il manifesto 4.11.17
Rosatellum: Mattarella obbligato alla firma, ma serve un messaggio alle camere
di Gianni Ferrara
La
promulgazione della legge recante il «Rosatellum» non lo ha certo
sanato dalle incostituzionalità che lo pervadono. Ha però uniformato i
sistemi elettorali delle due camere, esigenza che il presidente della
Repubblica aveva più volte segnalato come prioritaria. Prioritaria al
fine di precludere risultati elettorali divaricanti la composizione
politica dei due rami del parlamento e di assicurare, invece, omogeneità
e stabilità governativa. La soddisfazione di tale esigenza, stante la
imminente scadenza della legislatura e la comprovata incapacità del
parlamento di legiferare in materia elettorale conformemente a
Costituzione (come dimostrò con l’Italicum ), ha però comportato un
prezzo molto alto. È quello di aver condizionato fortemente il
presidente della Repubblica trattenendolo dall’esercizio del potere,
attribuitogli dall’articolo 74 della Costituzione, di rinviare la legge
alle camere per palese incostituzionalità dei suoi contenuti (oltre che
per i gravissimi vizi procedimentali).
Un ingorgo di emergenze
costituzionali si è infatti addensato sulle funzioni del presidente
della Repubblica investendo sia quelle riconosciutegli dalla dottrina
come garante della Costituzione sia quelle conferitegli come Capo dello
stato dalla stessa Costituzione all’articolo 87. L’ingorgo è stato
risolto sacrificando il primo dei due ruoli. Ne va allora esternata
l’esistenza e va esplicitata la ragione della scelta tra le due
possibili soluzioni. Lo può solo lo stesso presidente Mattarella,
motivando le ragioni della priorità.
Può esserlo con messaggio
alle camere e proprio a seguito della avvenuta promulgazione.
Comporterebbe non pochi vantaggi. Innanzitutto quello di escludere che
il presidente della Repubblica non abbia rilevato i vizi di
costituzionalità della legge e perciò non li abbia indicati al
parlamento. In tal modo confermerebbe la l’attribuzione della funzione
di garante politico della Costituzione che la dottrina riconobbe al
presidente della Repubblica dagli inizi della storia repubblicana.
Potrebbe avere un merito in più e di grande rilievo.
Si
badi. La legge promulgata conserva una disposizione del Porcellum
aberrante dal punto di vista costituzionale ed etico-politico. Ho avuto
già modo di rilevarlo e vedo con piacere che il presidente Napolitano ha
ora autorevolmente espresso un giudizio assolutamente negativo su tale
disposizione. Sì, è quella dell’invenzione dei «capi di forza politica» e
«capi di coalizione». Che mira ad usurpare proprio quel potere che ha
indotto il presidente Mattarella ad insistere perché fossero omologati i
sistemi elettorali delle due camere. Una disposizione volta
oggettivamente e comunque a trasformare la funzione rappresentativa
dell’elezione al parlamento in quella di investitura di «capi».
Ebbene,
il messaggio del presidente della Repubblica al parlamento da
auspicare, e credo da esigere, dovrebbe contenere l’invito a sopprimere
all’articolo 14-bis della legge elettorale le parole «nel quale
dichiarano il nome e cognome della persona da loro indicata come capo
della forza politica».
C’ è tutto il tempo per l’approvazione di
una legge che contenga la soppressione di tale disposizione, una legge
di un solo articolo di sole diciassette parole. Quelle che mirano
all’eversione radicale della democrazia repubblicana.