il manifesto 18.11.17
Riina, un capo militare sconfitto su tutti i fronti
di Giuseppe Di Lello
L’epitaffio,
provvisoriamente in forma orale e con qualche anno di anticipo, lo
aveva dettato uno dei suoi rampolli a piede libero durante la memorabile
intervista a Porta a Porta.
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Senza
timore di sbagliare, suonava pressappoco così: padre e marito
esemplare, tutto casa e lavoro, lascia alla famiglia una eredità di
valori.
Ora si spera che un attento responsabile dei servizi cimiteriali impedisca di trasferirlo sulla lapide marmorea.
Totò Riina se ne va come capo militare sconfitto su tutti i fronti.
Dopo aver seminato per decenni terrore e morte nella certezza di una impunità che credeva garantita e senza fine.
Faceva
leva sull’indifferenza dolosa di una classe di governo cui la mafia
serviva per il controllo politico ed economico del territorio, con la
giustificazione farlocca del pericolo comunista.
Ai primi cenni di
rivolta morale del paese e di un conseguente necessitato impegno
repressivo dello stato, alzava il tiro con le stragi ottenendo però
l’effetto opposto: oggi quasi tutti i latitanti sono stati catturati e
spediti all’ergastolo, le norme sulla confisca dei beni sono state
rafforzate, il 41 bis è stato «stabilizzato» e pensare alla tanto
sognata revisione dei processi di mafia fa semplicemente ridere.
Cosa
succederà dopo la scomparsa del capo dei capi è difficile dire anche
perché nelle logiche criminali non c’è la razionalità delle persone
normali: basti pensare, come si è detto, al disegno stragista e alle sue
conseguenze.
È intuibile che Cosa nostra sia in grande
difficoltà, i mafiosi scarcerati per fine pena vengono subito arrestati
non appena tornano ai loro affari criminali, mentre si susseguono senza
sosta i sequestri di beni.
Certo, la mafia non è stata ancora totalmente sconfitta.
Quel
blocco politico-affaristico una volta cementato e protetto dalla
potenza mafiosa ora andrebbe analizzato senza farsi fuorviare dalla
presenza totalizzante della componente mafiosa che, invece, non sembra
essere più indispensabile.
Riina muore proprio nel momento in cui
la Regione ripassa a destra e al berlusconismo ma oggi nessuna persona
in buona fede potrebbe sostenere che sia stata la mafia a favorire
questo cambiamento.
In Sicilia cresce la disperazione sociale, la
destra si rafforza mentre la mafia si indebolisce e la sinistra diventa
irrilevante.
Non c’era bisogno di attendere la morte di Riina per
capire che molto è cambiato e che in tema di mafia le analisi di un
tempo sono usurate.