il manifesto 28.11.17
Il fallimento italiano in Africa non insegna nulla
Che cosa è andato a fare in Tunisia il Presidente del Consiglio?
Ecco
la risposta sintetica di diversi quotidiani: «Portare aiuti alla
Tunisia perché chiuda la rotta ai migranti». Gentiloni visiterà altri
paesi africani, ma non andrà in Libia.
Comunque, già che era da
quelle parti, si è espresso anche sulle relazioni sulla ex-colonia: dopo
aver dichiarato che le condizioni dei migranti sub-sahariani in Libia
sono «terrificanti» e «disumane», ha auspicato un miglior coordinamento
con le «autorità libiche» per lottare contro «il traffico di essere
umani».
Gentiloni è uomo sensibile ai diritti umani e sociali,
sembra. E allora perché rilasciare dichiarazioni tanto contraddittorie,
al limite dell’insensatezza, per chi lo legge o lo ascolta?
Se le
condizioni dei migranti sono così atroci – come riportano i media di
tutto il mondo, Ong varie e Nazioni Unite – perché accordarsi con i
responsabili delle atrocità, cioè fazioni che non governano nulla,
signori della guerra e capi delle milizie che imperversano in Libia?
La risposta è semplice: al governo italiano importa solo che i migranti non partano per l’Italia, quale che sia il loro destino.
E
infatti proprio mentre Gentiloni parlava annegavano in mare e pure
«dilaniati dagli squali» altri disperati fuggiti dalle coste libiche e i
sopravvissuti al naufragi subito sono stati riportati nei centri di
detenzione in Libia.
Ecco il senso dei famosi accordi di Minniti,
il braccio poliziesco del governo Gentiloni, con il fantomatico governo
Serraj e gli altri capi bastone.
Non bisogna stancarsi di ripetere
che si tratta di uno scambio orrendo, che copre di vergogna il nostro
paese: l’Italia dà aiuti militari ai libici perché ci tengano lontano i
migranti, perché insomma se ne occupino loro come preferiscono.
La
cosa è talmente ovvia che è stato lanciato dal governo italiano un
bando perché le Ong gestiscano i centri di detenzione in Libia. Come
dire: sappiamo che quelli li torturano, li derubano e un po’ li
uccidono. Andate un po’ a vedere se riuscite a farli torturare e
uccidere un po’ meno. Se mai una Ong accetterà, bisognerà denunciarla
come connivente del governo italiano e quindi di quei libici che
uccidono e torturano.
Il governo italiano ha talmente la coda di
paglia in materia che la ministra Pinotti ha dichiarato che il
«terrificante» trattamento dei migranti è precedente agli accordi di
Minniti con i libici.
E allora, se lo si sapeva – e Minniti, con
tutti i servizi segreti che frequenta da anni, non poteva non saperlo -,
perché fare accordi con quelli? Non era ovvio, allora come oggi, che
l’ossessione per il blocco delle rotte migratorie, nell’Africa sahariana
e nel mar Mediterraneo, avrebbe causato una violazione di massa dei
diritti umani, e cioè stragi per terra e per mare?
Tra quegli
accordi ce n’era uno davvero letale: che sia la guardia costiera libica,
dotata di navi italiane, a occuparsi di fermare i barconi in acque
internazionali, impedendo i soccorsi alle navi delle Ong umanitarie. Le
quali, di fatto, hanno dovuto fermare gli interventi (anche a questo e
non altro è servita l’immonda campagna contro i salvataggi promossa
dalla destra, da Salvini a Di Maio).
E così si moltiplicano le
denunce dell’inazione italiana, come ha fatto ieri Sos Méditerranée e
delle aggressioni della guardia costiera libica contro le navi
umanitarie. E si moltiplicano nell’indifferenza generale gli annegamenti
di uomini, donne e bambini.
Naufragi e sbarchi sono ripresi alla
faccia del nostro governo (quanto ad Alfano, il diretto interessato, chi
l’ha visto?). Insomma, Minniti ha fallito l’obiettivo che si era posto,
e cioè delegare tutta la faccenda agli africani.
Ma il fallimento
non insegna nulla. Anzi. Oggi Gentiloni è ad Abidjan al vertice
Europa-Africa con un po’ di imprenditori pubblici e privati al seguito.
Ci
va, buon ultimo dopo Francia e Germania, per fare un po’ d’affari e
soprattutto per generalizzare a tutta l’Africa la lotta contro «il
traffico di esseri umani», cioè per bloccare le emigrazioni in partenza.
Visti gli effetti degli accordi con La Libia, nuove stragi si annunciano.