il manifesto 3.11.17
Lo «smemorato» Netanyahu da Balfour a Rabin
di Zvi Schuldiner
Nelle
strade di Beer Sheva (sud di Israele), in questi giorni hanno sfilato
australiani, neozelandesi e alcuni inglesi. Il premier Netanyahu ha
partecipato a una curiosa celebrazione: 100 anni fa, le truppe inglesi
entravano in Palestina cacciando i turchi dall’area.
Era in corso
la prima guerra mondiale. Gli inglesi cercavano alleati e valutarono il
fatto che gli ebrei avrebbero potuto essere un fattore di potere sia
nella nascente rivoluzione russa sia negli Stati uniti. Mentre membri
del governo lanciavano avvertimenti su una possibile, incombente
tragedia, lord Balfour dichiarò che l’allora potenza coloniale avrebbe
contribuito a creare una patria per il popolo ebraico.
Gli
oppositori a quest’idea non erano precursori dei diritti nazionali dei
popoli o dei palestinesi; semplicemente ritenevano che la Dichiarazione
avrebbe potuto pregiudicare la posizione inglese verso gli alleati arabi
nella regione.
Ahad Haam – un ebreo che nel movimento sionista
poneva sempre l’accento sul sionismo spirituale e sulle sue esigenze
morali, un sionismo con radici storiche nel passato della Palestina ma
che doveva aderire ai valori umani fondamentali – sottolineò che il
giusto riconoscimento dei diritti degli ebrei non avrebbe dovuto andare a
scapito delle popolazioni locali e chiese di non trascurare la
questione. I suoi testi ebbero notevole influenza sui fondatori di Brit
Shalom, piccolo ma influente gruppo di intellettuali e accademici ebrei,
che anni dopo avrebbero militato per uno Stato bi-nazionale.
Il
leader palestinese Abu Mazen si rivolge agli inglesi dicendo che devono
chiedere scusa ai palestinesi. Ma così miglioreranno forse i libri di
storia dopo cento anni?! Forse è più «realistico» Netanyahu, il quale
pretende di capitalizzare la Dichiarazione Balfour per riaffermare le
esigenze israeliane.
È arrivato a Londra inventandosi una nuova
vacanza di quattro giorni. Gli inglesi non ricevono volentieri
Netanyahu, ma intanto può sottrarsi al clima pesante di questi giorni:
due giorni fa sono cominciate le commemorazioni per l’assassinio del
premier Isaac Rabin e questo gli crea alcuni grattacapi.
Durante
la commemorazione ufficiale, il figlio di Rabin ha detto che la
situazione agitata e l’aggressione antidemocratica non sono finite. Con
chiara allusione a iniziative ufficiali e all’appoggio governativo a
diversi progetti di legge antidemocratici mentre si accentua un clima di
aggressione e persecuzione contro ogni dissidenza.
Anche il
presidente Rivlin si è riferito alla necessità di rispettare le regole
della democrazia e il povero premier ha potuto rispondere solo che il
suo ruolo consisterà nel consolidare il clima di unità e democrazia.
Senza esagerare. È pur sempre Benjamin Netanyahu.
Nei
giorni di Oslo, fu l’artefice principale delle proteste contro Rabin.
Rabbini e leader della destra accusarono con grande fervore i traditori:
questi ultimi volevano «consegnare al nemico le terre sacre dateci da
Dio».
Netanyahu e l’ultradestra attribuirono a Rabin la colpa
delle vittime uccise in attentati terroristici. Il terrore e la
debolezza. Il tradimento. Rabin vestito con l’uniforme nazista.
Netanyahu che sfila con i suoi compari e «non vede» il sarcofago
simbolico retto dai suoi accoliti a pochi metri di distanza.
Netanyahu
e Sharon «non vedono» i cartelli e gli appelli a «espellere Rabin con
il sangue e il fuoco» nella famosa manifestazione fascista a
Gerusalemme, poco tempo prima del suo assassinio. I rabbini gridano al
tradimento e forniscono le basi ideologiche per la liquidazione di Rabin
che stava compiendo il crimine di consegnare al nemico le sacre terre.
Sabato
ci sarà una grande celebrazione a Tel Aviv. Senza politica, dicono gli
organizzatori. Saranno presenti anche esponenti della destra…per
sottolineare l’appello all’unità del popolo.
Intanto il deputato
israelo-palestinese Baalul, dello schieramento laburista, sostiene che
non andrà all’evento per la dichiarazione Balfour e il nuovo leader del
partito sostiene che non c’è posto per gli estremisti nel partito.
Gabay,
il nuovo grande leader, è impegnato ad attrarre ebrei di destra… in
effetti il laburismo a poco a poco è diventato una sbiadita versione
«moderata» del Likud di Netanyahu.
Il primo ministro a Londra
parla agli inglesi del grande Balfour e dei diritti di Israele. I suoi
viaggi all’estero sono un’invenzione geniale sia per riaffermare
l’intransigente politica coloniale israeliana sia come scappatoia: le
forze di polizia gli chiedono di dedicare tempo a gravi indagini per
corruzione ed egli non ha tempo.
In più, non è tanto gradevole
essere presente in Israele mentre si parla talmente di Rabin, e alcuni
screanzati osano ricordare il ruolo di Netanyahu negli eventi criminali
di quel periodo.