il manifesto 4.11.17
Fava: «Pd sprezzante con la sinistra, ma Micari perde a prescindere»
Claudio Fava, candidato presidente della Sicilia
intervista di Daniela Preziosi
Claudio
Fava, mai visti tanti esponenti delle sinistre in Sicilia per un voto
regionale. Ieri Bersani, ma anche Fratoianni, e prima D’Alema. Oltre
alla regione, cosa vi giocate nel voto di domani?
Una sinistra
senza aggettivi, consapevole della domanda che arriva dal paese. Per
Renzi la sinistra è residuale, non ha più funzione né progetto di
governo. Noi siamo in campo per entrambe le cose. E se non dovesse
andare bene con il governo, lavoreremo sul progetto.
Sul governo però la partita sembra solo fra due: destre contro M5S. Le destre sono quelle del 2001, quelle del 61 a zero?
Quelle.
Ma più fameliche perché vengono da una lunga astinenza da governo. Con
un compromesso che mette assieme posizioni ormai molto diverse. L’altra
sera Salvini, Meloni e Berlusconi non sono stati capaci neanche di
mettersi d’accordo sul ristorante in cui cenare.
E però sono uniti e favoriti. Sa che le diranno che avrà fatto vincere la destra e perdere il candidato Pd Micari?
Il candidato del Pd perderà a prescindere da me. E noi diremo: potevate non candidare Micari e far vincere Fava.
La morale sarà: sinistre divise fanno vincere le destre. In Sicilia come alle politiche.
Intanto
parlare di «sinistra» per definire il Pd è un’improprietà linguistica. E
alcuni sostenitori di Micari se sentono parlare di sinistra mettono la
mano alla pistola. Da Alfano a Cardinale. Era improponibile far parte di
una compagnia di giro in cui si sta insieme per obbedienza elettorale,
ma senza rivolgersi parola perché ciascuno disistima l’altro.
Orlando, il ministro, dice già che dopo il voto di domani vi dovreste sedere tutti intorno a un tavolo.
Loro
dovranno senz’altro sedersi intorno al loro tavolo per capire quante
cose hanno sbagliato. Non solo ad affidare a Renzi una leadership senza
se e senza, ma anche le alleanze: l’idea sprezzante di considerare la
sinistra un ornamento elettorale mentre i giochi di potere si fanno a
destra con Berlusconi e con Alfano.
Renzi ha giusto fatto un passaggio nell’isola.
Sembrava Borgart in Casablanca, parlava con i motori dell’aereo accesi. È venuto a dire una sola cosa: non votate Fava.
Renzi non ci ha messo la faccia perché sa di aver perso?
Sa
di aver perso e non ha altri argomenti. A parte di non votare me ha
fatto appello ai padri democristiani. A Catania, dove un pezzo della Dc
si è divorato la città. È stato imbarazzante per gli stessi ex dc.
Parliamo
dei cosiddetti impresentabili. Sulle liste dei suoi avversari ha fatto
lei il lavoro che non ha fatto la commissione antimafia?
La
commissione antimafia fa quello che fanno i giornalisti, mette insieme
le notizie dei carichi pendenti, le vicende giudiziare in corso. E
infatti i 5 stelle hanno fatto solo copia-incolla. «Impresentabili»
invece sono anche quelli incensurati ma che hanno un profilo morale
discutibile, una storia familiare, quelli che esprimono un contesto. La
politica deve fare un lavoro a monte, non limitarsi ai certificati dei
carichi pendenti. Se i 5 stelle si fossero fatti una domanda non
avrebbero candidato Li Destri, cugino di un capomafia di un paese di
3mila abitanti. Né Musumeci avrebbe candidato Pellegrino, fratello di un
capomafia di Catania.
Sta parlando di persone incensurate. E di processi non conclusi.
Sto
parlando di opportunità politica. Musumeci ha ascoltato le
intercettazioni del suo candidato e poteva fare una valutazione
politica. Così Cancelleri: nel suo caso stiamo parlando di due cugini in
un paese di 3mila abitanti. Uno dei due è il referente di Cosa nostra.
Cancelleri ha candidato l’altro: può anche essere persona specchiata, ma
il tema dell’opportunità sono capaci di porselo questi giovanotti?
Da vicepresidente della commissione antimafia ha avuto accesso a dati cui altri non arrivano?
