venerdì 24 novembre 2017

il manifesto 24.11.17
La crescita produce precariato: record nei primi 9 mesi del 2017
Osservatorio sul precariato dell'Inps. Dall’avvio del Jobs Act nel marzo 2015 la sostituzione del lavoro a tempo indeterminato con il lavoro precario a vita procede a passo di carica
Studente, a Torino
di Roberto Ciccarelli

Finiti i soldi dell’assistenzialismo statale alle imprese, crollano i nuovi contratti a «tempo indeterminato» (10 mila in meno), mentre quelli a termine macinano record su record e, dopo l’abolizione dei voucher, il lavoro a chiamata ha registrato un boom del 133% nei primi nove mesi del 2017.
L’OSSERVATORIO sul precariato dell’Inps ieri ha confermato un risvolto della «crescita» tanto celebrata. L’unico modo per creare nuova occupazione – più dell’80% precaria e a termine – è pagare con i soldi pubblici o quelli europei le imprese. Anche così si spiega l’aumento delle assunzioni con il programma «Garanzia giovani» (42.500) e con il bonus assunzionale per i giovani del Sud (86.412). Il guaio è che i fondi necessari per assicurare una rendita al capitale sono finiti. Dopo i 18 miliardi per assumere con il «Jobs Act», l’occupazione che cresce non è quella prevista a tempo indeterminato, ma quella a breve e brevissimo termine, grazie alla «riforma» Poletti dei contratti a termine. La cancellazione della «causale» ha portato a questa situazione: nei primi nove mesi del 2017 sono stati stipulati 909.362 nuovi rapporti di lavoro. Le trasformazioni dei contratti «precari» in tempo indeterminato sono state 214.819, di cui 56.772 sono gli apprendisti. Questo significa che almeno 695 mila contratti sono «atipici». Dall’avvio del Jobs Act nel marzo 2015 la sostituzione del lavoro a tempo indeterminato con il lavoro precario a vita procede a passo di carica.
IL JOBS ACT ha creato un altro problema. Nel pieno della crisi ha inasprito le regole della cassa integrazione (Cig), provocando un crollo dei sussidi: -39,8% rispetto in dieci mesi. Questo non avviene per un’aumento dell’occupazione, ma perché i lavoratori non possono ottenere la Cig. Così si tutelano ancora le imprese, non i diritti delle persone.