il manifesto 7.11.17
Texas, strage in chiesa? «Più parrocchiani armati»
Stati
uniti . Le reazioni dopo i 26 morti di Sutherland Springs. Trump: «Solo
problemi mentali». Nessun movente religioso o razziale dietro al gesto
dell’ex soldato, un fan del mitragliatore AR-15
di Marina Catucci
NEW
YORK David Patrick Kelley, 26 anni, domenica mattina, armato di una
mitraglietta semi automatica, la solita e famigerata AR-15, ha aperto il
fuoco contro i fedeli in una chiesa battista a Sutherland Springs, In
Texas. Prima di tentare la fuga e poi suicidarsi l’uomo è riuscito ad
uccidere 26 persone e ferirne una ventina; le vittime hanno un’età
compresa tra 5 e 72 anni, tra queste anche la figlia 14enne del pastore.
Secondo il governatore dello Stato, Greg Abbott «è la peggiore strage
nella storia del Texas».
IL KILLER È UN EX MILITARE che nel 2012
era comparso davanti al tribunale militare per violenza domestica nei
confronti della moglie e del figlio, era stato condannato a un anno di
carcere militare, degradato e nel 2014 congedato per cattiva condotta. A
suo carico anche un’accusa per maltrattamenti sugli animali.
Kelley
dopo aver commesso la strage ha provato a scappare, ma vedendosi
braccato si sarebbe tolto la vita nel furgoncino pieno di munizioni e di
armi. Abitava a 40 km dalla chiesa, a New Braunfels. Sembra che la
famiglia della moglie frequentasse la chiesa e che questo abbia a che
vedere con la strage. Il movente per gli investigatori «non è di natura
religiosa o razziale. L’uomo aveva manifestato rabbia nei confronti
della suocera, che riceveva sms di minacce». A quanto pare né lei né sua
figlia erano presenti in chiesa domenica.
DALLE ANALISI DEI
SOCIAL del killer, si evince una vera passione nei confronti delle armi,
in special modo la famigerata AR-15 Bushmaster, l’arma utilizzata in
quasi tutte gli eccidi di massa americani.
Ken Paxton, procuratore
generale del Texas, in un’intervista a Fox News ha dichiarato che «la
strage di fedeli nella chiesa di Sutherland Spring, dimostra che c’è
bisogno di più parrocchiani armati che possano rispondere a tono a
minacce simili. Non si possono tenere le armi lontane dalle mani di
persone che intendono violare la legge. L’unica cosa che ferma un uomo
cattivo con una pistola è un uomo buono con una pistola». Paxton ha
concluso citando lo slogan della lobby delle armi, la National Rifle
Association (Nra), e ricordato che dal mese scorso la legge texana
permette alle chiese di proteggere le proprie parrocchie armando i
parrocchiani, servendosi di sicurezza privata o poliziotti in pensione.
Molto
diversa la reazione di tutti gli esponenti democratici, primo fra tutti
Chris Murphy, senatore del Connecticut, lo Stato dove è avvenuta la
strage di bambini di SandyHook, seguito dall’ex vice presidente Joe
Biden e dal governatore di New York Andrew Cuomo, a capo del movimento
dei governatori per il Gun Control.
IN UNO DEI SUOI RARI
INTERVENTI politici, ha preso posizione, via Twitter, anche l’ex
presidente Barack Obama, che durante i suoi due mandati era arrivato
letteralmente alle lacrime nel chiedere al Congresso di mettere limiti
alla libera vendita di armi e che dopo uno dei 18 mass shooting avvenuti
durante la sua presidenza aveva affermato che le stragi di massa sono
molto più un pericolo per l’America che non il terrorismo; Obama ha
ribadito che è un problema di libera circolazione delle armi e ha
chiesto di non farsi prendere dallo sconforto e continuare a lottare per
il gun control.
NON LA PENSA COSÍ TRUMP, che dal Giappone, nel
corso di una conferenza stampa congiunta con il premier giapponese
Shinzo Abe, ha definito la strage un atto di malvagità e poi ha tenuto a
specificare che non è un problema di armi ma di salute mentale.
«Abbiamo molti problemi di salute mentale, così come li hanno altri
Paesi», ha detto Trump.
Oggi gli Stati uniti vanno alle urne in
molti stati per eleggere sindaci e governatori, con sulle spalle
l’attentato terroristico di New York e la strage texana; gli occhi sono
puntati sulla rielezione del socialista De Blasio e l’elezione dei
governatori di Virginia e New Jersey. Per Phil Murphy in New Jersey è
sceso in campo tutto l’apparato democratico, inclusi Obama e Biden che
hanno fatto campagna per lui. E da oggi potrebbe ripartire la rinascita
del partito dopo Trump.