No, non ho partecipato alle riunioni della commissione. E ho usato gli strumenti che avevano anche gli altri candidati.
Fava, dà un’immagine della Sicilia che sembra quella di trent’anni fa. È ancora così?
Che
Cosa nostra sia presente in questa campagna elettorale è un fatto. Ma
non andando a frugare nei seggi, come pensano i 5 stelle. Aspetta di
vedere chi vince per capire in che modo essere presente nei processi
della spesa pubblica. Stiamo parlano di una regione con un bilancio da
23 miliardi, con 20 miliardi di fondi europei, in questi anni una parte
della spesa pubblica è stata intercettata da aziende collegate tramite
prestanome a Cosa nostra. Rispetto a vent’anni fa gli strumenti di
intercettazione della spesa pubblica si sono affinati, sono meno
visibili e più efficaci, utilizzano un pezzo della classe dirigente e
delle professioni. È quello che ha fatto la mafia 2.0 di Messina Denaro.
Insomma la mafia è forte e non è stata mai sconfitta?
No,
affatto. Sul piano della presenza militare sul territorio è molto più
affannata, ma sulla capacità di essere dentro l’economia dell’isola non è
affatto sconfitta.
A proposito di Sicilia d’antan. Micari e Leoluca Orlando hanno fatto un comizio in chiesa.
Una
piccola vergogna, la foto del sindaco il prete e il candidato, sembrava
una roba da don Camillo e Peppone. Cose così Micari ne ha fatte molte.
Come la lettera ai docenti e studenti dell’Ateneo di cui è rettore. O la
visita di cortesia a Mario Ciancio: ma non lo hanno informato che è un
signore rinviato a giudizio per concorso in associazione mafiosa?
Berlusconi promette: toglieremo il bollo auto.
Sarà tre volte Natale, festa tutto l’anno, e toglieremo il bollo.
Se vincono i 5 stelle voi potreste dare una mano?
Darò
una mano sul merito dei provvedimenti a chiunque faccia cose buone. Se
la domanda è se verso i grillini ho meno pregiudizi rispetto a Musumeci,
all’inizio forse sì. Ma ormai dimostrano una tale protervia che
comincio a pensare che siano vuoti di intenzioni. In cinque anni di
opposizione non hanno fatto una sola battaglia politica di cui si
conservi memoria. Li sento parlare di ispettori dell’Osce sul voto. O
non hanno capito nulla o pensano che i siciliani siano bambini da
stupire con i palloncini e i clown. Promettono di chiamare manager
piemontesi, come se il problema fossero i siciliani e non ’gli amici’
che vengono nominati.
La «antimafia sociale» non le è stata tutta accanto come ci si aspettava. O no?
Penso
di sì, ma non ho tirato nessuno per la giacca. Faccio un esempio: ho
scelto come assessora Gisella Manno Zagarella non perché è di Libera
(associazione fondata da don Ciotti, ndr) ma perché è amministratore di
una delle aziende confiscate che ha saputo rilanciarsi.
L’ex pm Ingroia invece non sta con lei. Dispiaciuto?
Non
me ne frega nulla. Ha detto no a una proposta che nessuno gli ha fatto.
Crocetta gli ha dato uno stipendio, voleva dirgli che non sta con Fava.
Crocetta non è sopravvissuto a se stesso o al Pd?
Intanto
a se stesso, ha messo insieme una serie di gaffe. Fa tenerezza oggi
che, rimasto fuori da tutto, dice ’Renzi è una persona d’onore’ mi
metterà in segreteria. Pretesa mite, fossi in Renzi lo accontenterei,
non se ne accorgerebbe nessuno. Ma che tristezza.
Neanche Pisapia sta con lei.
Non
sposta un voto. Nessuno si è accorto della assenza. E un dirigente
politico che non è in condizione di avere un’opinione su quello che
accade in Sicilia non è in condizione di averla sul paese.
Ha sentito il presidente del senato Grasso?
No,
l’ho visto alla festa di Mdp. Mi ha detto cose che non devo riferire
per rispetto alla seconda carica dello stato. Mi ha fatto un sorriso che
mi ha rallegrato. Al di là del dato elettorale, senza esserci mai detti
nulla, con lui ho la sensazione di stare dallo stesso lato della
barricata.