il manifesto 18.11.17
Come riprendere il percorso virtuoso del Brancaccio
Rocco
Albanese, Marco Barbieri, Piero Bevilacqua, Sandra Bonsanti, Stefano
Brugnara, Alberto Campailla, Anna Caputo, Luciana Castellina, Sergio
Cofferati, Massimo Cortesi, Andrea Costa, Vezio De Lucia, Luigi
Ferrajoli, Daniele Lorenzi, Giorgio Marasà, Federico Martelloni, Walter
Massa, Filippo Miraglia, Andrea Ranieri, Bia Sarasini, Salvatore Settis,
Francesco Silos Labini, Domenico Rizzi
Il brusco
arresto del percorso avviato lo scorso 18 giugno al teatro Brancaccio da
Anna Falcone e Tomaso Montanari è una brutta notizia per la sinistra e
per il Paese. L’idea di introdurre un’iniezione di rinnovamento e di
partecipazione dal basso, della società civile più o meno organizzata,
insieme ai partiti alla sinistra del Pd e non contro di loro, in una
stagione segnata dall’antipolitica e da una forte disillusione,
rappresenta una delle poche novità positive del dibattito politico in
corso.
Le soluzioni che oggi sono in campo, senza un quadro di
riferimento che vada oltre i partiti, e con i leader delle formazioni
della sinistra che sottoscrivono un accordo e incoronano un capo
autorevole, rischia di essere un deja vu al quale non possiamo e non
vogliamo rassegnarci.
Le 100 piazze del Brancaccio hanno suscitato
in migliaia di persone una grande aspettativa e la speranza che
finalmente la sinistra diffusa, sotto scacco in questo Paese dove
l’egemonia della destra è sempre più evidente, potesse rialzare la testa
e mettere in campo una alternativa credibile ed efficace. Questo
significa confermare sì il ruolo dei partiti, riconosciuto dalla nostra
Costituzione, provando però a percorrere strade nuove caratterizzate da
un forte rinnovamento, sia programmatico sia di metodo.
L’assemblea
del 2 dicembre, presentandosi – al di la delle intenzioni dei promotori
– come la ratifica di una scelta interna al “tavolo dei partiti”,
certamente legittima, ma che ripropone riti noti, e rischia di tradursi
in un arretramento rispetto al percorso aperto ed inclusivo che si stava
profilando, mentre vi è oggi la necessità e l’opportunità di produrre
uno scarto in avanti che ci allontani dall’esperienza della Sinistra
Arcobaleno e dei più recenti insuccessi.
Un’altra disfatta o un
risultato semplicemente consolatorio per i partiti a sinistra del Pd
sarebbe un disastro, politico e culturale.
La povertà sempre più
diffusa, il disagio sociale nelle mille periferie del Paese, il
populismo e il neo fascismo crescenti, non consentono a nessuno di
rimanere a guardare. C’è la necessità di far ripartire il percorso messo
in moto con l’assemblea del Brancaccio, confidando nel fatto che le
formazioni politiche che hanno promosso l’assemblea del 2 dicembre diano
un segnale di apertura concreto, a partire dalla ridefinizione degli
appuntamenti già previsti e fissando le tappe successive in un percorso
realmente comune e trasparente. Solo così si potrà dimostrare la reale
apertura ai cittadini e a quella “maggioranza invisibile” del Paese che
non vota più e dal cui reale coinvolgimento – come già ribadito da più
parti – dipendono la credibilità dell’appello dei partiti e il successo
elettorale di una qualsiasi lista futura.
Per questo facciamo
appello innanzitutto a Tomaso e Anna, a coloro che hanno condiviso quel
percorso, ai partiti della sinistra alternativa a questo governo,
inclusi quelli che non stanno nel percorso del 2 dicembre, e a tutte
quelle persone che credono che la sinistra possa svolgere un ruolo in
questo Paese e in Europa, a rivederci per costruire le condizioni per
una assemblea nazionale della sinistra unita, alternativa e
profondamente rinnovata, realmente aperta ai cittadini e a quanti si
riconoscano nel progetto.
Rocco Albanese, Marco Barbieri, Piero
Bevilacqua, Sandra Bonsanti, Stefano Brugnara, Alberto Campailla, Anna
Caputo, Luciana Castellina, Sergio Cofferati, Massimo Cortesi, Andrea
Costa, Vezio De Lucia, Luigi Ferrajoli, Daniele Lorenzi, Giorgio Marasà,
Federico Martelloni, Walter Massa, Filippo Miraglia, Andrea Ranieri,
Bia Sarasini, Salvatore Settis, Francesco Silos Labini, Domenico Rizzi