il manifesto 15.11.17
Tavolo pensioni, la Cgil prepara già la piazza il 2 dicembre
Anche
contro la Manovra. Il direttivo chiama alla «mobilitazione»: dal
governo niente su giovani e donne. Landini: serve un decreto per
bloccare l’età. La Cisl: trattare fino all’ultimo, serve un accordo. La
Uil: valutare la via parlamentare
Una manifestazione della Cgil a piazza San Giovanni a Roma
di Massimo Franchi
C’è
già la data per la mobilitazione sulle pensioni (e contro la manovra). È
sabato 2 dicembre. A meno di un assai improbabile ravvedimento totale
del governo, la Cgil ha scelto la via della manifestazione nazionale a
Roma.
IL DIRETTIVO DI LUNEDÌ SERA – in contemporanea con la
partita della nazionale – dopo l’illustrazione dello stato della
trattativa da parte di Susanna Camusso, ha dato mandato alla segreteria
«a decidere tutte le iniziative di mobilitazione nazionale utili». La
linea del parlamentino Cgil è chiara e univoca – solo tre voti contrari
da parte della Rete – e fa perno sull’impietoso confronto fra la
piattaforma unitaria sulle pensioni di Cgil, Cisl e Uil o gli accordi
già previsti per la Fase 2, da una parte, e i risultati sbandierati dal
governo nell’ultimo incontro. A parte il conto economico delle misure
previste – il governo parla di 300 milioni, l’anno scorso la manovra ne
stanziava (a detta dei renziani) 7 miliardi – è la completa assenza di
capitoli interi a testimoniare la pochezza dei provvedimenti: niente
pensioni di garanzia per i giovani. briciole per il lavoro di cura delle
donne, niente in termini di flessibilità in uscita.
ANCHE SUL
TEMA DELLE 15 categorie di lavori gravosi a cui non si applicherà lo
scatto di 5 mesi a 67 anni di età pensionabile, Susanna Camusso ieri ha
sottolineato: «Sono 50 mila le persone che per vecchiaia vanno in
pensione ogni anno. Il governo dice che si parla del 10 per cento di
quella platea e quindi stiamo parlando di soli 5 mila».
ECCO
ALLORA CHE la richiesta della Cgil al governo è molto decisa: «Ci vuole
un decreto per bloccare il meccanismo dell’innalzamento. Farsi prendere
in giro non serve. Un conto è dire che c’è il blocco e non va avanti
nulla, un’altra è dire che dal 2019 l’età aumenta ma nel frattempo
discutiamo», spiegava ieri Maurizio Landini.
POSIZIONI CHE LA
DICONO lunga su quanto si creda alla possibilità di un accordo
nell’incontro definitivo convocato sabato mattina a palazzo Chigi.
Al
parlamentino della Cgil però si è discusso – in primis lo ha fatto il
segretario dei pensionati Spi Cgil Ivan Pedretti – anche di come evitare
di rompere l’unità confederale faticosamente ricostruita in questi
anni. L’ipotesi è quella di evitare di firmare il documento del governo e
di lasciare al governo stesso presentare l’emendamento alla manovra con
le – poche – migliorie uscite dalla trattativa lampo con i sindacati.
UNA
POSSIBILITÀ che viene tenuta in considerazione anche da Cisl e Uil,
seppur con valutazioni differenti. L’unità è infatti quotidianamente
dimostrata sul territorio dove in varie fabbriche si tengono – lunedì
alla Whirpool di Cassinetta (Varese) dove ha partecipato il segretario
generale Uilm Rocco Palombella – sciopero unitari sulle pensioni.
IERI
ENTRAMBE le confederazioni hanno tenuto i loro esecutivi. La Cisl ha
risposto direttamente alla Cgil dando mandato ad Annamaria Furlan di
«portare fino in fondo il negoziato», di «non disperdere i contenuti
sino a oggi realizzati», affinché non si arrivi a scelte che rendano
irrilevante la funzione sociale del sindacato». In pratica il
ragionamento è: una volta che finalmente ci convocano a palazzo Chigi
portiamo a casa un accordo.
LA UIL INVECE ha una posizione
mediana. Chiede esplicitamente al governo «interventi per le pensioni
dei giovani soggetti a lavori discontinui» e «la proroga dell’Ape
sociale al 2019, oltre all’ampliamento delle categorie dell’Ape sociale
per il 2018» e si differenzia dalla Cisl soprattutto per la prospettiva
di usare «il confronto con le forze parlamentari» come grimaldello per
ottenere il congelamento dello scatto d’età pensionabile come da
emendamenti promessi da tutte le forze politiche, Pd compreso. E
continua a parlare di «mobilitazione a sostegno delle rivendicazioni
sindacali unitarie». Ma ad oggi immaginarsi una manifestazione unitaria
il 2 dicembre è molto complesso. Quanto che il governo sabato sorprenda
tutti.