domenica 12 novembre 2017

Il Sole 12.11.17
Corea del Nord. Da ieri le esercitazioni
Portaerei nucleari e incontri bilaterali per fermare Kim
di Stefano Carrer

SEUL Mentre Donald Trump arriva oggi nelle Filippine, è scattata la più minacciosa esercitazione aeronavale americana mai avvenuta al largo della penisola coreana, con lo specifico obiettivo di lanciare un severo monito a Pyongyang.
Tre portaerei a propulsione nucleare – Ronald Reagan, Nimitz e Theodore Roosevelt – hanno iniziato quattro giorni di esercitazioni, alle quali partecipano anche 11 navi lanciamissili Usa e sette unità della Marina sudcoreana. Esercitazioni così complesse non venivano effettuate da 10 anni (l’ultima volta fu nel 2007 nei dintorni di Guam, ma allora non tutte le portaerei erano a propulsione nucleare). Nel weekend le tre portaerei stanno entrando separatamente nella zona di esercitazioni in acque internazionali a Est della penisola coreana, dove da lunedì opereranno congiuntamente in un impressionante dispiegamento di potenza aeronavale.
Separatamente, fonti governative giapponesi hanno fatto sapere che tre unità della Forze di Autodifesa Marittime effettuano oggi una esercitazione congiunta con gli americani. Si evita accuratamente di parlare di esercitazione a tre perché i sudcoreani non le vogliono, nella teoria più ancora che in pratica: la Corea del Sud non ha una alleanza con il Giappone e non intende averla né dare l’impressione di averla, per motivi non solo storici legati al passato ma politici molto contemporanei. Secondo indiscrezioni, l’inatteso riavvicinamento tra Seul e Pechino annunciato lo scorso 31 ottobre – dopo un anno di tensioni connesse all’installazione nella penisola del sistema antimissilistico americano THAAD – è avvenuto anche perché il Governo sudcoreano ha dato assicurazioni che mai la sua alleanza militare con gli Usa si estenderà a una alleanza a tre con il Giappone.
Se sui mari si evoca lo spettro della guerra, al vertice Apec in Vietnam si invoca la pace: i presidenti Moon Jae-in e Xi Jinping hanno avuto ieri un incontro bilaterale, da cui è emerso che i due Paesi opereranno congiuntamente per una soluzione pacifica del problema nordcoreano attraverso il dialogo, oltre a rimettere i loro rapporti economici su un binario normale «in tutti i campi». Moon andrà a Pechino il mese prossimo, mentre Xi ricambierà a febbraio in occasione delle Olimpiadi invernali di PyeongChang. Anche se la visita di Trump a Seul ha esaltato l’alleanza militare bilaterale e aperto alla vendita di più sofisticate armi americane ai sudcoreani, è evidente che Seul resta attenta a non sbilanciarsi contro Pechino. Lo dimostra anche il disagio con cui ha accolto il nuovo concetto americano di «regione Indo-Pacific», che appare orientato al contenimento della crescita dell’influenza regionale cinese. Ieri, infine, l’incontro bilaterale tra Xi e il premier giapponese Shinzo Abe ha avuto risultati più vaghi: i due leader - recentemente rafforzati politicamente - hanno concordato sulla potenzialità di migliorare le relazioni bilaterali, oltre che sulla necessità di premere per una denuclearizzazione della penisola coreana.