il manifesto 22.11.17
Il sindaco Pd sfila con Casapound contro «l’invasione» di 37 profughi
di Mario Di Vito
SPINETOLI
(ASCOLI PICENO) Il sindaco del Pd in marcia con Casapound e Lega Nord.
Succede a Spinetoli, cittadina di settemila abitanti in provincia di
Ascoli Piceno, con i cittadini allarmati dal paventato arrivo di
trentasette richiedenti asilo da alloggiare in un Centro di accoglienza
straordinaria. Sono settimane che nel paese si discute, e qualcuno ha
alzato il livello del dibattito a livelli apocalittici, tra volantini in
cui si parla senza mezzi termini di «invasione» o di «quaranta profughi
pronti a insidiare i nostri figli davanti alle scuole». La
giustificazione finale è che Spinetoli già accoglie 22 migranti e non ne
vuole altri, anche se la cooperativa che vorrebbe aprire il Cas ha
vinto un regolare bando della Prefettura e ha tutte le carte in regola.
Domenica
sera, alla fiaccolata «contro il business dell’immigrazione», Luciani
più che un sindaco di centrosinistra sembrava un militante di estrema
destra: «L’amministrazione è contraria a questa accoglienza di massa»,
arrivando poi a definire i 37 ragazzi da accogliere come «un numero
enorme».
La sua idea, per cercare di mediare, era quella di
aderire allo Sprar – cioè alla prima accoglienza, programmata e
stabilita direttamente dal ministero degli Interni su base triennale –
ma anche questa ipotesi non sembra aver soddisfatto la piazza di
Spinetoli, fomentata dal pronto intervento di Casapound e della Lega
Nord, come al solito abilissimi ad appiccare il fuoco dell’indignazione
più razzista.
Così, nel silenzio assordante dei vertici locali del
partito, Luciani si è ritrovato a manifestare nelle vie del suo paese
insieme ad altre trecento persone, tra grida contro la «falsa
accoglienza», contro «l’immigrazione di massa», contro la presunta
invasione, fino ad arrivare al classico complottista della «sostituzione
etnica», pure evocata dai manifestanti.
Ma non basta, il sindaco
esce da questa storia anche umiliato sul piano politico: il suo
intervento è stato boicottato dalla delegazione di Casapound, che se n’è
andata lanciando accuse sulla eventuale futura apertura a Spinetoli di
uno Sprar, definito «compromesso che apre le porte a un’invasione
programmata con soldi pubblici». È un copione già visto in scena varie
volte: arrivano i migranti, le perplessità vengono montate fino a farle
diventare isteria collettiva, nasce un comitato «apolitico e apartitico»
che magicamente finisce nelle mani dell’estrema destra. È così che, in
questo caso, se Luciani non ha potuto prendere le distanze dai
neofascisti, Casapound ha avuto gioco facile nel prendere le distanze
dal sindaco. E il disastro è servito.
Tra la paura di non riuscire
a gestire una piazza calda e il disperato tentativo di raccattare ogni
voto possibile anche a destra, Luciani si è lanciato nelle terre del
gentismo più esasperato, cedendo di fatto alla propaganda che Casapound e
Lega sono riusciti a portare a Spinetoli, paese peraltro da sempre in
mano al centrosinistra. L’istantanea del sindaco alla marcia xenofoba è
la testimonianza di una tensione che tra i democrat nessuno sembra in
grado di controllare, tanto è il terrore di finire al centro di una
campagna di delegittimazione che spesso e volentieri si è dimostrata
efficacissima. D’altra parte, non sono pochi gli esponenti del Pd che
sull’immigrazione si ritrovano sulle stesse posizioni di un Matteo
Salvini qualunque perché «la base la pensa come lui». Non è dato sapere
quanto tutto ciò sia vero, intanto pur riuscire a tenere per sé qualche
granello di un potere che sta scivolando via velocemente, con Lega e
Casapound si può scendere in piazza. Dimmi con chi vai e ti dirò chi
sei.