sabato 18 novembre 2017

il manifesto 18.11.17
Le ragioni di una mostra
la mostra. "7 artisti con Gramsci a San Vittore" alla Fondazione Corrente di Milano
Ernesto Treccani "Profilo" litografia 1977
Fabio Francione

La cura della nuova edizione degli scritti teatrali di Gramsci,Il teatro lancia bombe nel cervello. Articoli critiche recensioni 1915-1920, ha consentito di rendere “spettacolare” e “pedagogica” la sua carcerazione a San Vittore, iniziata il 7 febbraio del 1927.
Si ricorda che tredici mesi dopo quella data, Gramsci fu trasferito a Roma per il Processo che cominciò a celebrarsi il 28 maggio 1928. Da lì è cominciata la detenzione che portò il filosofo e uomo politico sardo alla morte, avvenuta il 27 aprile del 1937.
Nella doppia ricorrenza degli ottant’anni della scomparsa e dei novanta dall’ingresso di Gramsci nel carcere milanese, il progetto GRAMSCI A SAN VITTORE elaborato da chi scrive con la collaborazione della Fondazione Corrente ha sviluppato, oltre alla pubblicazione delle “cronache teatrali” e ad una lettura da parte di studenti e della popolazione carceraria delle lettere che Gramsci indirizzò da Milano ai propri congiunti, anche un format espositivo ispirato alla mostra del 1977 “7 artisti per Gramsci”, allestita nella casa di Ghilarza in ricorrenza del 40° anniversario della morte e a compimento delle diverse manifestazioni che ebbero luogo a Cagliari, ad Ales, e per l’appunto a Ghilarza.
Gli artisti che scelsero “Gramsci – la sua figura, la sua vita, la sua terra – come soggetto della loro ispirazione” erano: Ernesto Treccani, Gabriele Mucchi, Giuseppe Migneco, Tono Zancanaro, Ugo Caruso, Aligi Sassu, Piero Leddi.
La maggior parte di loro gravitanti o provenienti dal movimento Corrente. Innanzitutto di quell’evento è stato recuperato dall’archivio dell’AAMOD un documentario girato da Massimo Mida. Un ulteriore passaggio è stata la scelta logica di estrarre da quel lontano repertorio le opere di Treccani e di Leddi; purtroppo di Migneco non è stato possibile risalire all’attuale collocazione di quel lavoro, ma agevolati dalla prima antologia delle opere 1938- 1943 allestita a vent’anni dalla morte proprio negli spazi della Fondazione Corrente è stata estratta la stampa a colori “Una speranza per la vita” (1970/1979).
A questo punto per completare il numero di sette è stato chiesto a quattro artisti, fornendo loro le lettere milanese di Gramsci, di interpretare liberamente secondo la propria poetica il periodo carcerario a San Vittore. Ad essere invitati sono stati: Gabriella Benedini, Velasco Vitali, Matteo Negri ed Emanuele Gregolin. Ognuno di loro ha poi fornito una giustificazione metodologica del lavoro prodotto. Per Leddi e Treccani sono stati riportati gli scritti offerti nelle cartelle originali del 1977, mentre per Migneco è stato proposto uno stralcio di un appunto inedito molto simile ad un ricordo d’infanziadi Gramsci, che trascritto e confrontato dà l’esatta misura di un comune sentire tra il pensatore sardo e il pittore siciliano:”
A Santu Lussurgiu dove ho fatto le tre ultime classi del Ginnasio, domandai al professore di storia naturale (che veramente era un vecchio ingegnere del luogo) come si chiamasse in italiano lo scurzone.
Egli rise e mi disse che era un animale immaginario, l’aspide o il basilisco, e che non conosceva nessun animale come quello che io descrivevo. I ragazzi di Santu Lussurgiu spiegarono che nel loro paese scurzone era appunto il basilisco, e che l’animale da me descritto si chiamava coloru (coluber latino), mentre la biscia si chiamava colora al femminile, ma il professore disse che erano tutte superstizioni da contadini e che le biscie con le zampe non esistono (dalla Lettera a Tania del 2 giugno 1930).
Infine, un ultimo cenno allestimento, ideato da Deianira Amico, che ricrea e delimita lo spazio di visione dei lavori ad un poligono ad “elle” che ricorda la struttura di una cella.