mercoledì 29 novembre 2017

il manifesto 29.11.17
Biotestamento, si può fare. Ma il Senato ancora tentenna
FIne vita. Sit-in a Montecitorio dell’Associazione Coscioni, con Radicali italiani e Campo progressista. Pressing del M5S, appello del ministro Martina, Bersani e Delrio insistono anche sulla cittadinanza
di Eleonora Martini

Il ministro Graziano Delrio non ha dubbi: non solo il biotestamento ma anche la legge sulla cittadinanza sarebbero, nelle intenzioni del Pd, da incassare entro la fine della legislatura: «Faremo la nostra battaglia fino in fondo, non abbiamo nessun dubbio che entrambe vanno perseguite – ha affermato ieri da Radio Capital – Poi è chiaro che bisogna lavorare con il parlamento e che bisogna correre. Se ci sarà bisogno di mettere la fiducia io credo che il presidente del Consiglio prenderà le decisioni giuste». Il titolare dei Trasporti fa la sua parte, ma se la strada per varare il testo sulle Dichiarazioni anticipate di trattamento (Dat) è tutta in salita e puntellata da varie possibili soluzioni procedurali per evitare l’ostruzionismo, quella dello ius soli è decisamente già quasi scomparsa dalle mappe parlamentari, sia per l’impopolarità del tema che per i tempi ristretti, per la risicata maggioranza dei consensi e per il prevedibile fallimento di un’eventuale ricorso alla fiducia.
Ai dem, per fare qualcosa di sinistra, non rimane che puntare sul biotestamento ma in Senato la capigruppo che dovrebbe calendarizzarlo è slittata di nuovo: la riunione si terrà domani, ma al centro dell’attenzione c’è soprattutto la legge di Bilancio e la relativa questione di fiducia da votare. Dunque bisognerà aspettare probabilmente lunedì o martedì della prossima settimana per sapere se e quando la legge che può contare su un appello sottoscritto da 26 mila cittadini, i quattro senatori a vita e oltre 70 sindaci sarà quanto meno discussa in Aula.
A rimarcare l’importanza di «approvare immediatamente e senza variazioni» la norma sul fine vita «che consente alle persone di decidere sulla propria vita», ci ha pensato l’Associazione Luca Coscioni che ieri ha manifestato a piazza Montecitorio con un sit-in al quale hanno partecipato anche i Radicali italiani e Campo progressista, e che ha raccolto il consenso perfino della vicepresidente del Pd (spaccato al proprio interno sul tema) Barbara Pollastrini. «Domani manifesteremo di nuovo, stavolta davanti al Senato con un walk around, che non ha bisogno di autorizzazioni – spiega la segretaria dell’associazione, Filomena Gallo – e ci saremo anche la prossima settimana, fino a quando la legge non sarà calendarizzata e approvata». «Se c’è la volontà politica – aggiunge Riccardo Magi, segretario di Ri – si può trovare il tempo e creare le condizioni per approvare sia le Dat che lo ius soli».
La pensa così anche Pierluigi Bersani, leader di Mdp: «Bisogna farli tutti e due, c’è tempo per farlo. Noi ci siamo, ne votiamo tre di fiducie».
Ma a votarla, la fiducia, non ci starebbe sicuramente il M5S (contrario in ogni caso allo ius soli) che invece insiste sulle Dat e risponde allo sciocchezzaio di Matteo Salvini che aveva sentenziato: «Io più che del fine vita mi preoccupo della vita e a me piacerebbe che questo Parlamento si occupasse degli italiani che stanno vivendo». «Il #BioTestamento serve ai vivi. È un diritto sacrosanto – twitta Alessandro Di Battista – Il Mov5Stelle chiede la sua immediata approvazione. Si può fare in 24 ore!». E non ci sta neppure l’alleato di governo: «Su biotestamento e ius soli siamo stati molto chiari, non accetteremo nessuna richiesta di fiducia da parte del governo», ribadisce il coordinatore nazionale di Ap, Maurizio Lupi.
E allora la soluzione potrebbe essere quella già sondata dalla senatrice Pd Emilia De Biasi, il cosiddetto «canguro», ossia il voto unico su tutti gli emendamenti accorpati che consente di aggirare le manovre ostruzionistiche di Ap, Fi e Lega. La relatrice in commissione, prima di dimettersi per portare il testo direttamente in Aula, aveva infatti scritto al presidente Pietro Grasso, il quale aveva risposto lasciando la porta aperta all’eventuale procedura.
Una soluzione che potrebbe incassare perfino qualche voto tra i liberali del centrodestra, ai quali si rivolge il ministro Maurizio Martina, vicesegretario del Pd, con un appello alla «sensibilità» di ogni parte politica: «Chi ha dovuto come me, in casa, nell’esperienza familiare, avere a che fare con storie di questo tipo, quando vede questi temi buttati lì in un modo troppo propagandistico, chiede un alt per il bene di tutti».