il manifesto 15.11.17
Italia-Europa, il disumano che è in noi
di Tommaso Di Francesco
«È
disumana» la politica dell’Unione europea di assistere le autorità
libiche nell’intercettare i migranti nel Mediterraneo e riconsegnarli
nelle «terrificanti prigioni: lo denuncia l’Alto commissario ‘Onu per i
diritti umani Zeid Raad Al Hussein che accusa: «La sofferenza dei
migranti detenuti in Libia è un oltraggio alla coscienza dell’umanità»,
ricordando che «gli osservatori dell’Onu in Libia sono rimasti scioccati
da ciò che hanno visto: migliaia di uomini denutriti e traumatizzati,
donne e bambini ammassati gli uni sugli altri, rinchiusi dentro
capannoni senza la possibilità di accedere ai servizi più basilari».
L’accusa finale è «di non aver fatto nulla per ridurre gli abusi
perpetrati sui migranti».
La durissima condanna delle Nazioni
unite riguarda in primo luogo l’Italia, le politiche di accoglienza del
governo Gentiloni e in particolare dell’emergente ministro degli interni
Marco Minniti, promotore e capofila del sistema di «riconsegne» alle
cosiddette «autorità libiche» dei migranti intercettati in Mediterraneo.
Dove,
in questi giorni, è ripresa la tragedia dei morti annegati, con la
battaglia navale delle guardie libiche per strappare i disperati alle
ormai poche navi di soccorso delle Ong. Dopo che contro le Ong è stata
scatenata per tutta l’estate una campagna di colpevolizzazione, indagini
della magistratura, operazioni dei servizi segreti e indegne campagne
giornalistiche.
Tutti impegnati a sostenere il governo nel
tentativo di cancellare la disperazione dei migranti. Il misfatto delle
morti a mare non si deve, che importa se allora muoiono nei deserti o
nelle prigioni libiche? Proprio quello «stile coloniale italiano», quel
Codice Minniti, era stato apprezzato a fine agosto scorso dal vertice di
Parigi dei quattro paesi decisivi dell’Unione europea, Germania,
Francia, Spagna ed Italia con tanto di partecipazione dell’Alto
rappresentante della politica estera Mogherini. Insomma, non è che l’Ue
non ha fatto nulla per ridurre gli abusi, li ha semplicemente
autorizzati. Tutti in campo ad appoggiare l’Italia, incapaci per parte
loro di provvedere altrimenti con una ripartizione equa degli arrivi dei
profughi. E con una pervicacia dal sapore elettorale volta a dimostrare
ad ogni costo alle rispettive opinioni pubbliche il comune intento a
contenere, il più possibile lontano dalla coscienza europea ed
occidentale, il fenomeno epocale delle migrazioni dei rifugiati da
guerre e persecuzioni e da miseria. Nell’occasione del summit della Ue,
ci fu una perfidia in più: per bocca di Angela Merkel venne ribadita la
nefasta distinzione nell’accoglienza negandola ai cosiddetti «migranti
economici», relegati in un doppio inferno.
E Mogherini (Mister
Pesc) spiegò che non era necessario promettere un piano Marshall per
l’Africa, «già spendiamo – disse – 20 miliardi di euro, in aiuto allo
sviluppo, alla cooperazione, in partenariati commerciali…». Per un
continente ricchissimo come l’Africa, nel quale siamo impegnati nel
commercio di armi e in tante guerre, e del quale ogni giorno rapiniamo
risorse petrolifere, minerarie e terre? Da quel summit europeo – per il
quale l’Italia «aveva salvato l’onore dell’Europa» -, le cui decisioni
vengono giudicate ora «inumane» dall’Onu, nacque anche la proposta di
aprire centri di identificazione in Africa, con tanto di chiamata di
correo dello stesso Unhcr che ora, invece, accusa l’operazione di
«oltraggio all’umanità». Lì l’Europa si convinse che la sua frontiera a
sud – Minniti ce l’ha ripetuto alla noia – doveva diventare il Niger,
con il Ciad e il Mali. Senza chiedersi intanto che fine avrebbe fatto
subito quel milione di profughi che da molti mesi è rimasto intrappolato
in Libia.
Tranquilli. Ha ripetuto il governo Minniti-Gentiloni,
ci penseranno le «autorità libiche». Ma quali? Le tante che esistono, i
signori della guerra, i «sindaci» eletti da nessuno, la guardia
«costiera libica»? Tutte formule che riconvertono a ruolo e a libro
paga, dopo le devastazioni della guerra Nato a Gheddafi, centinaia di
milizie armate spesso legate al jihadismo estremo. Oppure con le forze
militari che Macron metterà a disposizione in Niger e Ciad.
Ma
qual è alla fine la spiegazione di tanto «oltraggio alla coscienza
dell’umanità», come l’Onu definisce le responsabilità dell’Ue? Il
ministro Minniti lo ha ripetuto: «Se non avessimo fatto questo in Libia
c’era da temere per la tenuta democratica del Paese». Quindi
trasformando in lager buona parte del continente africano «per la
democrazia»? Cioè assumendo la politica della paura, con l’occhio
attento ai sondaggi elettorali, e finanziando milizie mafiose, come
hanno rivelato importanti e veridici reportage della stampa
internazionale. Agghiacciante quello di ieri della Cnn che ha mostrato
come nei centri di detenzione libici vengano allestite aste di
profughi-schiavi. Poteva mai essere «per la democrazia» una tale
vergognosa decisione? E infatti ora le Nazioni unite, scioccate, la
definiscono per quello che è: un «oltraggio alla coscienza
dell’umanità».