabile
complessità. La difficoltà della ricerca, di ridurre i vari eventi del
senso del tempo ai meccanismi nervosi che li determinano è certamente
grande, ma non dovrebbe essere insuperabile.
I. Winkler, K.
Fischer et al. , Has it really Been that long? Why Time Seems to Speed
up with Age? ,Timing& Time Perception 5,168-189,2017;
S.M.J. Janssen, Autobiographical Memory and the Subjective Experience of Time , Ibidem 99-122, 2017;
S.Droit-Volet,
J.H.Wearden, Experience Sampling Methodology reveals similarities in
the experience of passage of time in young and elderly adults ,Acta
Psychologica 156, 77-82,2015