il manifesto 8.11.17
Parte la lista unitaria Mdp-Si, attesi i civici. E poi arriverà Grasso
Sinistre&alleanze.
L’area del Brancaccio decide il 18, assemblee il 19 per i due partiti. A
dicembre la scelta del leader. Che dice: «Paese stanco e deluso, ridare
speranza». Il presidente del senato resta ’istituzionale’ fino a fine
manovra e punta a includere. Pisapia: no alla ridotta
di Daniela Preziosi
La
navigazione non sarà facile, il non smagliante risultato siciliano
riporta tutti con i piedi per terra, ma le sinistre sciolgono le vele. E
partono verso una lista «unitaria». Se sarà anche «unica» si vedrà.
IERI
MDP HA RIUNITO la sua direzione e ha lanciato nuovi affondi contro
Renzi. Bersani invita a dire «un bel no all’arroganza» del suo ex
segretario, e si incarica di rispondere alle vaghe offerte di alleanza
di Dario Franceschini: «Se ci vengono attorno con dei tatticismi perdono
tempo perché gli elettori non ci seguirebbero. Il Pd è in condizione di
chiudere una fase nei contenuti?». La domanda è retorica, il Pd non ha
intenzione – né possibilità – di cambiare linea. Quindi, nonostante i
boatos da Transatlantico, la strada per le alleanze è sbarrata. Peraltro
nel Pd i frondisti antirenzi lanciano proposte irricevibili da questa
parte. Come la premiership futura di Gentiloni, a cui Mdp sta per votare
contro sulla manovra. O quella del ministro Minniti, contestato e
detestato dopo la vicenda Ong e i patti con la Libia sui migranti. Nel
pomeriggio alla camera Lorenzo Guerini (Pd) sonda Nico Stumpo (Mdp). La
risposta che riceve: «Non è neanche questione di nomi, tu ci vedi a fare
una campagna elettorale con lo slogan ’abbasso le tasse’?».
MA IL
SEGNALE DELLA PARTENZA della lista è il documento che vede la luce dopo
mesi di buio delle stanze chiuse. Una tela di Penelope, più volte in
procinto di essere lanciato sin dal lontano primo luglio (giorno della
malnata creatura politica con Pisapia, Insieme). Stavolta il testo è
parto delle quattro forze che si sono sedute a un tavolo di via
Zanardelli, concordando riga per riga. Guglielmo Epifani a nome di Mdp,
Giovanni Paglia per Sinistra italiana, il costituzionalista Andrea
Pertici per Possibile, lo storico dell’arte Tomaso Montanari per i
civici del Brancaccio. Diecimila battute, alcune questioni di principio e
di programma: ispirazione alla Costituzione, ambientalismo e economia
circolare, la centralità del lavoro e l’obiettivo della piena
occupazione (ovviamente la cancellazione del jobs act), investimenti
pubblici, sud, diritti civili (ius soli e testamento biologico), pari
dignità delle donne.
LA NOTIZIA STA IN FONDO: «Ci impegniamo a
costruire una lista comune alle prossime politiche: una lista che
appartenga a tutte e tutti quelli che vorranno partecipare, insieme e
nessuno escluso, e che si riconoscano nelle proposte e valori del nostro
programma». Invito a: «Tutte le esperienze del civismo, a chi lavora
quotidianamente nell’associazionismo, alle forze organizzate del mondo
del lavoro, ma soprattutto a tutte le donne e gli uomini trascinati in
basso dalla crisi, che hanno bisogno di una politica diversa per
risollevarsi; ai tanti portatori di competenze che non trovano occasione
per metterla in pratica, a coloro che ce l’hanno fatta ma non si
rassegnano a una condizione diversa di tanti».
MDP E SINISTRA
ITALIANA, come già anticipato dal manifesto, procederanno con assemblee
in parallelo per l’approvazione del testo. Per gli ex Pd la road map è
annunciata da Roberto Speranza: «Dal 9 al 18 novembre le assemblee
provinciali, il 19 l’assemblea nazionale a Roma. L’ultimo weekend di
novembre un momento di partecipazione democratica dal basso, unitaria, e
poi a dicembre una fase, un momento comiziale, di tutte le forze
politiche della sinistra in una lista unita. Lì ci sarà la prova del
nove». Cioè il sì finale alla lista. Per Si è il segretario Nicola
Fratoianni a dare i tempi: assemblee territoriali e assemblea nazionale,
sempre il 19 sempre a Roma. Civati ha sbrigato le pratiche interne un
mese fa e deve solo riaggiornare il suo sì.
Fin qui tutto liscio:
il testo è concordato fin nelle virgole. I colpi di scena potrebbero
arrivare invece dall’assemblea del Brancaccio.
I CIVICI SI
VEDRANNO il giorno prima, il 18 a Roma. E decideranno. Ma si sa già che
almeno una componente della loro assemblea, il Prc, non ha intenzione di
allearsi con gli ex Pd e già lamenta eccessi di mediazione. Ieri
Falcone e Montanari hanno pubblicato sul loro sito un comunicato sul
voto siciliano. Con un passaggio a proposito del documento concordato:
«È solo il punto di partenza per un percorso che dovrà immediatamente
allargarsi a tutte le forze che vorranno condividerlo e migliorarlo (a
partire dall’Altra Europa e dal Prc)», che non erano al tavolo, «e che
dovrà darsi regole chiare per le decisioni assembleari su programma,
leadership e candidature». Insomma, l’assemblea è sovrana. Chi andrà in
minoranza che farà?
E POI C’È IL CASO GRASSO, last but not least.
Il presidente del senato, leader in pectore, è corteggiatissimo. Ieri
Bersani e D’Alema gli hanno rinnovato chiassosamente la stima. «Noi non
si tiriamo nessuno per la giacchetta. Cerchiamo una persona che abbia un
profilo civico e di sinistra… perciò andrebbe da dio!», ha detto l’ex
segretario Pd. Per far capire che Grasso, nonostante l’incontro avuto
con Pisapia lunedì, è della partita della lista unitaria. Grasso ieri ha
fatto altri incontri, tra gli altri ha visto un esponente di Campo
progressista. Il presidente ha le idee chiare: non abbandonerà il suo
profilo istituzionale fino alla fine della sessione di bilancio della
sua Camera, a occhio fine mese. Per il dopo, c’è chi lo descrive ben
attento a non farsi rinchiudere in una ridotta. Escludendo però la
possibilità di accordo con il Pd. Ieri, alla presentazione di un libro
sulle stragi di mafia, ha usato parole istituzionale che però qualcuno
legge come profetiche del suo futuro prossimo: «L’ansia di cambiamento
di uomini come Falcone e Borsellino è ciò che oggi ci deve spingere a
migliorare questo paese che appare stanco e deluso e a cui dobbiamo
ridare speranza e forza».