il manifesto 2.11.17
Strage saudita in Yemen. Gentiloni: «Riyadh stabilizza»
Medio
Oriente. Bilancio di 29 morti, colpiti un mercato e un hotel poco ore
dopo l'incontro con la delegazione italiana. Il primo ministro in
visita: «Aumentare gli scambi con i Saud»
di Chiara Cruciati
Il
bilancio dell’ennesima strage saudita in Yemen è al momento di 29
morti: un raid nella provincia settentrionale di Saada ha centrato un
mercato e un hotel. Come il 23 agosto, quando le bombe di Riyadh fecero
collassare un albergo nella capitale Sana’a, uccidendo 60 persone.
Saada
è territorio dei ribelli Houthi, a poca distanza dal confine nord con
l’Arabia saudita, ripetutamente colpito e di nuovo ieri teatro di
massacro.
Chi era presente racconta la devastazione: non c’è più
nulla, solo macerie, pezzi di metallo mescolati a brandelli di corpi,
cadaveri sfigurati e impossibili da riconoscere. Le stesse parole usate
per ogni strage delle decine, centinaia che hanno costellato gli ultimi
due anni e mezzo di guerra in Yemen.
A capo della coalizione
sunnita anti-Houthi c’è proprio Riyadh: poche ore prima del raid,
l’ambasciatore saudita in Yemen, Al Jaber, diceva all’inviato delle
Nazioni Unite, Ismail Ould Cheikh Ahmed, che la petromonarchia è
impegnata nella ricerca di una soluzione politica alla «crisi».
L’unica
vera soluzione è interrompere il flusso di armi che dall’Europa e gli
Stati uniti piovono su Riyadh. Eppure l’Occidente continua a fare la
fila fuori dalle porte del regno.
In questi giorni è toccato
all’Italia: nel suo tour asiatico e mediorientale il primo ministro
Gentiloni è passato martedì per Riyadh per raggiungere ieri Emirati
arabi e Qatar.
Dalla corte di re Salman Gentiloni ha espresso
l’enorme interesse italiano a sviluppare maggiori rapporti commerciali,
soprattutto in vista del piano di riforme Vision 2030, fortemente voluto
dal nipote di re Salman, Mohammed. È lui che Gentiloni ha incontrato
insieme all’ad di Leonardo Profumo, quello di Eni De Scalzi e di quello
di Finmeccanica Bono.
«Un progetto di questa ambizione non può che
interessare l’Italia», ha detto il primo ministro che ha poi citato il
piano di costruzione di una nuova città, Neom, a cui sono interessate
(onda lunga della normalizzazione occulta) anche aziende israeliane: «Un
luogo di concentrazione per la robotica, la logistica e il trasporto
compatibile sul piano ambientale. Qualcosa che l’Italia non può
ignorare».
Ma gli elogi sono andati davvero oltre: Riyadh ha un
ruolo di primo piano nella stabilizzazione politica del Mediterraneo, ha
detto Gentiloni. Poche ore dopo, un hotel e un mercato sparivano sotto
le bombe saudite.