il manifesto 1.11.17
Caro Tomaso, ecco perché Grasso è un programma vivente
di Arturo Scotto
Possiamo
dire senza esitazioni che siamo alle battute finali di una discussione
sulla sinistra e sul suo futuro. Recentemente mi sono apparsi di
particolare interesse l’articolo di Stefano Fassina pubblicato sul
manifesto qualche giorno fa e l’intervista a Nichi Vendola
sull’Huffington post sul significativo gesto del presidente Grasso e la
risposta di Tomaso Montanari. Vista dalla Sicilia, dove sono impegnato
per la bella e entusiasmante campagna elettorale di Claudio Fava e dei
militanti di tutta la sinistra, per certi aspetti la questione mi appare
sotto una più semplice lettura.
Qui sta vivendo un’esperienza che
lascerà il segno, e pianterà un seme duraturo nel tempo. Ha ragione
Stefano quando teme il ripetersi di un’esperienza come quella della
Lista Arcobaleno, accrocco di sigle senza un’anima. Eppure quello non fu
l’unico limite di quella esperienza, che vissi in prima persona: quella
lista non fece i conti con la crisi reale del paese nell’illusione che
bastasse dichiararsi di sinistra per rappresentarne le domande.
Oggi
la situazione è diversa. Il magma che sta crescendo sotto i nostri
piedi, sotto i piedi della sinistra, ci costringe a fare i conti con la
realtà: ogni scelta finora compiuta ne porta il segno, più ancora della
volontà dei singoli che pure ha contato. La nascita di Mdp, la rottura
della maggioranza sulla politica economica e sulla democrazia, una
domanda di partecipazione e di senso che in giro per l’Italia sale in
maniera capillare, non ci parlano di un accrocco, ma della carne viva
del paese.
Il timore di un approccio verticistico nella
costruzione della lista – che richiama invece Stefano – lo comprendo. È
il mio stesso timore. Nel tempo dato, poco, avremo bisogno di offrire
momenti di costituzione democratica di una nuova soggettività. Non si
tratterà di cedere sovranità a una “cosa” più grande: ma provare a
invertire l’ordine stesso della nostra sovranità. Come avvenuto in
Sicilia, dove sono maturati autonomi orientamenti, il territorio spesso è
più avanti del centro. Oggi è la nostra più grande ricchezza, non
raccoglierne i frutti nel processo costituente che si apre sarebbe
fatale. Bisogna farlo contare.
Non c’è nessun leader da
incoronare, non si pensa prima al tetto e poi alle fondamenta. C’è
invece l’ovvia constatazione – come nei fatti spiega bene Nichi Vendola –
che il gesto delpresidente del Senato è parte del magma di cui prima
scrivevo. E c’è l’altrettanto ovvia constatazione che la lunga
esperienza di lotta alla mafia e il profilo di assoluto rigore
istituzionale, incarnati nella figura del presidente, saranno fattori
costituenti della nostra soggettività, al di là persino delle sue scelte
personali. Dunque, da questo punto di vista «un programma vivente».
Tomaso Montanari, nello specifico, rischia di fare un errore di
valutazione serio: non c’è più nessuna rotta da invertire. È già stata
invertita, e le conseguenze derivate dallo strappo sulla legge
elettorale ne sono uno dei tanti esempi, forse tra i più significativi.
Ci sono gesti che hanno un valore evocativo più forte di mille convegni.
Le dimissioni dal Pd di Grasso sono un gesto evocativo che muove le
cose. Adesso bisogna solo iniziare a correre.
*deputato Mdp