il manifesto 16.11.17
«Si sapeva che la Libia non rispetta i diritti umani»
Migranti. Minniti tira dritto nonostante l’Onu: «Tripoli non ha firmato la Convenzione di Ginevra»
di Adriana Pollice
L’Alto
commissario Onu per i diritti umani martedì ha definito «disumana» la
collaborazione tra Ue e Libia per fermare il flusso di migranti,
mettendo sotto accusa soprattutto l’Italia e il suo appoggio alla
Guardia costiera libica, attrezzata e sovvenzionata per riportare i
migranti nei campi di prigionia. Il Viminale è rimasto in silenzio, la
replica è arrivata ieri dal ministro dell’Interno, Marco Minniti.
Dall’artefice degli accordi con Tripoli e con le milizie nessun passo
indietro, visto anche il sostegno ottenuto dal segretario Pd, Matteo
Renzi. «Il rispetto dei diritti umani in Libia non è questione di oggi –
ha spiegato Minniti durante il question time alla Camera -, il paese
non ha mai firmato la convenzione di Ginevra. Si tratta per noi di una
questione irrinunciabile, su questo l’Italia sente l’assillo di agire».
L’Onu
accusa l’Ue di non aver mosso un dito per difendere chi subisce le
violenze dei trafficanti e poi di chi gestisce i campi di prigionia. Il
ministro tira dritto: «Se oggi l’Unhcr ha potuto visitare 28 dei 29
centri di accoglienza presenti in Libia, individuando oltre mille
soggetti a cui potrà essere riconosciuta la protezione internazionale,
se l’Oim ha portato a termine dalla Libia oltre 9.353 rimpatri volontari
assistiti, se c’è un piano italiano di aiuti ai sindaci libici, se
stiamo procedendo a un bando per l’attività delle Ong in territorio
libico, se i ministri dell’Interno dell’Europa e dell’Africa
settentrionale hanno firmato un documento di impegni sui diritti dei
migranti, lo si deve all’impegno del nostro paese e dell’Europa».
L’Onu
chiede la cancellazione del reato di clandestinità, Minniti è prudente:
«Per sconfiggere il traffico di essere umani bisogna aprire corridoi
umanitari, con ingressi legali concordati con i paesi di provenienza».
Ma sulla gestione delle frontiere punta sull’Agenzia Frontex in versione
potenziata: «Si è proposto che il piano operativo 2018 abbia a oggetto
la gestione complessiva dei flussi migratori del Mediterraneo, dal
soccorso in mare sino al rimpatrio di coloro che non hanno diritto a
permanere nel territorio europeo». E sul tema Minniti mostra i muscoli:
nel 2017 sono stati rintracciati in Italia 39.634 migranti irregolari,
più 15% rispetto al 2016, ne sono stati allontanati (tra rimpatri e
riammissioni nei paesi d’origine) 17.405 (più 15,4%); sono stati espulsi
in 93 (più 40%). Quanto ai Centri per i rimpatri, ne sono attivi 5,
entro fine anno ne aprirà un sesto e «sono state già individuate altre 5
strutture».
Sulle responsabilità della Guardia costiera libica
nessun accenno, tranne una salomonica dichiarazione sul naufragio del 6
novembre, costato la vita a 50 naufraghi perché la marina di Tripoli si
rifiutò di cooperare con la Ong Sea Watch: «Le ricostruzioni dei fatti
appaiono divergenti». Infine, sull’accusa di aver provocato morti in
mare grazie all’allontanamento delle Ong per lasciare la gestione delle
coste alla marina libica, il ministro squaderna i numeri: «L’Oim attesta
che, dall’inizio dell’anno, risultano disperse 2.749 persone a fronte
delle 3.793 del 2016. Tuttavia anche una sola morte è per noi
inaccettabile».
La replica arriva dal deputato di Mdp, Arturo
Scotto: «Serve un tagliando sulla missione che noi abbiamo sottoscritto
con Tripoli, fin quando non sarà firmata la convenzione di Ginevra». Si
fa sentire anche Emma Bonino, molto critica rispetto alle posizione di
Minniti e Renzi sui migranti: «Bisogna aprire canali legali per
l’accesso in Europa togliendo il reato di clandestinità e convincendo il
governo della Libia ad approvare le convenzioni sui rifugiati».