il manifesto 23.11.17
A nome dei tanti elettori che non sanno per chi votare
Sinistra.
Il comportamento di certi aspiranti federatori, all’opera negli ultimi
mesi, ci sono costruttori che si sono rivelati sabotatori (periamo
inconsapevoli)
di Tana de Zulueta
Sono una dei
tanti elettori italiani che guardano con vera preoccupazione
all’appuntamento delle prossime elezioni perché, semplicemente, non
sappiamo per chi votare.
Siamo elettori orfani, persone alla
ricerca di un partito o una lista credibili, con candidati pronti ad
affrontare un’elezione nazionale proponendo risposte di sinistra alle
sfide del tempo: in primo luogo quelle del lavoro e delle
disuguaglianze. Ma anche la sfida del clima e dell’ambiente,
dell’istruzione e della sanità, del diritto e soprattutto dei diritti.
Quello che cerchiamo è una proposta politica che possa guardare al mondo
in cui ci troviamo, a cominciare dallo stesso mare Mediterraneo che ci
circonda.
PROBABILMENTE ABBIAMO votato in modi anche diversi alle
ultime elezioni, ma di una cosa siamo convinti: riteniamo che alla luce
dei fatti, delle alleanze che ha stretto e delle leggi approvate dagli
ultimi due governi (e di quelle passate nel dimenticatoio), l’attuale
Partito Democratico non può o non vuole formulare le risposte che
rivendichiamo. Per questo motivo ci appassionano ben poco le ultime
manovre in atto per cercare una pezza che sia a sinistra. Vogliamo
andare avanti.
E siccome la speranza sarà pur sempre l’ultima a
morire, continuiamo a guardare con interesse alla discussione in corso a
sinistra per la formazione di una lista comune. Siamo realisti,
l’obiettivo non è semplice, trattandosi, almeno in parte, di una
ricomposizione tra soggetti che hanno preso strade diverse. Ma avremmo
salutato con piacere delle voci nuove nel panorama un po’ polveroso
della sinistra italiana. E’ stata un’attesa lunga e frustrante.
Guardando
infatti il comportamento di certi aspiranti federatori durante gli
ultimi mesi, ci sono costruttori che si sono rivelati – speriamo
inconsapevoli – sabotatori, facendo deragliare più di un tentativo
avviato per mettere in piede un vero contendete di sinistra. In questo
modo al Pd è stato lasciato campo libero per continuare a rivendicare
uno spazio politico e la rappresentanza degli interessi di molti
elettori che ha, nei fatti, abbandonato da tempo.
È STATO PERSO
MOLTO, troppo tempo prezioso, e la delusione in giro a questo punto è
tanta. Questo renderà ancora più difficile il compito dei giocatori
rimasti in campo, e in particolare dei promotori dell’assemblea
nazionale per la costituzione di una nuova proposta politica di sinistra
del 2 dicembre, fin qui Roberto Speranza, Pippo Civati e Nicola
Fratoianni, a nome dei rispettivi movimenti.
Forse se ne
aggiungeranno altri, speriamo di si, perché con la rinuncia a
partecipare dei due principali promotori di ’Alleanza popolare per la
democrazia e l’uguaglianza’, meglio noti come quelli del Brancaccio’,
dopo un percorso di ben 98 assemblee in giro per il paese con
l’obiettivo specifico della costituzione di una lista comune, la futura
aggregazione ha perso la sua unica componente ‘civica’, guidata da due
promettenti new entry sulla scena politica nazionale: Anna Falcone e
Tomaso Montanari.
Senza di loro l’appuntamento del 2 dicembre
rischia di perdere , la freschezza del nuovo, ma soprattutto respiro:
l’eco del movimento di opinione, in particolare di giovani, che
contribuirono in modo decisivo a fare vincere il ‘No’ nel referendum
costituzionale dell’anno scorso.
MA C’È UN ALTRO MOTIVO che ci fa
rimpiangere la loro assenza. Ai due portavoce del Brancaccio va dato
atto che sono stati gli unici a porre con forza la questione delle
regole per la selezione dei candidati della futura lista comune. Non è
una questione da poco.
Il decollo finale della nuova proposta
politica deve molto alla protervia con la quale il Pd di Matteo Renzi ha
imposto una indifendibile legge elettorale. Questa forzatura politica
ed istituzionale ha pubblicamente sancito la tacita alleanza
parlamentare del Pd con la destra dell’impresentabile Verdini, e
provocato la rottura motivata del presidente del Senato Pietro Grasso,
regalando alla nuova formazione di sinistra la possibilità di un leader
di peso (o almeno di rango) e tutto meno che divisivo.
LA
DRAMMATICA DECISIONE di Grasso ha portato i gravi difetti della legge
elettorale all’attenzione di tutti. Un marchingegno cinicamente
congegnato per mantenere il potere nelle mani dei capi partito, privando
gli elettori non solo del potere di scelta, ma anche di una effettiva
rappresentanza. Agli alti principi e alla sovranità del popolo non
badava proprio nessuno.
È per questo motivo che il modo in cui si
formeranno le liste elettorali del futuro soggetto politico è una
questione tutto meno che secondaria, e sicuramente di pari importanza al
suo programma elettorale. E questo è il secondo punto che mi preme di
sottolineare.
IL PERCORSO DA AVVIARE dopo il 2 dicembre dovrà
costituire la rappresentazione concreta del rigetto dei principi guida
del cosiddetto Rosatellum: è una legge fatta per consegnare il potere di
scelta dei candidati ai segretari dei partiti? Scegliamoli invece «con
metodo democratico», come recita la Costituzione. E’ stata abbandonata
la parità di genere? Assicuriamola davvero per i componenti della nuova
lista. E’ consentito l’obbrobrio delle pluricandidature, permettendo ai
capilista di esercitare un potere feudale di prima scelta? La nuova
lista le bandirà.
Solo così si potranno smentire le rabbiose
accuse lanciate nel giorno della rinuncia da un Montanari più che
deluso, che, di fatto, sfida i proponenti dell’assemblea del 2 dicembre a
dimostrare che quell’appuntamento non sarà, come ha detto, «un teatro
che copre l’obiettivo reale: rieleggere la fetta più grande possibile
degli attuali gruppi parlamentari». Se, come me lo auguro, Montanari ha
torto, bisognerà dimostrarglielo, e, ciò facendo, sperare di recuperare
un bel po’ di delusi come lui nel paese.
Ma se per disgrazia quel
gruppo di parlamentari uscenti che si sono ritrovati intorno alla nuova
proposta per un futuro soggetto politico di sinistra pensano davvero di
allestire una zatterella di salvataggio personale, temo che potrebbero
fare la stessa triste fine dei 147 passeggeri della famosa zattera della
Medusa (di cui si salvarono solo in 15), con buona pace delle speranze
nostre e loro.